AgriRevolution
Resoconti di viaggio, scoperte e riflessioni sul mondo degli agricoltori africani che utilizzano mobile application per monitorare le fasi di vita della propria mucca o per scoprire i prezzi del cibo sul mercato. La rubrica accompagnerà l’autrice nell’esperienza di ricerca nel campo delle ICT4Ag in Senegal prima e in giro per l’Africa poi, grazie a una collaborazione con l’Università di Torino e ONG 2.0 e alla vincita dell’edizione 2014 del Journalism Grant.

 Autore
Elisabetta Demartis è laureata in Sviluppo, ambiente e cooperazione presso il Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università di Torino. Dopo varie collaborazioni nel campo del non profit e nel giornalismo sociale, si è specializzata nello studio delle ICT4D, che ha approfondito con esperienze di ricerca sul campo (Kenya, Senegal) e che continua a indagare tramite esperienze di digital journalism per varie testate. Da maggio si trova in Senegal, prima di una lunga serie di tappe africane che la guideranno alla scoperta di usi e conseguenze delle ICT nell’agricoltura e nel settore primario. Per saperne di più su di lei: http://about.me/elisabettademartis
 
 

 

Ambientalisti senegalesi in rete: un progetto di rimboschimento innovativo

Si chiama Ecopas, ed è un progetto per rimboschire la costa senegalese con oltre 10.000 alberi e promuovere la nascita di una politica ambientale sostenibile nella regione di Guediawaye, periferia di Dakar. A sostegno del programma, 400 organizzazioni della società civile si sono messe in rete utilizzando diverse tecnologie digitali. Per la prima volta, i giovani hanno seguito formazioni online, per potenziare la conoscenza collettiva dell’ambiente in cui vivono e del dramma dell’accaparramento delle terre che inasprisce i rischi ambientali e impedisce l’agricoltura, già provata dall’erosione costiera, dalla carenza d’acqua e dai forti venti. 

di Agnese Glauda

La cosiddetta ‘Nyiaes’ è un’area costiera a nord di Dakar che per le sue caratteristiche si presenta adatta all’agricoltura. Tuttavia, il cambiamento climatico sta sottoponendo a forte pressione gli agricoltori che, come se non bastasse, spesso vengono espropriati delle loro terre per dar spazio alla costruzione di complessi residenziali. Lo scenario è alquanto complesso: il mare avanza di 1.33 m all’anno e allo stesso tempo l’acqua per la popolazione non è facilmente accessibile, molte abitazioni non sono infatti allacciate all’acquedotto, altre hanno l’acqua razionata poche ore al giorno.

Negli anni, lungo la costa, era stata creata una fascia di filaos, alberi preziosi perché forniscono protezione per i campi coltivati dai forti venti marini. Questa banda è oggi pressoché scomparsa a causa dell’accaparramento delle terre da parte dello Stato e di multinazionali straniere. Questo fenomeno drammatico, presente in molte parti dell’Africa, viene definito land grabbing.

Il team di Ecopas – Archivio CISV: Vittorio Avataneo

In quest’ ottica è nato il progetto Ecopas, promosso dall’ong CISV in collaborazione con SUNUGAL, Hydroaid e FONGS e finanziato dall’Unione Europea. Il progetto, iniziato nel 2018, ambisce a creare una politica di tutela dell’ambiente condivisa da una rete di 400 organizzazioni della società civile e 200 micro-imprese verdi. In particolare, quelle gestite da donne e giovani. Il focus è posto sul rimboschimento della banda di filaos per arrestare l’avanzata dell’oceano. Nel primo anno i volontari hanno piantato 5.000 nuovi alberi, grazie al progetto e al sostegno popolare. Inoltre, attraverso la formazione fisica ed online, le piccole imprese agricole, agroforestali, di gestione dei rifiuti e difesa della biodiversità hanno acquisito nuovi strumenti di lavoro. I comuni interessati sono Sam Notaire, Ndiarème Limamoulaye, Wakhinane Nimzatt e Yembeul Nord e finora più di 2000 giovani sono stati coinvolti .

