Cooperazione 2.0 | Come le Ong italiane usano le ICT4D?

In Italia più di 3.500 associazioni si occupano di cooperazione e solidarietà internazionale. Lo dice l’ISTAT nel suo ultimo censimento delle istituzioni non profit. Quante di loro utilizzano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (le cosiddette ICT) nel loro lavoro in Italia e all’estero? Con un pizzico di ambizione, questo dato proverò a darvelo io.

[Serena Carta – dalla rubrica ICT4dev]


Dallo scorso ottobre, e fino a marzo 2015, sono e sarò impegnata in una ricerca dal titolo lungo, ma sufficientemente chiaro per comprenderne l’obiettivo – “Integrare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei progetti di cooperazione internazionale. Costruzione di un know-how per un uso strategico e sostenibile delle ICT4D da parte delle Ong italiane” – cofinanziata da Volontari per lo sviluppo insieme a Fondazione Goria e Fondazione CRT nell’ambito del Master dei Talenti della Società Civile.

Il mio intento è duplice: costruire un bagaglio di conoscenze che aiuti a definire il campo delle ICT4D, individuando gli strumenti e le iniziative più significative e analizzandone limiti e potenzialità; e indagare tra le Ong italiane il grado di familiarità con queste tecnologie sempre più utilizzate nei progetti di cooperazione internazionale. Il risultato finale sarà una “cassetta degli attrezzi” a disposizione delle Ong nostrane che vogliono impiegare le ICT4D nel loro lavoro e, allo stesso tempo, una mappatura delle esperienze italiane già messe in campo.

Per fare tutto ciò, mi trasferirò 3 mesi a Stoccolma a studiare le ICT4D presso lo Spider center; dopodiché volerò ad Amsterdam a osservare come il team di Akvo crea e utilizza software open source per il web e la telefonia mobile nel Sud globale. Qui in Italia, invece, chiederò alle Ong di aiutarmi a rispondere ad alcune domande: quanto conoscono le ICT4D? chi le usa e per cosa? quali sono le maggiori difficoltà incontrate e quali i risultati ottenuti?

Primi spunti di riflessione

A darci un’idea della diffusione della tecnologia nel mondo del non profit italiano è la fondazione THINK! che, insieme a Informatici Senza Frontiere e il Dipartimento di Informatica Sistemistica e Comunicazione dell’Università degli studi di Milano Bicocca, nel 2012 affermava che “la tecnologia è diffusa poco e male perché manca la curiosità di approfondire” (rapporto “Terzo settore: oltre il divario digitale”). Secondo THINK! i fattori all’origine del disinteresse sono: un atteggiamento culturale distratto e disattento, l’età media dei dirigenti nel terzo settore (troppo alta), le scarse disponibilità economiche, lo scarso interesse da parte di terzi a sviluppare tecnologie da impeigare nel non profit.

Una tendenza, quella dell’indifferenza verso il mondo della tecnologia, che varrebbe la pena cambiare, se non altro per stare al passo coi tempi. Secondo l’OCHA, nel 2012 si contavano nel mondo 6 miliardi di abbonamenti a telefoni cellulari; di questi, 1 miliardo è rappresentato dagli smartphone, “la cui capacità di calcolo è considerata più potente degli strumenti usati dalla NASA per mandare l’uomo sulla luna” (Humanitarianism in the network Age, OCHA, 2013).

Vedremo se il mio lavoro di ricerca sulle ICT4D in Italia e all’estero e i miei aggiornamenti qui sulle pagine di Vps riuscirà a smuovere il presunto distacco del mondo del non profit  dagli strumenti della tecnologia; vedremo, in particolare, se contribuirà alla trasformazione delle Ong in “Ong 2.0, ovvero quella nuova generazione di Ong sempre più creative, flessibili e disponibili al cambiamento, capaci di scoprire nuove dimensioni della cooperazione, laddove gli altri vedono solo crisi” (cit. Silvia Pochettino in “La cooperazione è morta, viva la cooperazione”).

photo credit: noodlepie via photopin cc

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