Il blog “Geomappers per lo Sviluppo” nasce con l’intenzione di creare uno spazio dove pubblicare articoli che riguardano la raccolta, elaborazione e pubblicazione di dati geografici con particolare attenzione alla cooperazione verso i Paesi in Via di Sviluppo. Gli argomenti trattati spaziano dalle procedure di rilievo in campo con GPS o smartphone, come usare i dati in un GIS, descrizione di casi studio ed esperienze lavorative, interviste e riassunti di conferenze senza però dare al blog né un taglio esclusivamente accademico-didattico né di manuale di un programma specifico. Si tratta di uno spazio “open” in tutti i sensi: viene dato particolare risalto alle soluzioni open source, molto indicate quando si parla di sostenibilità, ed i contributi esterni sono particolarmente graditi ed apprezzati purché in linea con i temi tecnici ed etici del blog.

Il corso GIS compie 6 anni

Il corso dedicato all’uso del GIS per la Cooperazione Internazionale è giunto alla sesta edizione.

Rivisto e adattato alle novità in ambito tecnologico e strutturato in modo sempre più pratico e interattivo per fornire competenze utili e concrete, il corso “Il GIS Open Source per l’analisi ambientale nei PVS” resta una delle tappe obbligate del calendario formativo di Ong2.0.

Dal 2011 a oggi sono stati tantissimi gli studenti, le studentesse, gli operatori e le operatrici sul campo che hanno acquisito competenze pratiche per raccogliere, elaborare e raffigurare i dati territoriali e rendere più efficace il proprio intervento sul campo.

Anche quest’anno, i formatori d’eccezione saranno Giuliano Ramat e Maurizio Foderà, entrambi con una grande esperienza tecnica e di lavoro diretto sul terreno.

Questo è il loro messaggio di benvenuto ai partecipanti all’edizione 2017-2018.

 

Nelle attività legate ai progetti di cooperazione molte delle informazioni che si cercano o che si vogliono produrre hanno carattere spaziale, ovvero possono essere collegate ad una determinata area geografica. Ancora oggi molti credono che la raccolta ed elaborazione dei dati territoriali sia qualche cosa di molto difficile, ad appannaggio di spietati nerd informatici e che lavorare con le tecnologie GIS e GPS implichi un innalzamento stratosferico delle linee di budget progettuali: niente di più falso!

Se è vero che negli anni ’90 accedere a dati geografici ed immagini satellitari comportava un notevole sforzo economico, questo non è più vero nel 2017. Due termini di uso ricorrente quali Software Open Source ed Open Data consentono a tutti noi l’accesso gratuito all’ottenimento ed all’elaborazione dell’informazione spaziale. A questi due elementi si deve aggiungere una buona competenza tecnica che è l’obiettivo del corso “Il GIS Open Source per l’analisi ambientale nei PVS“, in partenza il prossimo 13 settembre.

Attraverso una serie di webinar in diretta audio-video (che potranno anche essere scaricati per ascoltarli e riascoltarli successivamente), videotutorial ed esercizi guidati vi illustreremo le principali componenti del GIS:

  • la raccolta in campo (con GPS e Smartphone) e la creazione di dati geografici,
  • la loro visualizzazione e classificazione,
  • la ricerca di Open Data disponibili sul web e la pubblicazione online delle informazioni create con i nostri progetti,
  • la corretta lettura ed uso di dati satellitari e le loro elaborazioni e… molto altro.

Una dinamica comunità virtuale ci permetterà di restare in contatto durante tutto il corso anche al di fuori dell’orario di lezione per fornirvi tutto il supporto necessario.

Visto che il termine “sostenibilità” è imprescindibile da ogni attività di cooperazione allo sviluppo, il nostro corso userà un software open source (ovvero senza costi di uso e aggiornamento), multilingua e multipiattaforma che si chiama gvSIG e che esiste da quasi 15 anni. Il costante sviluppo di questo software è assicurato dall’Associazione gvSIG che rilascerà il proprio certificato di Utente gvSIG ai partecipanti che completeranno l’esercizio che si snoderà lungo il corso affrontando la maggior parte degli argomenti trattati nei singoli webinar.