Secondo Ousseynou Mbodgi, amministratore del progetto la sfida più urgente è: “La scarsità d’acqua e i venti forti che vengono dal mare ora che manca la protezione dei filaos.” Alcune zone ricevono acqua solo due o tre ore al giorno. Per questo motivo gli abitanti usano pompe elettriche per estrarla dalle falde, che però non sempre sono potabili. Anzi, facendo così peggiorano la qualità dell’acqua delle falde, perchè intercettano fosse di scarico delle case di periferia non allacciate alla fognatura. ”

Un giovane volontario pianta una palma – Archivio CISV: Vittorio Avataneo

I giovani spesso vivono in periferia perché non possono permettersi di abitare in aree più centrali. Conoscono molto poco la zona e i problemi locali come l’accaparramento di terra e la scarsità d’acqua. Ma non solo, Mbodgi, mette in evidenza come le conoscenze siano ancora scarse anche riguardo ai problemi globali. “Il risveglio della coscienza ambientale dei giovani senegalesi sia in ritardo; anche se qualcosa inizia a muoversi.”

Il progetto ha un carattere innovativo perché combina la prima esperienza di formazione online con la prima esperienza in un’area periferica di una grande città, racconta Mbodgi. “Per quanto riguarda la progettazione, abbiamo usato i social per comunicare con i partner internazionali ma anche per organizzarci all’interno dell’equipe dirigente. Per i giovani abbiamo creato pagine facebook per diffondere i materiali per la formazione. I nostri archivi sono stati dematerializzati su drive, insieme a tutte le carte amministrative. Quando i corsi si sono conclusi abbiamo regalato a tutti i partecipanti un archivio digitale delle risorse su chiavetta usb.”

Momento di formazione – Archivio CISV : Vittorio Avataneo

L’innovazione ha portato con sé alcune sfide che Mbodgi sintetizza con “la mancanza di connessione e di infrastrutture digitali (computer, smartphone etc.)”. Per ovviare a questa situazione i giovani si sono recati in internet cafè. I promotori del progetto hanno invece organizzato alcuni incontri conclusivi per ricapitolare i contenuti, dando a tutti la possibilità di ascoltare una sintesi del percorso di formazione e confrontarsi.

Nonostante le difficoltà incontrate, il progetto Ecopas ha avuto un gran successo. Secondo il suo amministratore, il più grande obiettivo raggiunto è stata la collaborazione tra le varie organizzazioni ambientaliste della società civile, anche tramite l’uso della tecnologia. “Molte sono appena nate e composte da giovani che hanno molta volontà ma poche conoscenze. La formazione è di grande aiuto in questo senso. Massimizzare la collaborazione tra i partner è di fondamentale importanza per la tutela dell’ambiente sul lungo periodo.”

Il primo hackathon in Senegal per l’innovazione agricola

Dal 16 al 18 marzo è in corso a Thiès, in Senegal, il primo hackathon (maratona digitale) della regione per trovare soluzioni digitali a problemi rurali. L’hackathon è anche l’evento di apertura di un Agribusiness Tech Hub stabile : uno spazio di informazione e sperimentazione dedicato ai giovani e all’imprenditoria in agricoltura tramite l’utilizzo di strumenti innovativi come le ICT

Yesal, innovazione in agricoltura

Il progetto Yeesal Agri Hub, di cui abbiamo già parlato su queste pagine  si svolge nell’ambito del programma internazionale Innovation Factory, promosso dalla GIZ (Agenzia tedesca per la cooperazione)  e vede l’ong LVIA come partner tecnico, con l’obiettivo di supportare progetti locali innovativi e che utilizzano le nuove tecnologie.
Il nome “Yeesal Agri Hub” viene dalla parola “yesil” che in wolof significa “innovazione”, proprio ciò che il progetto si prefigge di promuovere nel settore agricolo senegalese: attraverso la creatività e il digitale, l’agricoltura può diventare un settore attraente per i giovani e una fonte di sviluppo locale che lega la tradizione agricola del paese a nuove pratiche.
L’obiettivo dell’Hub – che possiamo tradurre come nodo di una rete, punto di incontro di diversi attori con interessi comuni – è quello di creare gruppi multidisciplinari di giovani per consentire a studenti, agricoltori, imprenditori di trovare insieme soluzioni ai problemi che il mondo rurale si trova ad affrontare ogni giorno tramite il supporto della tecnologia, oltre a sviluppare nuove idee imprenditoriali nel settore dell’agribusiness, agricoltura, pesca e allevamento.

