Ambientalisti senegalesi in rete: un progetto di rimboschimento innovativo
Si chiama Ecopas, ed è un progetto per rimboschire la costa senegalese con oltre 10.000 alberi e promuovere la nascita di una politica ambientale sostenibile nella regione di Guediawaye, periferia di Dakar. A sostegno del programma, 400 organizzazioni della società civile si sono messe in rete utilizzando diverse tecnologie digitali. Per la prima volta, i giovani hanno seguito formazioni online, per potenziare la conoscenza collettiva dell’ambiente in cui vivono e del dramma dell’accaparramento delle terre che inasprisce i rischi ambientali e impedisce l’agricoltura, già provata dall’erosione costiera, dalla carenza d’acqua e dai forti venti.
La cosiddetta ‘Nyiaes’ è un’area costiera a nord di Dakar che per le sue caratteristiche si presenta adatta all’agricoltura. Tuttavia, il cambiamento climatico sta sottoponendo a forte pressione gli agricoltori che, come se non bastasse, spesso vengono espropriati delle loro terre per dar spazio alla costruzione di complessi residenziali. Lo scenario è alquanto complesso: il mare avanza di 1.33 m all’anno e allo stesso tempo l’acqua per la popolazione non è facilmente accessibile, molte abitazioni non sono infatti allacciate all’acquedotto, altre hanno l’acqua razionata poche ore al giorno.
Negli anni, lungo la costa, era stata creata una fascia di filaos, alberi preziosi perché forniscono protezione per i campi coltivati dai forti venti marini. Questa banda è oggi pressoché scomparsa a causa dell’accaparramento delle terre da parte dello Stato e di multinazionali straniere. Questo fenomeno drammatico, presente in molte parti dell’Africa, viene definito land grabbing.

In quest’ ottica è nato il progetto Ecopas, promosso dall’ong CISV in collaborazione con SUNUGAL, Hydroaid e FONGS e finanziato dall’Unione Europea. Il progetto, iniziato nel 2018, ambisce a creare una politica di tutela dell’ambiente condivisa da una rete di 400 organizzazioni della società civile e 200 micro-imprese verdi. In particolare, quelle gestite da donne e giovani. Il focus è posto sul rimboschimento della banda di filaos per arrestare l’avanzata dell’oceano. Nel primo anno i volontari hanno piantato 5.000 nuovi alberi, grazie al progetto e al sostegno popolare. Inoltre, attraverso la formazione fisica ed online, le piccole imprese agricole, agroforestali, di gestione dei rifiuti e difesa della biodiversità hanno acquisito nuovi strumenti di lavoro. I comuni interessati sono Sam Notaire, Ndiarème Limamoulaye, Wakhinane Nimzatt e Yembeul Nord e finora più di 2000 giovani sono stati coinvolti .
Secondo Ousseynou Mbodgi, amministratore del progetto la sfida più urgente è: “La scarsità d’acqua e i venti forti che vengono dal mare ora che manca la protezione dei filaos.” Alcune zone ricevono acqua solo due o tre ore al giorno. Per questo motivo gli abitanti usano pompe elettriche per estrarla dalle falde, che però non sempre sono potabili. Anzi, facendo così peggiorano la qualità dell’acqua delle falde, perchè intercettano fosse di scarico delle case di periferia non allacciate alla fognatura. ”

I giovani spesso vivono in periferia perché non possono permettersi di abitare in aree più centrali. Conoscono molto poco la zona e i problemi locali come l’accaparramento di terra e la scarsità d’acqua. Ma non solo, Mbodgi, mette in evidenza come le conoscenze siano ancora scarse anche riguardo ai problemi globali. “Il risveglio della coscienza ambientale dei giovani senegalesi sia in ritardo; anche se qualcosa inizia a muoversi.”
Il progetto ha un carattere innovativo perché combina la prima esperienza di formazione online con la prima esperienza in un’area periferica di una grande città, racconta Mbodgi. “Per quanto riguarda la progettazione, abbiamo usato i social per comunicare con i partner internazionali ma anche per organizzarci all’interno dell’equipe dirigente. Per i giovani abbiamo creato pagine facebook per diffondere i materiali per la formazione. I nostri archivi sono stati dematerializzati su drive, insieme a tutte le carte amministrative. Quando i corsi si sono conclusi abbiamo regalato a tutti i partecipanti un archivio digitale delle risorse su chiavetta usb.”

L’innovazione ha portato con sé alcune sfide che Mbodgi sintetizza con “la mancanza di connessione e di infrastrutture digitali (computer, smartphone etc.)”. Per ovviare a questa situazione i giovani si sono recati in internet cafè. I promotori del progetto hanno invece organizzato alcuni incontri conclusivi per ricapitolare i contenuti, dando a tutti la possibilità di ascoltare una sintesi del percorso di formazione e confrontarsi.
Nonostante le difficoltà incontrate, il progetto Ecopas ha avuto un gran successo. Secondo il suo amministratore, il più grande obiettivo raggiunto è stata la collaborazione tra le varie organizzazioni ambientaliste della società civile, anche tramite l’uso della tecnologia. “Molte sono appena nate e composte da giovani che hanno molta volontà ma poche conoscenze. La formazione è di grande aiuto in questo senso. Massimizzare la collaborazione tra i partner è di fondamentale importanza per la tutela dell’ambiente sul lungo periodo.”