Infografica | A scuola sul web, una guida al digital learning

Elearning, webinar, mooc, online training…con l’arrivo di internet e la diffusione della banda larga le opportunità di formazione a distanza si sono moltiplicate. In occasione della Giornata internazionale del digital learning, pubblichiamo una guida all’apprendimento digitale per capire come orientarsi tra le offerte online e individuare il programma più giusto per noi.

Testo di Donata Columbro (Master dei Talenti 2011) e infografica di Fabrizio Furchì

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Prima di internet

L’origine della formazione a distanza (Fad) risale alla fine del diciannovesimo secolo con i “corsi per corrispondenza” veicolati tramite i servizi postali. Gli studenti pagavano un pacchetto formativo che comprendeva materiale didattico da studiare e gli esercizi che venivano poi inviati al docente per la valutazione.Alcuni editori avevano saputo individuare i bisogni di una società in crescita, combinandoli con le nuove tecnologie dell’epoca, i servizi postali e la ferrovia, creando scuole per corrispondenza per lavoratori e persone “tagliate fuori dal sistema educativo” (Cantoni et all 2007, p. 80).

Con l’evoluzione tecnologica e l’avvento di radio e tv l’offerta formativa si evolve in senso multimediale. Arrivano i floppy disc e, alcuni anni dopo, i cd room: la formazione può servirsi finalmente di supporto digitale e il materiale didattico diventa interattivo. I programmi computer based training fanno la loro comparsa anche nelle università. La relazione tra studenti e docente rimane però asincrona e impersonale, come nei corsi per corrispondenza: lo studente scarica il materiale da studiare e approfondire, esegue degli esercizi e li consegna (o invia) al docente per la valutazione.

  Arriva il web, ma soprattutto la videoconferenza

Una novità viene introdotta dall’uso di tecnologie che permettono la video-conferenza: alla comunicazione uno-a-uno asincrona e bidirezionale, si aggiunge un tipo di comunicazione uno a molti (docente-classe) non differita e sincrona o oppure asincrona se gli studenti possono accedervi in qualsiasi momento.

Questa terza generazione di Fad è caratterizzata da programmi internet based training (ibt) e web based training (wbt).

Con la formazione asincrona le persone non sono necessariamente online nello stesso momento e non c’è interazione tra gli studenti. Ogni partecipante può utilizzare il materiale secondo la disponibilità dei suoi impegni e concordare con il docente le modalità di verifica dell’apprendimento.

Nel syncronous learning invece l’apprendimento avviene in tempo reale guidato da un docente o un tutor durante un evento online in cui tutti i partecipanti sono connessi allo stesso momento e comunicano direttamente tra di loro e con il docente. Se avete partecipato a uno dei webinar o dei corsi di VpS/Ong 2.0 questa modalità vi sarà familiare. In questo ambiente, descritto come una “classe virtuale”, l’istruttore mantiene il controllo della classe con l’opzione di interpellare i partecipanti. Nelle piattaforme disponibili per questo tipo di training i partecipanti possono usare una lavagna collettiva per lavorare insieme e condividere la conoscenza. L’interazione avviene via audio o video-conferenza.

La combinazione ideale è quella che unisce i vantaggi dell’open elearning e il collaborative learning, intesi come apprendimento collaborativo come condivisione di opinioni e saperi in aula. Con questo metodo la conoscenza emerge dal dialogo attivo, con la traduzione delle idee in parole”, tutti imparano da tutti, il singolo scompare mentre diventa parte di un collettivo (Orazi 2004, p. 28).

I MOOC E LE UNIVERSITA’ ONLINE

Il primo esempio di università aperta alla formazione a distanza per tutti gli studenti è stata la Open University inglese, nata nel 1969 con lo scopo di dare a tutti la possibilità di proseguire gli studi a vari livelli. Le open universities nascono negli anni Settanta in diversi paesi europei “per ampliare l’accesso alla formazione accademica e garantire flessibilità spaziale e temporale. Le modalità di erogazione si basavano inizialmente su trasmissione televisiva, in un secondo momento si sono diversificate attraverso scelte multicanale mediante l’uso di supporti multimediali e internet” (Masia e Morcellini 2009, p. 139). Secondo un’analisi dei profili degli iscritti, la maggioranza degli studenti sono lavoratori (tra il 70% e il 90%) mentre per il 10% si tratta di studenti residenti all’estero.