Il primo AgriHackathon in Senegal

Ad inaugurare l’iniziativa l’hackathon di questi giorni, una maratona digitale (letteralmente hacking = metodi e tecniche informatiche , marathon=maratona) con l’obiettivo di dare vita in tre giorni di confronto a nuove soluzioni informatiche a supporto del settore agricolo senegalese.

Tre i gruppi di lavoro che si dedicano a tre tematiche identificate attraverso un processo partecipativo (e che potranno essere la base per la nascita di nuove startup):

  • la produzione e la commercializzazione del latte fresco,
  • l’accesso alla terra,
  • la promozione dei prodotti locali e biologici

Aggiornamenti in tempo reale all’hashtag #YeesalAgriHack, o sugli accounts del progetto Facebook Twitter, Istagram e Periscope @yeesalagrihub

Agricoltura e startup: un agribusiness tech hub per i giovani in Senegal

Il Senegal è un paese con tante possibilità.
Grazie alla sua stabilità politica e un buon sistema logistico di trasporti aerei che collega il paese con l’Europa, il Senegal rappresenta un importante polo di riferimento per aziende e organizzazioni in Africa occidentale, facendone un paese in forte sviluppo, come dimostrano le statistiche dell’Agenzia nazionale della statistica e della demografia del Senegal (ANSD), con una una crescita economica del 4,3% nel 2014, rispetto al 3,5 % del 2013.
L’agricoltura, considerata come leva strategica per lo sviluppo del paese dal presidente Macky Sall, si appresta a essere un settore fondamentale dei prossimi anni, sopratutto per quanto riguarda l’innovazione tecnologica nell’ambito della trasformazione dei prodotti locali e la commercializzazione.
Le prospettive di crescita economica tramite l’agricoltura
In Senegal l’agricoltura impiega il 51% della popolazione maschile, includendo una produzione molto variegata di frutta, verdura e cereali, nonostante un alto tasso di prodotti alimentari importati, dove la Francia si colloca come primo esportatore, con il conseguente aumento del consumo di prodotti importati a discapito di quelli locali. Per risolvere a queste e altre problematiche legate all’agricoltura del paese (per esempio il cambiamento climatico, il deficit di infrastrutture e un debole e inadatto sistema di finanziamento del settore) lo Stato del Senegal, nel quadro del Plan Sénégal Emergent ha lanciato il Programme d’Accélération de la Cadence l’Agriculture du Sénégal (PRACAS), il programma dedicato all’agricoltura che si pone l’obiettivo di rilanciare il settore primario e conferirgli un ruolo fondamentale per la crescita economica, la sicurezza alimentare e la riduzione della povertà.
Per quanto riguarda l’innovazione digitale, le ICT (Innovation and Communication Technologies) sono ugualmente considerate punti di crescita per la creazione di ricchezza e di occupazione da parte del governo del Senegal, rappresentando circa il 10% del PIL nel 2012 e, secondo le previsioni della Stratégie de Croissance Accélérée (SCA), il 15% del PIL entro la fine del 2015 (OPTIC, 2012).

