Il GPS entra nel mondo della cooperazione

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Il GPS è ormai diventato un dispositivo di uso comune, presente su tutti gli smartphone, ma raramente si conoscono tutte le sue potenzialità per la gestione del territorio. Maurizio Foderà, topografo ed esperto di GIS (Sistemi Informativi Geografici), ci racconta perché il sistema GPS sia così importante e quali applicazioni concrete, anche nella cooperazione, possa trovare.

di Lorenzo Ciancaglini

Il  GPS è ormai diventato un dispositivo di uso comune, ma raramente si conoscono tutte le sue potenzialità e modalità di funzionamento. E proprio attraverso il GPS si alimentano le banche dati dei GIS, i Sistemi Infomativi Geografici,  progettati per unire cartografie, eseguire analisi statistiche e gestire i dati attraverso tecnologie database. Ormai il GIS si usa ampiamente anche nel mondo della cooperazione, vista l’utilità per i policy maker e i decision maker che operano in loco, che tramite queste nuove tecnologie possono pianificare i vari interventi sul terreno.

Dalla mappatura delle infrastrutture di un paese al monitoraggio dello spostamento dei profughi, alla valutazione dei mutamenti territoriali indotti da un progetto.

Con il sistema GPS si raccolgono i dati sul campo, dati che vanno ad alimentare le banche dati dei sistemi informativi geografici. “Con l’ausilio di software e satelliti riusciamo a raccogliere gli attributi che sono il carburante del GIS. Raccogliamo dati di posizione e dati qualitativi” spiega Maurizio Foderà, topografo ed esperto di GIS, titolare dal 1995 dello Studio di topografia applicata Foderà

  

Ci fai qualche esempio di uso concreto?
“Con la cooperazione ho avuto la mia prima esperienza nel 2012. Ero con Giuliano Ramat (docente dei corso GIS base ed avanzato per ONG 2.0 N.d.R.) in Somaliland. Abbiamo utilizzato il GPS per iniziare a creare un catasto comunale all’interno di un programma pilota. Abbiamo raccolto alcuni dati sul campo, andando a posizionare in cartografia i fabbricati.  Poi altri operatori hanno rilevato altri attributi particolari ed abbiamo riversato il tutto nel GIS. In questo modo abbiamo ottenuto una prima mappatura della zona”.

Un’ altra esperienza. Il progetto per la creazione di un catasto del sottosuolo a Mazara del Vallo, Trapani. Abbiamo mappato elementi sul campo utilizzando un palmare GPS. Erano dati relativi alle reti tecnologiche. Tombini, caditoie, punti luce, tubature. C’è stata una certa risonanza a livello nazionale e internazionale. Questo è un buon esempio di raccolta dati GPS per il mapping GIS. Ma in generale qualsiasi mappatura da una maggior conoscenza del territorio e rende il suo utilizzo più razionale. I danni ambientali spesso derivano dal fatto che non abbiamo conoscenza del territorio. Andare a mappare ciò che c’è nel sottosuolo serve ad avere elementi di analisi per la gestione delle reti. A volte un comune rilascia un’autorizzazione di scarico in fogna ma la fogna non c’è. Oppure durante alcuni scavi si rompono delle tubature perché non c’è stata una mappatura preventiva, non si sa cosa ci sia nel sottosuolo”.

Terrai a breve un workshop online sull’uso dei GPS, come si articoleranno le lezioni?
“Saranno due lezioni frontali. Per seguirle sarà sufficiente avere una qualche conoscenza dei GPS, quelli comuni, contenuti in ogni smart phone. Inoltre fornirò alcuni plug-in per poter inserire dei dati, provenienti dal GPS in un software GIS, certamente open source. Come GVsig o QgisQuesto ciclo di webinar è la naturale prosecuzione del corso GIS di ONG 2.0, sia in versione base che avanzata.  Uno dei presupposti più importanti per il GIS è la manutenzione e l’aggiornamento di banche dati territoriali. Questo impareremo a fare”


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