Elezioni in Kenya | MapKibera e Ushahidi in co-working
Tecnologia e fervore politico si incontrano nell’ultimo giorno di campagna elettorale in Kenya.
Mentre i sostenitori rossi di Uhuru Kenyatta e arancioni di Raila Odinga puntano a convincere fino all’ultimo elettore, all’ iHub – il polo tecnologico di Nairobi – lo staff di MapKibera lavora per monitorare l’evento in tempo reale. E prevenire violenze tribali.
di Elisabetta Demartis
Nonostante il numero cospicuo di candidati, durante l’ultimo giorno di campagna elettorale le “squadre” in campo sono state due: quella di Uhuru Kenyatta e quella di Raila Odinga. Per il suo lavoro di monitoring election MapKibera sta lavorando in co-working con Ushahidi, seguendo le elezioni direttamete dall’IHub.
Kenya: le campagne elettorali
Macchine e camion pieni di gente in giro per le strade urlando, cantando e lanciando volantini per aria. Nonostante il numero cospicuo di candidati, durante l’ultimo giorno di campagna elettorale le “squadre” in campo nelle strade erano due: quella arancione e quella rossa.
La prima vede lo schieramento di elettori con magliette e cappelli di color arancione; loro sono gli elettori di Raila Odinga.
La seconda, invece, sono i sostenitori di un altro candidato, Uhuru Kenyatta, e vestono di rosso. Quest’ultimo è stato accusato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra contro l’umanità nel suo presunto coinvolgimento nelle violenze post-elettorali del 2008; al momento sembra il favorito per salire alla presidenza del paese.
I candidati del Kenya sono otto:
- Martha Karua della Coalizione dell’alleanza nazionale arcobaleno (NARC)
- Peter Kenneth dell’Alleanza dell’Aquila
- James Ole Kiyapi del “Restore and Build Kenya Party”
- Uhuru Kenyatta, figlio del “padre fondatore” del Kenya e alla guida dell’Alleanza del Giubileo
- Musalia Mudavadi, attuale vice primo ministro
- Raila Odinga della Coalizione per le riforme e lo sviluppo
- Paul Muite, del SAFINA
- Mohamed Abduda Dida, dell’ARK
Dopo ventiquattro anni di dittatura di Moi e dopo i disordini e le violenze post-elettorali del 2008, queste elezioni sono tra le più importanti della storia del Paese. Pubblicità dei giornali, copertine di quotidiani, programmi e eadvertisement in televisione: la priorità è portare i cittadini al voto in maniera democratica e partecipativa, con una prospettiva di pace e responsabilità.
MapKibera e Ushahidi in co-working
Per il suo lavoro di monitoring election MapKibera utilizza la piattaforma Uchaguzi , creata da Ushahidi appositamente per le prossime elezioni del 4 Marzo e con lo scopo prioritario di collegare in tempo reale il lavoro dei reporter con le segnalazioni della crowdmap. È così che le due organizzazioni di Nairobi hanno deciso di lavorare fianco a fianco usando come postazione i comodi divanetti dell’IHub.
Computer portatili, sedie ergonomiche, grandi lavagne per brainstorming e smartphone in mano: questo è l’IHub. O meglio, la gente che ci lavora. Oggi, lunedì 4 Marzo, i computer e mobile devices sono in netta maggioranza rispetto alle persone che li utilizzano.
Monitoring elections: Media Team e SMS Team
Grazie a questa infografica realizzata dai designer di Ushahidi, il lavoro condotto all’IHub risulta molto più chiaro e schematico.
Sostanzialmente, ci sono due gruppi di osservazione: il Media Monitoring team e l’SMS team.
Il primo si sta occupando di raccogliere notizie dai media mainstream e monitorare l’andamento delle elezioni, integrandole con le news dei reporters in giro per i seggi e per le strade degli slums e aggiornare così i siti web e blogs.
Il secondo è quello che sta monitorando i reports inviati tramite SMS dai reporters, tradurli dal Ki-swahili all’inglese (se necessario) e integrare i dati nella crowdmap.
Il lavoro di MapKibera e dei suoi trenta reporter, si occupano delle aree di Kibera, Mathare e Mukuru, tre tra i più grandi e problematici del Kenya.
La speranza di organizzazioni interazionali, comitati per la pace e per la responsabilizzazione alla cittadinanza al voto come l’IEBC è quella che il periodo elettorale si concluda con la proclamazione del presidente, senza che questo degeneri per i soliti motivi di tribalismo.
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