Il nostro progetto: sensibilizzare i giovani nell’agribusiness sostenibile tramite l’innovazione digitale
Sono i giovani a poter cambiare le sorti dell’agricoltura del Paese.
Insieme all’ong LVIA, io e altri quattro giovani senegalesi (tre ragazzi e una ragazza) lavoriamo da ottobre nell’implementazione di un progetto locale che ha come obiettivo la promozione dell’imprenditoria giovanile in agricoltura tramite le ICT. L’iniziativa si realizzarà nella regione e città di Thiès, centro urbano a 70 chilometri da Dakar che rappresenta un importante polo rurale del paese e che racchiude numerose sedi di associazioni, strutture e centri di formazione sull’agricotura e sviluppo rurale.
Tra le tante, l’ASPJ (Association pour la sauvegarde et la promotion de la Jeunesse) è una associazione locale di Thiès che è partner di LVIA per il progetto JEUNAP promosso dal Consorzio Ong Piemontesi (COP) e dalla Regione Piemonte. L’ASPJ è impegnata dagli anni Ottanta nell’implementazione di attività per i bambini di strada e ha costruito recentemente un centro di formazione per i giovani in agricoltura e sviluppo sostenibile, con l’obbiettivo di spingere i giovani a creare delle imprese sostenibili nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento.
Il progetto che porto avanti con LVIA rientra all’interno dell’Innovation Factory, un programma internazionale promosso dalla GIZ e commissionato dal Ministero tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo (BMZ), che ha l’obbiettivo di supportare progetti innovativi locali che utilizzano le nuove tecnologie e che agiscono nel campo della salute, dell’ambiente e dell’agricoltura.

 

 

Il Senegal, insieme all’Etiopia, all’Indonesia e alla Germania, riceveranno il supporto tecnico e finanziario per sviluppare dei progetti che vedono l’impiego, sotto diversi aspetti e finalità, delle ICT per promuovere l’agricoltura.
L’obiettivo generale del nostro progetto è l’apertura di un Agribusiness Tech Hub a Thiès, uno spazio di sensibilizzazione dei giovani all’imprenditoria in agricoltura tramite l’utilizzo di strumenti innovativi come le ICT. Lo spazio rappresenterà un punto di riferimento per i giovani interessati al settore, che avranno a disposizione uno spazio di co-working per lavorare e sviluppare nuove idee imprenditoriali innovative nel settore dell’agribusiness, agricoltura, pesca e allevamento.
A livello operazionale è stato creato un Core team del progetto, composto da me, due sviluppatori web, un blogger/agronomo e un esperto di logistica e, insieme, stiamo formando una Community, un gruppo di 15 giovani esperti in diversi settori come l’informatica, il marketing e la comunicazione, l’agronomia e veterinaria, la progettazione, l’agricoltura biologica e la trasformazione dei prodotti locali.

 

I membri della Community che discutono durante la pausa pranzo

I membri della Community che discutono durante la pausa pranzo

La ricchezza di avere un gruppo multidisciplinare permetterà di affrontare in maniera originale diverse problematiche locali identificate nel settore primario nella regione di Thiès, col fine di trovare delle soluzioni innovative integrando diverse conoscenze all’informatica e allo sviluppo web. In particolare, l’idea è quella di coinvolgere la Community in tre gruppi di lavoro che lavoreranno su tre tematiche identificate attraverso un processo partecipativo e che potranno essere la base per la nascita di nuove startup: la produzione e la commercializzazione del latte fresco, l’accesso alla terra e la commercializzazione/promozione dei prodotti locali e biologici.

Come le ICT possono trovare delle soluzioni innovative a queste tre tematiche ed essere applicate a una fase specifica della catena di valore dei diversi prodotti?

E’ quindi l’innovazione, insieme ai principi di una agricoltura sostenibile, dell’impresa sociale e dell’agroecologia, a rappresentare la visione generale del nostro progetto e gruppo di lavoro, in cui i giovani hanno un ruolo determinante nell’apportare il nuovo al tradizionale nel rispetto di uno sviluppo locale e sostenibile.
Seguiteci nei prossimi post per nuovi aggiornamenti!

Come start up e tecnologia stanno rivoluzionando l’agricoltura in Africa?

