Crowdsourcing – Fare progetti 2.0

di Francesco Miacola

Partecipare ad un corso online, vincere il primo premio del contest e ritrovarsi a presentare il proprio progetto direttamente nella sede delle Nazioni Unite a New York!

Ecco il veloce excursus dell’avventura che ho vissuto nell’arco di pochi mesi a partire dall’inizio del 2014, quando ero alla ricerca di un argomento per la tesi di Laurea Magistrale in Architettura che mi permettesse di approfondire il tema della tecnologia e dell’architettura nei Paesi in via di sviluppo.

Interessato a sviluppare un’idea progettuale realizzabile in questo genere di contesti, ho guardato quali fossero le possibilità online e mi sono affacciato al mondo dell’e-learning incappando in un ‘corso-concorso’, ovvero un corso online finalizzato alla produzione di una soluzione progettuale stimolata dalla competizione tra gli stessi iscritti al corso.

Strutturato come un ‘massive open online course’(MOOC), un nuovo modello di insegnamento gratuito online, chiunque avrebbe potuto partecipare al corso replicando al quesito iniziale: come può l’architettura aiutare le persone nei momenti di emergenza causati da disastri naturali?

L’iniziativa, proponendo la produzione di un prototipo di scuola che fosse resistente ai disastri e che potesse venire utilizzata anche come rifugio di massa e centro comunitario nelle Filippine, ha portato migliaia di studenti, progettisti e soggetti con altre competenze, a confrontarsi sul tema della scuola in luoghi di vulnerabilità climatica.

Sorprendentemente il progetto realizzato da me insieme a una collega italiana, Veronica, collaborando a distanza con Yamuna, Marioma e Ysh – compagni di avventura ‘virtuali’ provenienti dall’India, dagli Emirati Arabi e dal Canada – ha vinto il concorso e ci ha portati a New York per la premiazione. Ora il progetto sarà realizzato dal governo delle Filippine.

Qui gli schemi della nostra costruzione e come dovrebbe apparire:

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L’obiettivo di questo corso è stato quello di stimolare l’innovazione, servire come mezzo di collaborazione internazionale, e di garantire la più ampia diffusione di nuove tecnologie nel campo della progettazione di scuole resilienti ad un costo sostenibile. Il corso si è trasformato così in un forum dove design, tecnologia e istruzione hanno potuto convergere ed i progetti dei prototipi selezionati, adattabili ad altre regioni in via di sviluppo, sono stati pubblicati online per garantirne la massima diffusione permettendo a chiunque di accedere ai dati dei progetti e dei progettisti.

Questa esperienza si inserisce all’interno delle realtà di crowdsourcing che si stanno affermando come una tendenza che trova sempre più spazio nel mondo della progettazione partecipata, grazie soprattutto ad una costante evoluzione e diffusione delle ICT, ovvero delle tecnologie digitali di informazione e comunicazione.

È da qualche tempo che ascoltiamo l’eco di iniziative basate su questo modello di partenariato sociale che vive di diverse tecnologie, e verso il quale molte aziende, grandi e piccole, si sono rivolte per dare un cambio di direzione ai loro progetti di impresa.

Il crowdsourcing è un modello di produzione e creazione di progetti che grazie all’impiego di tecnologie 2.0 ha creato parecchie opportunità per portare avanti iniziative agendo con un uso ridotto di risorse, grazie al contributo di partner e utenti: le ICT sono amplificatori che creano cambiamento quando sono adeguate alle condizioni ambientali, culturali ed economiche del contesto nel quale devono essere utilizzate e quando le persone sanno usarle.

Il potere del crowdsourcing sta nella comunità Internet. Il termine infatti è un neologismo coniato nel 2006 dal giornalista di Wired, Jeff Howe, e deriva dalla crasi tra le parole inglesi crowd+source+outsourcing: la progettazione, la realizzazione o lo sviluppo di un progetto viene affidato “ad un insieme di persone non organizzate in una comunità preesistente” (Wikipedia) e ciò viene favorito dagli strumenti messi oggi a disposizione dal web.

Questo genere di attività partecipativa online si basa sul concetto che, rivolgendosi ad una platea di persone più ampia (potenzialmente chiunque possieda una connessione alla rete internet) si potrà entrare in relazione con quelle più adatte a svolgere determinate attività o a risolvere problemi di una certa complessità: è quindi possibile sviluppare nuove tecnologie, o idee innovative in generale, ponendo un obiettivo comune ad una comunità di freelance vasta quanto il web, intercettando professionisti non motivati da un possibile beneficio economico quanto dalla possibilità di offrire i propri servizi su un mercato globale.

Particolarmente interessante è il fenomeno del crowdsourcing legato alla cooperazione e alla messa a disposizione di idee e progetti di sviluppo open source. Questa nuova realtà permette alle organizzazioni governative e non, di accedere a competenze elevate a basso costo, mobilitando e coinvolgendo i propri sostenitori e valorizzando le risorse presenti in un mondo in cui tutto è connesso.

All’interno di un contesto così ampio, l’esperienza che ho vissuto non è altro che la conseguenza dei tempi che cambiano: in un mondo così connesso creare relazioni e partenariati tra individui provenienti dagli angoli più disparati del mondo può dare opportunità e possibilità di sviluppo, che solo una decina di anni fa potevano sembrare impossibili.

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