Diario dal Senegal, tra ICT e agricoltura. Dakar, primo giorno.

Atterrato. 20.45 locali. Dov’è Koulibaly? Dopo 12 ore in viaggio la stanchezza si è già fatta sentire e la coda chilometrica per controllo documenti e sicurezza sanitaria non sono d’aiuto. Dopo l’ennesimo controllo passaporto durato 20 minuti (ho un passaporto sfigato, o sono io che ho una brutta faccia) e con tre zaini in spalla eccomi fuori dall’aeroporto. Una distesa di centinaia di persone sorreggono un cartello con nomi in tutte le lingue. Dov’è Giorgio?
Toubab, taxi? Phone? Hotel? Ma ecco che nella folla, avanzando diversi metri trovo lo sguardo di Koulibaly, ed una stretta di mano mi dà presto la forza di caricare gli zaini in macchina e partire verso un letto, una doccia e un caffè lungo, arabo, aromatizzato al cardamomo (portato da casa).
Tempo delle presentazioni, due battute sull’Italia, sul calcio e sulla politica del Paese e son già “sotto” la zanzariera a dormire. O si dice “dentro”?
Il risveglio è alle 5, dato dal muazzin e dai minareti a fianco. Un paio d’ore e mi ritrovo con Koulibaly, non più vestito con abiti locali ma in giacca e cravatta. Vuoi la stanchezza ed il fuso orario (di due ore, ma è sempre una buona scusa) non l’avevo subito riconosciuto. Mi faccio raccontare il suo lavoro ed il suo ruolo all’interno della rete di micro imprese rurali e mi introduce il progetto al quale lavorerò nei prossimi 3 mesi. “Come primo giorno può andare, vai e goditi Dakar”. A piedi fino all’oceano, abbellito da decine di piroghe, a piedi anche il ritorno, tra viette colorate e merci d’ogni tipo provenienti da ogni dove.
L’indomani sarà la volta di Saint Louis, dove incontrerò Matteo, cooperante CISV e coordinatore del progetto al quale collaborerò. Bon, Dakar ci si rivede tra una quarantina di giorni 😉
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