Sooretul, che in wolof significa “non troppo lontano”, è un progetto lanciato nel 2014 da una start up di ragazze senegalesi con l’obiettivo di fornire uno spazio online alle donne impegnate nella trasformazione di frutti e cereali locali e aiutarle a trovare un mercato dominato dalle importazioni di prodotti Europei. Awa Caba, co-fondatrice della start up, ha 27 anni ed è nata e cresciuta a Dakar. Dopo avere frequentato l’Università nella capitale, diventando ingegnere informatico, ha conosciuto altre ragazze appassionate di tecnologia e sviluppo e, insieme, hanno fondato le Jjiguène tech hub, una associazione che ha dato avvio a diversi progetti nell’ambito dell’agricoltura e della formazione nel campo delle ICT (Innovation and Communication Technologies) per le donne senegalesi.

Amadou Sow appartiene a una famiglia di pastori e allevatori di etnia Peul nella regione di Fatick in Senegal ed è uno dei protagonisti della rottura tra il mondo tradizionale africano e la rivoluzione digitale contemporanea. Dopo aver compreso le problematiche che affliggono il settore dell’allevamento in Senegal, Amadow decide di fondare Daral Technologies, una start up digitale in grado di riempire il vuoto istituzionale. “In tutta l’Africa non esistono ancora delle statistiche affidabili in qualsiasi settore” racconta Amadow “fattore che impedisce l’intervento efficace dei diversi governi e l’attuazione di buone politiche”.

Awa e Amadow sono solo due esempi di giovani africani che stanno rivoluzionando il settore dell’agricoltura grazie all’innovazione digitale e l’imprenditoria. Secondo Ken Lohento, coordinatore del programma ICT4D al Technical Centre for Agricultural and Rural Cooperation (CTA) di Wageningen (Olanda), le ICT possono offrire una soluzione a questo gap di conoscenza tra agricoltura e mercato e i giovani possono essere i portatori di questo cambiamento.

Piattaforme web per la creazione di network di contadini, sms per facilitare l’accesso all’informazione sui prezzi del cibo sul mercato e telefonia mobile per risparmiare denaro e accedere a finanziamenti al di fuori del sistema bancario. Sono queste alcune tra le molteplici funzionalità di start up e organizzazioni giovanili africane che siamo andati a scoprire in Africa con Agritools, un progetto di ricerca giornalistica vincitore del Journalism Grant, finanzato dalla Bill and Melinda Gates Foundation (come già accennato in un altro articolo di AgriRevolution). Il progetto descriverà cinque mesi di viaggio tra Olanda, Italia, Senegal, Kenya, Uganda e Ghana, alla scoperta di queste realtà locali che tramite la tecnologia mobile e digitale stanno cercando di rilanciare il settore dell’agricoltura, della pesca e dell’allevamento, e di risolvere tutta una serie di problematiche legate a esso.

Agritools comprende una mappa interattiva, che raccoglie storie e testimonianze incontrate sul campo e suddivise per categorie, e una parte di crowdsourcing di storie dall’Africa realizzata in partenariato con e-agriculture, il programma della FAO dedicato alle ICT e agricoltura. Start up, organizzazioni e giovani locali impegnati a portare avanti delle iniziative tra agricoltura e ICT hanno così oggi uno spazio per raccontarsi ed essere pubblicati nella mappa insieme ai progetti visitati per il progetto.

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Quella che per decenni ha rappresentato la politica di azione di ong, organizzazioni internazionali e governi donatori che, tramite assistenza tecnica, prestiti e aiuti, volevano risolvere il problema della “fame nel mondo”, comincia ad incontrare delle alternative valide locali. E’ giunta l’ora, per i media internazionali occidentali che da sempre hanno contribuito a creare un’immagine dell’Africa negativa e sofferente, di raccontare gli sforzi di una nuova generazione che sta rivoluzionando il modo di concepire e pensare lo sviluppo del continente. In questo panorama, l’innovazione digitale può rappresentare un fattore significativo e trasformativo. Secondo una ricerca condotta dalla Banca Mondiale nel 2012, l’apertura di nuovi scenari di consumo resi possibili tramite l’utilizzo delle ICT e della tecnologia mobile sta generando, in termini economici, un incremento del PIL del 5% annuo in tutto il continente.

