Design Thinking e Data Visualization come risorse chiave per innovare la Cooperazione allo Sviluppo

Design Thinking per l’Innovazione Sociale e Data Visualization per il Bilancio Sociale: strumenti e metodologie innovative al servizio del mondo della cooperazione. Vuoi saperne qualcosa in più? Leggi l’intervista ai docenti e scopri il corso che fa per te!

Di Anna Filippucci

Innovare strumenti e metodi della cooperazione internazionale è una sfida ormai improrogabile. Con i corsi di formazione e i progetti che portiamo avanti, noi di Ong 2.0 cerchiamo di rispondere a quest’esigenza, contribuendo alla diffusione di nuovi approcci alla progettazione.

Sulla scia di quest’impegno condiviso, torna anche quest’anno il programma Innovazione per lo Sviluppo cui abbiamo contribuito realizzando 4 nuovi percorsi formativi articolati e completi, in collaborazione con Techsoup Italia. Si tratta di programmi dedicati agli operatori della cooperazione internazionale, ma adatti anche a chi vuole acquisire e mettere in pratica metodologie e strumenti innovativi nel sociale. 

Da due settimane ormai, sono aperte le candidature per i primi due corsi in partenza: Design Thinking per l’Innovazione Sociale e Data Visualization per il Bilancio Sociale.

Per introdurre i temi e i protagonisti dei due percorsi abbiamo deciso di intervistare Azzurra Spirito e Giovanni Pierantoni, rispettivamente docenti di Design Thinking e Data Visualization. 

  • Come e perchè ti sei inizialmente interessato/a al tema oggetto del tuo corso?

Azzurra: Nella mia pratica mi sono sempre occupata di abilitare le comunità ad agire per il bene comune. Inizialmente mi sono concentrata su comunità minoritarie e seconde generazioni, recentemente sono arrivata invece a concentrarmi su sviluppo di modelli e policy. Ho sperimentato moltissimi strumenti a tal fine, da forme innovative di costruzione narrativa fino alla progettazione sociale. 

La domanda ricorrente per me era “cosa serve realmente alle comunità per cui stavo progettando?”, con l’urgenza di attivarne le risorse nello sviluppare soluzioni realmente rispondenti alle loro esigenze e capaci di evolvere autonomamente. Il framework offerto dal design thinking e la sua permeabilità ad altri approcci mi ha mostrato come sia possibile raggiungere questi obiettivi, in ambiti e territori molto diversi.

Giovanni: Mi occupo di progettazione da oltre 15 anni. Una buona progettazione non esiste senza un attento e profondo studio del mondo in cui si vive e si opera. Parlando di design di prodotto, ad esempio, è impossibile fare un nuovo prodotto senza avere studiato nel dettaglio tutti i competitors, i rispettivi prodotti, le tecniche produttive, le campagne pubblicitarie, etc. Per fare questo, e va fatto molto bene, c’è bisogno di raccogliere tanti dati e informazioni di varia natura, e poi, in seconda istanza bisogna elaborare tutti i dati e renderli oggettivi e ben comprensibili a tutto il team. Quindi, concludendo, l’interesse nasce da una esigenza di comunicare nel modo più efficace importanti moli di dati.

  • Qual è il valore aggiunto che questo corso dovrebbe fornire a un cooperante?

Azzurra: Il design thinking è prima di tutto l’occasione di porre in dialogo le proprie competenze con uno specifico mindset, quello dei designer. Su questo aspetto può essere utile un chiarimento: quando parliamo di design non intendiamo quello tradizionalmente inteso come attenzione allo sviluppo di un prodotto, magari in ambito manifatturiero. La moderna concezione vede in questa professione la capacità di abilitare un sistema relazionale desiderato: stimolandolo e infrastrutturandolo attraverso comunicazione, prodotti e servizi. Questo corso assume quindi valore per chi opera nella cooperazione allo sviluppo in quanto offre la possibilità di acquisire strumenti di facile utilizzo, che allenino a queste competenze, e metodi/pratiche facilmente condivisibili con il proprio team e stakeholder. In particolar modo perché focalizzato rispetto all’Innovazione Sociale, una categoria che cresce con forza per la capacità di connettere esperienze diverse: riuscire ad acquisire il linguaggio che renda evidente questa relazione è davvero prezioso per chi opera in questa direzione e spesso fatica a renderlo riconoscibile.

Un testo fondamentale per approfondire e comprendere meglio il tema dell’Innovazione Sociale è il Libro Bianco Per l’Innovazione Sociale, di cui consiglio fortemente la lettura!

Giovanni: Prima di tutto una coscienza diversa del proprio lavoro. Il rischio che noi tutti corriamo è di dare per scontato e/o trattare come prassi il nostro lavoro, in realtà, ogni lavoro, è un bene ricco di dati e informazioni. Informazioni che, prima di tutto, bisogna avere coscienza di possedere e poi bisogna poterle condividere con successo al team e a tutte le persone presenti nell’intero processo.

  • Dicci qualcosa in più sulla metodologia del corso: cosa aspetta i partecipanti?

Azzurra: Ong 2.0 e TechSoup, con il supporto di Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo, rendono possibile un’occasione preziosa di formazione dedicata. Il percorso che abbiamo sviluppato permetterà ai partecipanti di acquisire nuove capacità e competenze, strutturate per essere agilmente trasferite al proprio team (anche) attraverso la sperimentazione su un caso concreto. Grazie alla library di video-pillole i partecipanti potranno iniziare a prendere dimestichezza coi concetti base del design thinking e dell’innovazione sociale, esplorando in autonomia i contenuti in funzione delle loro esigenze e disponibilità di tempo. All’avvio del percorso, con il mio supporto, identificheranno il proprio project work e attiveranno il team. Ogni martedì, a partire dal 12 gennaio, si alleneranno nell’uso degli strumenti alternando sessioni online di sperimentazione su casi condivisi ad approfondimenti teorici. Riceveranno feedback sull’avanzamento delle loro applicazione al project work, avendo così l’occasione non solo di acquisire competenze nuove ma di confrontarsi con colleghi attivi in diverse parti del mondo sviluppando una vera e propria comunità di pratica.

Giovanni: Da oltre quattro anni insegno in differenti Università, corsi di varia natura: dalla progettazione industriale, alla storia della grafica e dell’illustrazione, dalla morfologia all’ergonomia; questo fa sì che il metodo che applicherò ha delle forti e consolidate basi universitario/accademiche, nate però dalla pratica e dal lavoro di tutti i giorni. Per questi motivi le lezioni teoriche saranno sempre affiancate ad esempi pratici e nelle sessioni live i partecipanti saranno invitati a presentare i loro casi, di modo da discuterne e parlarne in maniera pragmatica.

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