Blockchain: la vera frontiera della cooperazione in rete
Due cose molto importanti stanno succedendo in questi tempi nel mondo digitale: la sharing economy in tutte le sue declinazioni (car sharing, coworking, scambio di beni e servizi, crowfunding, fino alle piattaforme finanziarie…) sta attirando sempre più l’attenzione dei legislatori, tanto che a fine gennaio 2016 è stato presentato il primo disegno di legge in Italia sull’Economia di condivisione. Allo stesso tempo, però, l’evoluzione del web è già andata oltre con formule totalmente decentralizzate basate sulla tecnologia Blockchain, che potrebbero diventare il vero futuro della cooperazione e dello scambio in rete. Un esempio per tutti? La recente Helperbit per la gestione delle emergenze.
di Silvia Pochettino
Il Ministero del lavoro e dell’impresa del Regno Unito ha diffuso nel 2015 un documento di analisi sul fenomeno della sharing economy nel proprio paese in cui emerge che il 25% della popolazione adulta ha in qualche modo a che fare con il mondo dell’economia collaborativa in rete e che il 97% di questa si dichiara soddisfatto dell’esperienza di condivisione. Così che nel bilancio dello stesso anno il governo UK, ha fissato “un pacchetto di misure per contribuire a sbloccare il potenziale dell’economia della condivisione”.
In Italia lo studio di Collaboriamo.org e dell’Università Cattolica indica che nel 2015 le piattaforme collaborative sono state 186 (+34,7 % rispetto al 2014 – di cui 69 per il crowdfunding, 22 per i trasporti, 18 per scambio di beni e servizi e 17 per il turismo) e il Comitato europeo delle regioni, nella sessione plenaria del 3-4 dicembre 2015 ha approvato un parere secondo cui “L’economia della condivisione può migliorare la qualità di vita dei cittadini, promuovere la crescita e generare nuovi posti di lavoro di qualità […]”
Tutto questo ha portato, il 27 gennaio 2016, alla presentazione della prima proposta di legge per una “Disciplina della piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e per la promozione dell’economia della condivisione”. La proposta si concentra molto sugli aspetti fiscali, i più discussi, e trova una soluzione che prevede che gli introiti generati dalle piattaforme (come Airbnb, Uber, ecc..) vengano tassati con una aliquota del 10 per cento fino a un massimo di 10mila euro annui. E saranno le stesse piattaforme a dover trattenere la cifra, agendo per sostituto d’imposta, versandola direttamente all’erario per conto degli iscritti. D’altro canto le piattaforme stesse avranno sgravi fiscali e accesso a fondi per lo sviluppo.
Tutto bene fin qui? Più o meno. Mentre la politica faticosamente si accorge che la rete sta portando allo sviluppo di nuove forme di economia e, in qualche modo, cerca di normarle per riportarle dentro il sistema vigente, la rete va ancora oltre sviluppando nuove forme dirompenti di cooperativismo decentrato.
“Immaginate Facebook posseduto dai suoi utenti. Immaginate reti di trasporto indipendente sul modello di Uber, ma senza una struttura centralizzata, mercati dominati da comunità open-source dove i sottoscrittori sono anche azionisti, e dove il valore creato è ridistribuito equamente e trasparentemente”. Il mondo dei sogni? Secondo Matan Field no, un mondo assolutamente realizzabile oggi. Matan Field è fisico teorico, imprenditore, ricercatore presso il Weizmann Institute of Science e creatore a inizio 2015 di Backfeed, una piattaforma che costituisce l’infrastruttura per qualsiasi tipo di attività decentralizzata in rete su larga scala. Sostanzialmente la base universale per il cooperativismo di piattaforma.
In cosa consiste? Tutto parte dalla tecnologia Blockchain, quella che sta alla base della moneta elettronica Bitcoin, la criptovaluta che permette di effettuare transazioni economiche senza passare da intermediari bancari. Del Bitcoin molto si è parlato, con sostenitori e detrattori, ma la vera rivoluzione è la tecnologia che ci sta dietro, la Blockchain, appunto.
Cos’è e come funziona la Blockchain? Come una immensa catena di sant’Antonio, è un database distribuito a blocchi che sfrutta il principio peer-to-peer. Chiunque può scaricare il software dal web e diventare un nodo della rete. Le transazioni sono rese possibili dall’approvazione del 50%+1 dei nodi. Nel caso dei Bitcoin, ad esempio, funziona come un enorme libro contabile, i nodi (o meglio blocchi) della rete sono coloro che mettono in circolazione i nuovi Bitcoin. Un sistema di verifica aperto (quello del 50%+1) che non ha bisogno del benestare delle banche per effettuare una transazione. [Un ottimo articolo per capire meglio il funzionamento di Blockchain e Bitcoin è quello di Arcangelo Rociola, che trovate qui.]
Ma quello che è davvero importante è che Blockchain, e di conseguenza Backfeed, ha una gamma di applicazioni tendenzialmente infinite. Può permettere a qualunque persona, o gruppo di persone, di collaborare, intessere relazioni lavorative, professionali, contrattuali, senza dover fare appello ad un’autorità centrale che ne sancisca la validità.
“Al cuore del protocollo Backfeed c’è unicamente la valutazione peer-to-peer disegnata per identificare il valore percepito di un bene o di un servizio [ndr] dalla comunità e la ricompensa conseguente” sostiene Matam. Reputation, Value Distribution e Accommodating Diversity sono le tre parole chiave alla base di qualunque cooperativismo decentrato di piattaforma.
Un esempio di applicazione nella cooperazione internazionale? L’italiana neonata Helperbit, ideata dall’ing. Guido Baroncini Turricchia, partner di Coin Italia, che, leggendo le notizie legate a numerosi scandali sulla gestione delle emergenze, ha pensato che molti dei problemi legati all’impiego dei fondi e delle donazioni sarebbero stati mitigati se il flusso di denaro fosse stato visibile e decentrato. Così è nata una piattaforma di “disintermediazione della beneficienza”. “Essenzialmente una piattaforma di disaster management, che punta a mettere in contatto diretto chi è stato colpito da disastri naturali e chi vuole contribuire”, come spiega Turricchia stesso. Unisce la tecnologia Blockchain e i Gis (Geographical Information System) con lo scopo di veicolare le donazioni in maniera diretta e trasparente.
Qui il suo intervento di presentazione del progetto:
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