L’Africa rappresenta un modello all’avanguardia nella sperimentazione delle ICT nel settore primario e non è un azzardo pensare che proprio la necessità impellente di risolvere problematiche croniche costituisca una spinta determinante capace di generare risultati effettivi sul lungo termine. Una nuova generazione di giovani leader che non viene (ancora) raccontata sta già cambiando, dal basso, le sorti dei propri Paesi e noi cercheremo di capirne di più e di condividere con i lettori le nostre scoperte.

[Agritools è vincitore del Journalism Grants, un progetto finanziato dall’European Journalism Center con il supporto della Bill & Melinda Gates Foundation.]

Agritools, come cambiano le aree rurali con le ICT

Ottanta giorni fra l’Africa Occidentale e Orientale, per scoprire e comprendere meglio le realtà di contadini che grazie alle ICT sono diventati indipendenti. Questo è Agritools: un progetto di ricerca giornalistica sull’impatto delle nuove tecnologie e del web sul cambiamento rurale.
di Elisabetta Demartis e Sandro Bozzolo

Con la maggior parte delle terre coltivabili ancora disponibili, in Africa subsahariana l’agricoltura, insieme all’allevamento e alla pesca, rappresenta il principale settore di sviluppo del continente, capace non solo di sfamare le popolazioni locali, ma l’intero pianeta. Grazie all’utilizzo del web e altre tecnologie della comunicazione, contadini che fino a ieri dipendevano dall’assistenza occidentale per accedere alla conoscenza, hanno oggi la possibilità di trasformarsi nei protagonisti del proprio destino. Agritools è un progetto di ricerca giornalistica che ha l’obiettivo di scoprire e comprendere questa realtà, un viaggio di ottanta giorni tra l’Africa occidentale e l’Africa orientale, nel tentativo di raggiungere quelle storie che, al di là della presenza sul web, esprimono sul terreno il peso della loro reale utilità.

Le ICT per l’agricoltura: dalle radio comunitarie al cellulare

L’incursione delle tecnologie della comunicazione nelle aree rurali non è così recente. Negli anni Sessanta e Settanta numerosi progetti furono implementati nelle aree periferiche del mondo a sostegno delle comunità agricole. La radio si è rivelata essere il mezzo privilegiato, e particolarmente efficace, per mettere in comunicazione comunità isolate presenti su uno stesso territorio, ma anche per favorire l’organizzazione interna delle singole collettività. “Si tratta di un mezzo di comunicazione piuttosto accessibile, che non richiede grossi investimenti infrastrutturali”, spiega Riccardo Del Castello, responsabile dell’ufficio di Comunicazione per lo Sviluppo alla FAO di Roma, intervistato nella prima fase del progetto di ricerca. “I benefici che le radio rurali hanno apportato al settore dell’agricoltura sono misurabili in termini comunitari, soprattutto in Africa e in America Latina, dove il mezzo radiofonico è diventato uno strumento privilegiato per veicolare le informazioni quotidiane”.

A partire dalla fine degli anni Novanta, però, il rapido sviluppo delle tecnologie digitali ha cambiato radicalmente la frammentazione degli spazi geografici. Per la prima volta la distanza politica tra le campagne e la città ha iniziato a ridursi e nuove forme di ibridazione tra i due mondi sono diventate improvvisamente possibili. Uno dei principali problemi delle aree rurali, nell’ultimo secolo soprattutto, era dovuto principalmente al loro isolamento nei confronti delle reti di potere. Con la rapida avanzata della comunicazione digitale e l’avvento di internet, il tradizionale paradigma di sviluppo del colonialismo, che prevedeva un intervento esterno (solitamente di tipo tecnico) per trovare soluzioni a problematiche locali, è stato intaccato alla base.