KHAN ACADEMY

Oggi l’istruzione “gratuita e accessibile a chiunque nel mondo”, come recita lo slogan della scuola online creata da Salman Khan, è su internet. Khan, con tre lauree al Mit e un master in economia a Harvard, sperimentò per la prima volta l’insegnamento a distanza in famiglia quando, nel 2004, ebbe necessità di dare ripetizioni alla cugina tredicenne che viveva dall’altra parte degli Stati Uniti. Iniziò a registrare per lei delle lezioni in video spiegando e usando Microsoft Paint come lavagna e quando la cugina gli disse che preferiva le lezioni registrate perché poteva rivederle più volte tornando sui punti più complicati, al professore venne l’idea che portò alla realizzazione del sito internet www.khanacademy.org. Nel 2009 fondò un’associazione non profit con una donazione da un investitore della Silicon Valley, seguita poi dal contributo della Bill&Melinda Gates Foundation e di Google con un milione e mezzo e due milioni di dollari, rispettivamente. L’interfaccia del sito è costruita in modo tale che gli insegnanti che vogliono usare il metodo Khan per i loro alunni possono controllare quanti minuti gli alunni hanno lavorato da casa. Per gli studenti l’interfaccia presenta anche dei badge “in stile videogioco”, con un “sistema di punti, distintivi, premi che stimolano la competizione.

Questo tipo di insegnamento ha un limite, che si ritrova anche in quello proposto da università online come Udacity: per ora funziona solo con corsi che riguardano principalmente materie scientifiche la cui conoscenza si può verificare tramite quiz. Sono escluse quindi le scienze sociali e letterarie, ma Khan prevede un futuro di peer review e un sistema di domande e risposta sul modello del social network Quora per un confronto continuo tra studenti e insegnanti di tutto il mondo.

UDACITY E COURSERA

Udacity è un’università online nata da un’idea di Sebastian Thrun, docente della Stanford University, alla quale chiunque può iscriversi gratuitamente. L’idea è quella di diffondere gratuitamente un modello di alta formazione accessibile in tutto il mondo. Oggi due terzi degli studenti di Udacity non vivono negli Stati Uniti. Oltre all’esperimento di Udacity, da segnalare anche Coursera, startup lanciata da Daphne Koller e Andrew Ng in collaborazione con le università della Ivy Legue. “I professori più intraprendenti sono ansiosi di mostrare i risultati delle loro ricerche o di fare lezione davanti a diecimila studenti”, scrive K. C. Redmon nell’articolo “Professori senza frontiere” pubblicato dalla rivista Internazionale il 7 settembre 2012. “Chi dirige le università, a sua volta, comincia a capire che andare online non danneggia l’immagine della sua istituzione, anzi, dimostra quanto sia avanzata, e quindi le permette di raccogliere più finanziamenti”. Spinte da questo nuovo settore di competizione, anche Harvard e il Mit hanno annunciato la loro università online, edX, finanziandola con 60 milioni di dollari.

Il modello economico di Udacity e Coursera per ora non garantisce una sostenibilità a lungo termine, i loro fondi arrivano da investitori ma nessuno dei siti “rende” in modo autonomo e i costi potrebbero aumentare. Per gli studenti frequentare le lezioni è gratis, così come gli esami e gli attestati. Per il futuro, Andrew Ng immagina che il sistema di valutazione degli studenti possa essere peer-to-peer, mentre Stanves afferma che “In questo momento l’insegnamento online è al livello dei viaggi aerei di 100 anni fa, nessuno ha ancora costruito il Concorde”.

ITUNES U 

Altre possibilità di frequentare corsi online sono offerte dalla piattaforma iTunes U, un’applicazione sviluppata e distribuita dall’azienda Apple. In realtà, rispetto alla Khan Academy e a Udacity, su iTunes U l’approccio è di tipo self-paced learning, in cui gli studenti seguono percorsi autonomi senza avere rapporti diretti né con l’ente (non c’è bisogno di iscrizione, se non quella all’Apple Store, che permette di scaricare l’applicazione iTunes U e i singoli corsi) né con il docente. Si tratta di video in diffusione webcast che sostituiscono la tecnica dei corsi in cd-rom. La differenza è che l’accesso è immediato e il prodotto che gli studenti ottengono è immateriale, poiché fruibile soltanto sulle piattaforme Apple.

In Italia le università che promuovono i propri corsi iTunes U sono otto, la prima è stata la Federico II di Napoli, raggiunta dall’Università Bocconi, dall’Università degli Studi di Modena, di Pisa, di Padova e di Trieste e dall’Università degli studi della Tuscia e dell’Insubria.

Simile all’idea di iTunes U è la piattaforma ed-ted.com, parte dell’iniziativa internazionale TED, idee che valgono la pena di essere condivise, dove vengono diffusi video tutorial che nascono da una collaborazione tra insegnanti e illustratori creativi. La ed-ted raccoglie infatti le migliori “lezioni che valgono la pena di esser condivise” e utilizzate liberamente da altri insegnanti, educatori, organizzazioni.

1 commento
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