Patricia
di Patricia Mtungila
La prima volta che ho sentito il termine ICT4D (Tecnologie della Comunicazione e dell’Informazione per lo sviluppo) è stato a maggio 2014 durante la Terena Networking Conference a Dublino. Uno dei partecipanti aveva dichiarato di occuparsi di ICT4D e a me, che non ero certo una smanettona, era sembrata una “cosa da nerd“. All’epoca i discorsi legati alle ICT mi suonavano del tutto nuovi. Avevo appena iniziato a lavorare come responsabile della comunicazione per UbuntuNet Alliance, un’organizzazione locale che si occupa della gestione e utilizzo di reti di dati ad alta velocità. Il desiderio d’imparare il più possibile sul mio lavoro, sulle ICT e sul mondo di Internet è stato il motore che mi ha spinto a candidarmi per il corso Technological innovation for social change in the Global South, realizzato da ONG2.0. Così, quando a febbraio 2015 mi è stata offerta una borsa di studio, ho fatto i salti di gioia. Nonostante non avessi ben chiaro cosa avrebbe comportato seguire questo corso, ero sicura che fosse l’occasione giusta per approfondire la mia conoscenza delle ICT e crescere nel mio lavoro di responsabile della comunicazione per Allience.
Come per ogni impresa degna di questo nome, le sfide non hanno tardato a presentarsi. I miei colleghi mi avevano avvisato che la mia connessione in Malawi, lenta e poco affidabile, non mi avrebbe consentito di seguire i 5 mesi di formazione online previsti. Il mio sogno di diventare un’esperta in ICT4D rischiava di svanire come una nuvola nel cielo del Malawi. Ma io ho deciso di mettercela tutta e di seguire il corso a ogni costo.
Cinque mesi dopo, il 28 luglio 2015, Serena Carta, coordinatrice del corso, mi ha inviato il certificato. Sono sopraffatta dalla gratitudine e spero che non suoni scontato quando dico: grazie Ong 2.0. Grazie per avermi permesso di passare dall’ignorare il significato di ICT4D e dal non aver mai partecipato a un webinar a oggi che sono in grado d’individuare e valutare le esigenze d’innovazione della mia organizzazione e di realizzare un piano di lavoro per rendere il nostro intervento più efficiente. Io davvero mi chiedo se esista un altro corso in grado di fare tutto questo.
Non ho ancora la piena conoscenza di tutto ciò che è necessario sapere sulle tecnologie ma ho un’idea chiara di ciò che le organizzazioni non dovrebbero fare nello sviluppare progetti per promuovere l’agricoltura, la salute, la democrazia e l’apprendimento. Attraverso i diversi moduli teorici ho acquisito la capacità di progettare monitorare e valutare i progetti di sviluppo che integrano l’uso di diversi tipi di tecnologia come le radio, i telefoni cellulari, gli smartphone e le piattaforme internet come ComCare.
Grazie alle esercitazioni pratiche organizzate dagli esperti Paola Fava e Maurizio Bricola, ho sviluppato competenze pratiche di progettazione con le ICT. Sono stata molto ispirata dal vedere come questi innovatori siano riusciti a intervenire e rivoluzionare il settore della sanità pubblica nel mio Paese, trasformandola da trappola mortale a punto di riferimento per la regione per i settori di ehealth e mhealth. Oggi so che le ICT4D possono avere un impatto reale.
Scoprire come l’invio di SMS attraverso la piattaforma TextIT stia aiutando le future madri a ricordarsi di fare le visite preparto è entusiasmante. Sono molto colpita da come queste nuove tecnologie siano in grado di salvare le vite di molte donne e bambini in Malawi. Ne colgo a pieno l’importanza, in quanto purtroppo conosco personalmente molti casi di donne che sono morte di parto o a causa di complicazioni prevedibili insorte durante la gravidanza.
Dalla partecipazione a questo corso, posso affermare che le ICT sono una via per impegnarsi per lo sviluppo. Le organizzazione non dovrebbero quindi rifuggire queste tecnologie ma piuttosto sfruttarle e considerarle come un modo per accelerare i propri sforzi. Alle organizzazioni “assetate di tecnologia“, pronte a tutto pur di utilizzare l’ultimo ritrovato tecnologico, ricordo ciò che altri hanno già detto, ovvero che “le ICT non sono fini a se stesse“.
Quindi sia che si tratti di un progetto che implica l’utilizzo dei droni o della telefonia mobile, come quello di cui mi sto occupando ora, sono entusiasta e fiduciosa di sapere che son in grado di gestirlo al meglio e per il bene comune. Per me è stata una grande vittoria. Vorrei che fosse data la possibilità al maggior numero possibile di persone provenienti dai paesi in via di sviluppo di seguire al più presto questo corso.
Da parte mia non vedo l’ora di condividere il mio entusiasmo per questo tema, coinvolgendo la mia nazione, il Malawi, e tutta la regione africana nel cammino verso l’innovazione tecnologica e l’uso consapevole delle ICT.
Scritto da Patricia Mtungila. Traduzione di Viviana Brun.