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Due contadini nella periferie di Kampala (Uganda) che utilizzano una applicazione promossa da FIT Uganda, azienda locale che sviluppa soluzioni mobili per aiutare gli agricoltori ad accedere alle informazioni.

Secondo una ricerca condotta dalla Banca Mondiale nel 2012, l’imponente sviluppo nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) ha portato il numero di abbonamenti di telefonia mobile in Africa dai 25 milioni registrati nel 2001 ai quasi 650 milioni nel 2012. In termini economici, l’apertura di questi nuovi scenari di consumo ha generato un incremento del PIL continentale del 5% annuo. Allo stesso tempo, la diffusione di start-up giovanili e innovazioni digitali si è tradotta in cambi significativi nell’approccio alle problematicità croniche dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, creando scenari di partecipazione prima inesistenti.

Jothan è un contadino del villaggio di Cheptais (Kenya) e produce pomodori e cipolle. Grazie a un programma di formazione sulle ICT promosso da una Ong locale, racconta di aver migliorato la gestione della propria terra e incrementato le entrate.

Jothan è un contadino del villaggio di Cheptais (Kenya) e produce pomodori e cipolle. Grazie a un programma di formazione sulle ICT promosso da una Ong locale, racconta di aver migliorato la gestione della propria terra e incrementato le entrate.

Prezzi dei prodotti alimentari sul mercato, tecniche di coltivazione, suggerimenti per l’allevamento del bestiame e transazioni finanziare tramite il telefono cellulare per promuovere l’inclusione finanziaria per gli agricoltori. Questi sono solo alcuni esempi dei servizi e delle strutture di accesso all’informazione attuali, che hanno l’obiettivo di promuovere la trasparenza tra gli utenti e di facilitare lo scambio di conoscenze, in particolare per i piccoli proprietari terrieri e produttori.

Attraverso il progetto Agritools verranno esplorate queste realtà tra storie e testimonianze di giovani africani, incontri con gli agricoltori, difficoltà e opportunità del settore ed esempi di business models che stanno facendo di queste iniziative dei casi di successo.

Contatti
Il sito di Agritools
La pagina su Facebook
Il blog del viaggio

ICT per l’allevamento: in Senegal video e SMS per tutelare il bestiame

Daral Technologies è un progetto innovativo senegalese che nasce dalla necessità di avere una statistica generale nel settore dell’allevamento e dal bisogno di identificare gli allevatori e il loro bestiame, pratica ancora inesistente nel paese.

di Elisabetta Demartis [leggi l’articolo su Wired]


Chi possiede degli animali? Che tipo di animali? In che zona del paese? Rispondere a queste domande, e quindi mettere in atto un processo digitale di identificazione dei proprietari di bestiame e del bestiame stesso, non solo aiuterebbe a creare una statistica del settore, ma aiuterebbe a risolvere il problema dei furti degli animali.
Nel 2007, per esempio, la peste equina procurò due miliardi di franchi CFA di danni in Senegal e la causa principale fu la disinformazione riguardo la prevenzione e la cura della malattia da parte degli allevatori.

Ma come?

Le funzionalità dell’applicazione web e SMS sono tre.
Secondo Amadou Sow, allevatore di etnia Peul e ideatore del progetto, “il primo passo è quello dell’identificazione dell’allevatore attraverso un sistema digitalizzato, al cui nome corrisponde la foto e tutte le informazioni personali come luogo di abitazione, numero di telefono e numero di animali in possesso. “Alla registrazione” continua il pastore, “segue l’attribuzione di un codice identificativo che verrà fissato sugli animali, in modo da essere immediatamente riconoscibili in caso di smarrimento o furto e riconducibili al vero proprietario”.
La mediateca è un’altra funzionalità messa a disposizione dal progetto, con lo scopo di prevenire le epidemie che colpiscono il bestiame e diffondere azioni preventive nelle zone rurali. Questa funzione mette a disposizione una applicazione mobile per cellulari che permette all’allevatore di filmare l’animale che riscontra dei problemi di salute e di inviare successivamente il video nella piattaforma informatica gestita da esperti e veterinari della Direzione dell’allevamento. “Dopo avere stilato una diagnosi del problema”, come spiega il creatore della piattaforma, “gli esperti inviano un messaggio con le cure consigliate per la malattia al centro di riferimento del villaggio da cui il video è stato inviato, diffondendo anche il video iniziale e la diagnosi della malattia negli altri villaggi della zona, al fine di informare gli allevatori riguardo l’esistenza di una determinata malattia”.

