Burundi2015: una mappa per monitorare le proteste

Il 26 aprile, all’indomani della candidatura di Pierre Nkurunziza al suo terzo mandato da Presidente del Burundi, sono scoppiati disordini nella capitale Bujumbura, con scontri, morti e arresti. In quelle stesse ore è stata pubblicata online una mappa che raccoglie e cataloga i focolai della protesta nei diversi quartieri della capitale.

A tre settimane dalla pubblicazione vi presentiamo una breve storia di com’è nata la mappa “Burundi2015” e di come sta evolvendo nel tempo.

di Viviana Brun

Sono stata in Burundi esattamente un mese prima dello scoppio dei disordini. Per conto di Ong 2.0, ho lavorato con CCM – Comitato Collaborazione Medica in appoggio al Centre Seruka, per realizzare un progetto pilota di segnalazione e mappatura delle violenze sulle donne attraverso l’uso delle ICT. La piattaforma utilizzata per creare la mappa è Ushaihidi-Crowdmap, la stessa scelta da “Burundi2015“, uno strumento adottato per monitorare lo stato dei disordini in Burundi e che ho trovato online seguendo l’evoluzione della situazione nel paese.

Interessata a saperne di più e persuasa che una mappa possa rappresentare uno strumento efficace per visualizzare gli avvenimenti, aggregare e presentare in un unico luogo le informazioni disponibili, mi sono subito messa in contatto con i gestori di “Burundi2015“.

A creare la cartografia è stata una giovane donna straniera che si trova a Bujumbura per lavoro e che, per ragioni di sicurezza, preferisce mantenere l’anonimato.

Ciò che l’ha spinta a intraprendere questa iniziativa è stata soprattutto la crescente difficoltà delle persone ad accedere alle informazioni. Gli uomini al servizio del Presidente, infatti, fin dai primi giorni di protesta hanno fortemente ostacolato la libertà di stampa e si sono adoperati per impedire le trasmissioni di alcune radio indipendenti. Anche l’accesso ai social media è stato reso più difficoltoso, ma questo problema è stato facilmente risolto grazie all’utilizzo delle VPN (Virtual Private Network).

La mappa nasce quindi con l’intento di informare la popolazione della capitale, ma anche come risposta all’iniziale disinteresse della stampa internazionale. “Non capisco perché nessuno abbia pensato di mappare la situazione, forse è dovuto alla concomitanza con il terremoto in Nepal. Qui sta accadendo qualcosa di importante che merita molta più attenzione” ha dichiarato la responsabile della mappa, durante una conversazione su Skype.

La creazione di questa mappa non era prevista, si tratta di un’iniziativa dal basso, realizzata su base volontaria per colmare un vuoto informativo, raccogliere dati e monitorare una situazione in rapida evoluzione.

Collaborare a distanza: prima fase

Con la responsabile della mappa abbiamo avviato una collaborazione a distanza Burundi – Italia. Nella prima fase sono stati decisi i passi da seguire.

Due i problemi principali da affrontare: come fare per coinvolgere la popolazione e come fare per verificare le fonti.

Inizialmente, si è deciso di dare la priorità alle informazioni pubblicate da fonti ufficiali, soprattutto giornali e organi di stampa locali e internazionali come Iwacu, RPA, Radio Bonesha, Radio Isanganiro, BBC, VOA e RFI. Abbiamo utilizzato anche i social media, facendo riferimento soprattutto ad account verificati, e a tweet e post largamente condivisi. In questo modo, le informazioni sono già state vagliate dalla comunità degli utenti online e si riduce il rischio di incorrere in errori e informazioni false.

In questa fase la popolazione è stata coinvolta solo in minima parte e la mappa è decisamente poco “crowdsourced“.

Seconda fase

Il passo successivo è stato quello di cercare dei collaboratori in loco. L’approccio scelto è quello che Patrick Meier definisce “Bounded Crowdsourcing” o “Crowdsourcing limitato. Si tratta di non puntare da subito sul coinvolgimento di tutta la popolazione, ma di individuare un piccolo gruppo di persone fidate da inserire nel proprio progetto, chiedere a queste persone di scegliere a loro volta 3 persone di fiducia, per cui si sentirebbero di poter garantire, e continuare così, creando un effetto a valanga. Secondo quanto riferisce Meier, questo tipo di approccio (che spesso in situazioni di conflitto è l’unico possibile) garantisce buone probabilità di arrivare a produrre informazioni attendibili.

La responsabile della mappa, si è occupata di selezionare alcuni collaboratori burundesi, tra i suoi contatti di fiducia e le persone interessate a partecipare. Si è pensato di rivolgersi soprattutto ai giornalisti impegnati sul campo. La redazione di Iwacu, il giornale indipendente più letto in Burundi, si è resa disponibile a collaborare.

Inoltre, sono stati individuati alcuni volontari nei quartieri di Bujumbura maggiormente interessati dalle proteste, come Musaga, Kibenga, Kinindo. Per ora si tratta di un piccolo team in crescita. I volontari si occupano di raccogliere le informazioni sul campo e di verificare le segnalazioni inviate liberamente dalla popolazione.

Per segnalare un avvenimento è possibile utilizzare l’hashtag #cartebuja2015 su Twitter o completare questo formulario anonimo direttamente sul sito della mappa.

La situazione attuale

Purtroppo con l’acuirsi degli scontri tra golpisti e lealisti (in seguito al colpo di stato non riuscito del 13 maggio) l’accesso e la verifica delle informazioni oggi sono ancora più complicati.

Attualmente, infatti, molti stranieri stanno uscendo provvisoriamente dal Paese, le sedi delle principali radio indipendenti sono state date alle fiamme, il giornale Iwacu è stato costretto a sospendere l’attività e a molti giornalisti non è permesso compiere il proprio lavoro.

Per facilitare l’invio delle informazioni da parte della popolazione e per permettere a un numero maggiore di persone di partecipare, presto sarà attivato un servizio di segnalazione via SMS.

Si tratta di un sistema “work in progress“. Al momento non siamo in grado di verificare immediatamente tutte le informazioni ricevute e alcune non possono quindi essere pubblicate.

La questione dell’attendibilità delle informazioni resta una priorità assoluta, così come quella di garantire al maggior numero di persone la possibilità di contribuire, segnalando ciò che avviene nel proprio quartiere.

Per questo motivo stiamo cercando partenariati con organizzazioni presenti in loco in grado di supportarci nel processo di raccolta e verifica delle informazioni.

Per partecipare e seguire gli sviluppi del progetto, oltre al sito 2015burundi.crowdmap.com è possibile seguire la pagina Facebook e l’account Twitter di Burundi2015.

1 commento

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  1. […] Le proteste hanno visto scendere in strada centinaia di persone in diversi quartieri di Bujumbura [mappa], contenute dalla polizia minacciosamente armata di lanciarazzi e, diciamo così, non ostacolate […]

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