Speriamo veramente di conoscere tanti altri nuovi partecipanti che si potranno aggiungere ai nostri studenti/amici delle precedenti sette (mica una!) edizioni del corso e che, se vorranno, entreranno a far parte di alcuni gruppi social a cui siamo legati e che ci piace tenere costantemente attivi.

Ci vediamo il 13 settembre alle 18 in punto (o anche qualche minuto prima per poterci conoscere),

Giuliano e Maurizio

 

Se anche tu vuoi unirti al gruppo dei partecipanti, clicca qui per consultare il programma del corso ed effettuare l’iscrizione.

GIS (2)

Dove sono? Viaggio alle origini della geolocalizzazione

Tra i più antichi e difficili problemi che l’uomo ha sempre avuto fin dalla sua presenza sulla terra, vi è quello di capire dove si trova esattamente.

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OpenStreetMap: da semplice mappa a movimento globale

Quando ho creato OSM (OpenStreetMap) , più di 10 anni fa, la mia idea era quella di per creare una semplice mappa”. Così pensava Steve Coast, ideatore e fondatore di OpenStreetMap, che sicuramente non avrebbe mai immaginato che, nel 2016, gli utenti registrati in tutto il mondo sarebbero stati oltre 2, 4 milioni, numero che rende OSM la Wikipedia delle mappe e la più grande banca dati cartografica libera e gratuita al mondo.

di Claudia Mocci

 

Una delle domande che più spesso mi è stata posta e che credo che tutti quelli che si interfacciano con questo strumento per la prima volta, si chiedono è: Cosa rende OpenStreetMap (OSM) così speciale?

Sono due gli aspetti fondamentali da considerare, uno puramente tecnico e l’altro più sociologico. Contribuire su OSM , tracciare quindi ciò che è visibile, può tecnicamente essere fatto da qualsiasi luogo e da chiunque. Utilizzando una delle numerose interfacce di editing, il modo in cui si creano i dati è semplicemente quello di guardare una fotografia aerea di un determinato luogo nel mondo e tracciare lungo linee (strade, corsi d’acqua, percorsi), o intorno alle aree (edifici, parchi giochi, foreste.. ) che si possono vedere nella foto.

Il secondo aspetto, il più importante a mio avviso, è l’utilità sociale che queste mappe hanno, essendo basate sulla filosofia degli open source e open data, che ne permette la condivisione e il riutilizzo gratuito. I contributori sono diversi, così come diverse sono le motivazioni che spingono ciascuno di loro a contribuire: ci sono i mappers casuali o sistematici, coloro che parteciperanno perché hanno una particolare connessione e interesse solo con un determinato posto, altri che aggiungono e modificano dati associati a crisi e altri eventi umanitari. I dati prodotti da OSM, poiché grezzi e liberi, hanno dato vita a numerosi progetti di grande utilità sociale, si pensi a WheelMap, una mappa online e relativa app, aperta e libera per i luoghi accessibili ai disabili. Consente agli utenti di condividere e accedere alle informazioni sull’accessibilità per le sedie a rotelle dei luoghi pubblici.

In tema di emergenze umanitarie, esiste un progetto sviluppato dalla Humanitarian OpenStreetMap Team per la mappatura remota delle zone colpite dalle crisi, il Tasking Manager. L’idea di fondo è che un database di dati geografici liberi migliora la prontezza della risposta in caso di crisi e disastri naturali, contribuendo notevolmente a salvare delle vite. Inoltre, l’accesso a questo geo-database è un ottimo modo per coinvolgere gli attori locali e innescare i processi di resilienza delle comunità. Un ‘altro aspetto da considerare è che questo tipo di mappatura – condotta principalmente da volontari che utilizzano strumenti sia open source con connessioni spesso domestiche – non ha nessun costo per le organizzazioni umanitarie. In breve, le mappe aiutano gli operatori umanitari a comprendere e rispondere alle crisi umanitarie (MapAction, 2015). Il Direttore di Save the Children International, Charlie Mason ha affermato che “In caso di emergenza necessitiamo di mappe, mappe della popolazione colpita, degli sfollati, delle principali vie, altri attori umanitari, cliniche, punti d’acqua e così via, tutte le cose di cui abbiamo bisogno pianificare e coordinare la risposta” (da MapAction, 2011, pag 3).  OpenStreetMap è diventato anche questo, una risposta globale e partecipata a questo tipo di bisogno. Progetti quali CartOng, Missing Maps e gli innumerevoli progetti nati dopo il terremoto ad Haiti nel 2010, in Nepal nel 2015 e i più recenti in Ecuador e Sri Lanka ne sono la testimonianza pratica e tangibile.