Un partenariato pubblico-privato

Il progetto ha stretto un partenariato con il Ministero dell’allevamento Senegalese, il quale, attraverso i dati raccolti, potrà stilare una statistica del settore ancora inesistente, ma di grande utilità per ricavare informazioni utili su uno dei settori più sviluppati del paese.
Un’altra funzionalità del progetto è quella di offrire un servizio SMS al Ministero dell’allevamento per l’avviso e l’allerta di fatti riguardanti i furti di animali, le vaccinazioni, le malattie ecc. Grazie alle schede identificative di ogni allevatore, il Ministero potrà avere accesso ai numeri di telefono e utilizzare la piattaforma come mezzo di diffusione di messaggi urgenti e comunicazioni ad ampia scala. Ma l’allevatore rivoluzionario ha deciso di fare di più e ha stretto un partenariato per il suo progetto con la Microsoft, che fornisce computer, una connessione a internet e training per formare i responsabili locali del progetto nei centri presenti in ciascun villaggio messi i piedi dal progetto Daral Technologies.

Questi centri, inoltre, sono allocati in punti strategici dove, una volta alla settimana, si raggruppano i mercati di animali (i Daral, appunto) con tutti gli allevatori della zona, che avranno la possibilità di entrare in contatto con le informazioni gestite dai centri grazie alla messa in onda dei video in dei maxi schermi visibili a tutti.
In Senegal, e in tutta l’Africa in generale, sono sempre più numerosi i progetti e le iniziative che sviluppano piattaforme web e applicazioni mobile dedicate a implementare il lavoro dei contadini e dei pescatori, in un continente che, secondo il rapporto stilato dall’Africa Progress Panel, ha le potenzialità di sfamare le crescenti popolazioni che risiedono nelle zone urbane e  la domanda di cibo globale. E le cosiddette ICT4Agriculture, cioè l’insieme di innovazioni tecnologiche sviluppate per facilitare l’accesso all’informazione e agevolare la comunicazione tra gli attori che lavorano nel settore primario, caratterizzano di giorno in giorno uno strumento efficace per il miglioramento del settore.

Jjiguène Tech Hub a Dakar: donne e ICT per le zone rurali

Il Jjiguene Tech Hub è il primo tech hub di Dakar al femminile. Nel 2011 le fondatrici del centro hanno vinto il WCA Imagine Cup, una competizione internazionale rivolta agli studenti e sponsorizzata da Microsoft che ha premiato soluzioni ICT in grado di apportare un contributo al raggiungimento degli obbiettivi del Millennio.

di Elisabetta Demartis da Dakar

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Ripensare la finanza per l’agricoltura: la nuova sfida per le ICT

Si è svolta tra il 14 e il 18 luglio la conferenza internazionale Fin4Ag organizzata dal Technical Centre for Agricultural and Rural Cooperation (CTA) e dall’African Rural and Agricultural Credit Association (AFRACA) a Nairobi, con il supporto di diversi enti e fondazioni tra cui la Rockefeller Foundation e la FAO.

di Elisabetta Demartis da Dakar (Senegal)

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Agricoltura: il futuro dell’Africa, fra tradizione e innovazione

Agricoltura, pesca, allevamento, accesso al credito per le donne contadine e impiego dei giovani nelle zone rurali: sembrano essere questi antichi mestieri le soluzioni che conterrebbero il segreto per lo sviluppo economico futuro del continente africano.

di Elisabetta Demartis da Dakar (Senegal)

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