Diario del Senegal, pensieri sulla via del ritorno

Sono fermo in aeroporto. Avvolto da mille pensieri vengo riportato alla realtà “grazie” alla coppia di signori spagnoli seduta di fianco a me: non so come, ma probabilmente stanno facendo a gara di chi ha comprato i souvenir più trash.
Cerco di distrarmi, mentre il grande orologio davanti a noi dice che tra meno di un’ora inizia l’imbarco.

Di Giorgio Gotra

L’aeroporto di Dakar, quello che tra poco verrà smantellato e trasferito fuori città, non offre particolari attrazioni o svaghi, se non la gente stessa.

Ripenso così alle cose fatte poche ore prima: il tragitto in taxi sembrava non finire mai, il traffico della capitale, il canto dei muazzin, i venditori ambulanti e gli odori di cibo sembravano mi volessero tenere lì. Ed io ad occhi chiusi pensavo a tutte le persone incontrate sulla mia strada fino a quel momento. Le ultime settimane a Dakar sono state completamente diverse dalla routine di Saint Louis, ed il ritorno nella capitale ha visto un lavoro quasi esclusivamente dedicato a interviste e incontri per proseguire nella nostra ricerca centrata sulla question foncier.

Grazie ad alcuni contatti forniti dall’università, dal CISV e da ex studenti che già si erano occupati della tematica, siamo riusciti ad approfondire meglio la controversa questione della riforma del foncier, sui rapporti tra i soggetti implicati che determinano il fragile equilibrio attuale e sui possibili sviluppi e ricadute che un cambiamento giuridico potrebbe innescare.

Tra i tanti incontri avuti in circa 3 settimane (UTL cooperazione italiana, prof. universitari, presidente del catasto cittadino, etc…) uno dei più significativi è stato quello alla FAO: presso la sede nazionale dell’organizzazione abbiamo incontrato Mr. Kader, esperto giuridico sulla questione foncier e sull’agricoltura, il quale dopo anni trascorsi a lavorare sul campo a Saint Louis e Casamance ha intrapreso la carriera UN. Oltre all’estrema disponibilità mostrataci nel rispondere a tutte le nostre domande (e farcene qualcuna per metterci alla prova) mi ha colpito la passione sull’argomento trattato: già solo dagli occhi si capiva quanto fosse cara la questione al nostro interlocutore. Il fatto che sia stato in grado di fornirci una panoramica dettagliata e critica (nonostante il ruolo ricoperto) è stato un buon fattore motivante per la nostra ricerca.

Un’altra cosa degna di nota (ma forse solo per il sottoscritto e collega (Cecilia Nessi, ndr) è stata la possibilità di svolgere l’intervista in un clima quasi informale e soprattutto a una temperatura accettabile, ovvero sopra i 15 gradi. Non sono impazzito, anzi. In quasi tutti gli uffici amministrativi i condizionatori (attivati spesso con ventilatori al seguito) erano impostati su una temperatura di 13/14 gradi, dimenticandosi della questione ambientale e del risparmio energetico: per questo (nel caso fossero previsti incontri con autorità locali o nazionali) consiglio a chi dovesse fare esperienze simili alla mia, di portarsi sempre dietro un maglioncino, anche se il termometro esterno dovesse segnare i 40 gradi.

Tra un pensiero e l’altro, mi ritrovo all’inizio dell’imbarco e documenti alla mano mi metto pazientemente in fila.
Lì ripenso al tassista (ed alla sua pazienza in mezzo al traffico). Una volta aiutato a prendere gli zaini dalla vettura mi porse la mano sinistra e io quasi imbarazzato cercai di porgere l’altra mano: “Lo so che la sinistra per salutarsi è ‘vietata’, ma qui da noi in Senegal quando qualcuno parte, lo si saluta con la mano sinistra per far si che ritorni” mi disse. “Ah, ok”, risposi. “Non vuoi tornare?”. “Ma certo, è che essendo mancino mi hanno sempre guardato storto per aver cercato di salutare con la sinistra”. Un sorriso ed il taxi giallo era già sparito nel traffico.

Cinture allacciate e dimostrazioni di sicurezza terminate arriva l’avviso che devo spegnere il tablet.
Mentre cerco di chiudere gli occhi sento la voce del vicino: “Senti scusa, ma io e te non ci siamo già visti? Non eri per caso a Saint Louis nei mesi scorsi?”.

Ma prima della fine… Un piccolo souvenir: una foto della prima (e unica pioggia)!

La prima e unica pioggia in Senegal

Photocredits: Giorgio Gotra

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