 

Photo credits: Mapping in Lubumbashi (RDC) 

 

Cooperazioneallo svilupponuove formuleper guardare al futuro (16)

gvSIG Educa: insegnare il GIS in maniera divertente

Ho sempre creduto che la formazione rivesta un ruolo fondamentale nei progetti di cooperazione allo sviluppo nel rendere sostenibili nel tempo gli obiettivi raggiunti.

di Giuliano Ramat

 

Nel settore del GIS ci si scontra spesso con una scarsa abitudine a leggere una mappa, a capire un’immagine dal satellite (stile Google Earth per intenderci) dovuta al fatto che in molti Paesi, soprattutto nel Sud del mondo, studiare la geografia, prendere in mano una mappa e giocarci o vedere la propria città dall’alto non sono sempre attività comuni e diffuse. Spesso ho riscontrato come le persone, incluso il personale tecnico, sapessero benissimo andare dal punto A al punto B ma che incontrassero difficoltà insormontabili a tracciare su una mappa il percorso fatto a piedi.

Il progetto gvSIG Batovì, realizzato in Uruguay nel 2011 con l’appoggio del governo locale, ha provato ed è riuscito a insegnare la geografia in maniera divertente a numerosi studenti dai 10 ai 18 anni delle zone rurali grazie all’uso di una soluzione GIS open source. L’idea è tanto semplice quanto geniale: da una parte, realizzare un software GIS a misura di adolescente con icone simpatiche e non accademiche, tali da rendere lo studio quasi un gioco; dall’altra, formare i docenti in modo da produrre facilmente “pacchetti” di mappe e immagini che possano essere condivisi con e fra gli studenti. Grazie al design accattivante e semplificato dei comandi, per gli studenti è più semplice apprendere sia la geografia che le basi per l’uso del GIS. I computer necessari per far girare questo programma non devono essere necessariamente dell’ultimissimo tipo e questo permette anche di ridurre sensibilmente l’investimento da parte della struttura didattica e/o dell’ente governativo coinvolto. Il successo di questa iniziativa è confermato non solo dal blog in cui vengono regolarmente pubblicate notizie ma anche dal recente tentativo di allargare l’iniziativa dall’Uruguay al resto del mondo tramite una sorta di evoluzione di gvSIG Batovì: gvSIG Educa.

giuliano blog 2Si tratta di un prototipo di GIS Open Source specifico per l’istruzione primaria e secondaria, presentato ufficialmente durante le recenti 11me Giornate Internazionali di gvSIG a Valencia, che amplia la possibilità di caricare e condividere informazioni da parte dei docenti, aumenta il numero di estensioni da usare per “giocare” con i dati geografici e supera i limiti legati al sistema operativo non standard che erano presenti in gvSIG Batovì. Si tratta sicuramente di un interessante strumento didattico con grandi potenzialità di uso nei progetti di cooperazione internazionale per il suo essere multilingua, multipiattaforma e soprattutto open source ma, come tutti i prototipi, ha bisogno di essere testato per potersi migliorare.

Per chiunque volesse usarlo, provarlo e contribuirne al miglioramento all’interno dei propri progetti e attività, è possibile contattare gli sviluppatori dell’Associazione gvSIG per ottenere il supporto necessario.