ICT e Sviluppo: 9 principi e 5 metodi per iniziare
Si è concluso lunedì 21 novembre il primo modulo del corso ICT Innovations for Development su “innovazione sociale e tecnologia per lo sviluppo”. Joshua Harvey, Consulente UNDP per lo Human Centered Design e relatore di questa prima parte del corso, ha guidato i partecipanti nell’approfondimento della storia della relazione tra sviluppo e innovazione, e nella scoperta dei principi e dei metodi dello sviluppo digitale.
Cosa vuol dire “sviluppo”? E cosa si intende per “tecnologia per lo sviluppo”? Il primo passo durante il modulo introduttivo del corso ICT Innovations for Development è stato quello di definire questi due concetti partendo dalla loro evoluzione storica fino ad arrivare a definire il diffuso acronimo “ICT4D”: l’applicazione pratica delle conoscenze e delle tecnologie per l’incrocio di risultati, dati e reti nelle trasformazioni sociali e nell’assistenza durante e dopo le crisi.
L’ipotesi da cui si parte nell’ambito dell’innovazione sociale e del digital development è che le comunità verso cui è indirizzata la nostra iniziativa utilizzino le ICT, e che queste possano creare nuove opportunità di cambiamento e di trasformazione del contesto socio-economico. L’innovazione, quindi, come specifica la Standford Social Innovation Reviw (SSIR), è sia prodotto che processo; “quando parliamo di innovazione per lo sviluppo non parliamo di tech, delle parti strutturali di un oggetto, parliamo invece di come la tecnologia può intervenire in un determinato contesto sociale, di processi che generano soluzioni in risposta ai bisogni delle persone” spiegava il relatore. Lo sviluppo digitale infatti deve essere “people oriented”, un progetto deve essere ideato, strutturato e implementato per e con le persone destinatarie del prodotto o servizio cui si vuol dar vita.
“Purtroppo la teoria e la pratica, come spesso accade, non coincidono”, continuava Joshua, “ma (grazie al cielo) abbiamo dei principi, che possono guidarci nella progettazione e nell’implementazione dei nostri interventi”; durante la seconda sessione del modulo infatti, il relatore ha presentato e approfondito i principi fondamentali del digital development:
1. Progettare con l’utente: a chi è indirizzato il progetto? Chi sono gli stakeholder? Come le esperienze dell’utente possono ispirare l’ideazione del progetto? In che modo possiamo capire quali sono i veri bisogni e le necessità dei destinatari?
2. Comprendere l’ecosistema esistente: cosa sta succedendo nel contesto in cui devo agire (politiche, infrastrutture, competenze, bisogni, desideri)? Quali sono le idee, le opinioni delle persone riguardo il problema? Qualcuno ha già provato a risolverlo? Quali sono i limiti? Esistono mezzi che favoriscono delle soluzioni?
3. Progettare “su scala”: il progetto è strutturato a partire dal contesto specifico, dal numero e dalla tipologia degli utenti? il prodotto o servizio è orientato ad una crescita successiva? Come costruire strumenti o prodotti oggi per permettere la crescita in futuro?
4. Progettare per la sostenibilità: il progetto o servizio è indipendente? Potrà esserlo in futuro? Riesce ad autosostenersi finanziariamente?
5. Lasciarsi guidare dai dati: l’intervento si basa su misurazioni? Cosa si è misurato? Come vengono utilizzate le misurazioni?
6. Usare “open standards, open data, open source, open innovation”: quanto il prodotto o servizio è un bene pubblico? È accessibile a tutti? Sono pubblici e accessibili anche i dati raccolti, le misurazioni, i documenti, le metodologie di lavoro?
7. Riutilizzare e migliorare: sono stati valutati le tecnologie e gli strumenti già esistenti per rinnovarli e riutilizzarli?
8. Non dimenticarsi di privacy e sicurezza: i dati sensibili sono tutelati? Le norme sulla privacy e la sicurezza vengono rispettate? Oltre alle norme di legge, si utilizzano altri strumenti per garantire la privacy e la sicurezza degli individui?
9. Essere collaborativi: il progetto migliora ed è più efficace quando coinvolgiamo numerose prospettive e punti di vista differenti, quindi, come posso coinvolgere più persone?
“Questi principi sono molto utili per assicurarci che stiamo costruendo un buon prodotto in modo responsabile ed efficace”.
Infine, durante l’ultima lezione del modulo si è passati dalla teoria alla pratica, con la presentazione di alcuni metodi per concretizzare i concetti e i principi analizzati.
“I metodi sono le cose concrete che facciamo, come traduciamo le nostre idee nella pratica”.
Alcuni esempi di metodi di cui si è parlato sono:
• Design researches: l’idea centrale di questo approccio è quella che pone al centro di tutta l’ideazione e della progettazione del prodotto o servizio le esperienze, i bisogni e le preferenze degli utenti; si potrebbe sintetizzare e semplificare nella domanda: “cosa succede se costruisco una sedia non perché so come è fatta una sedia, ma sulla base di come le persone si siedono sulla sedia?”.
• Prototyping: non si tratta semplicemente di costruire qualcosa, ma di costruire qualcosa, anche già esistente, migliorandolo in base a ciò di cui abbiamo bisogno. È un’estensione del primo punto, è un processo che parte sempre dalle necessità dell’utente: si osserva e si cerca di comprendere i suoi bisogni per poi rispondere con un prodotto adeguato. Per questo è importante prevedere una fase in cui si valuta la risposta dell’utente, per cercare di migliorare il prodotto in base a questa.
• User Testing: è la fase in cui si valuta la risposta dell’utente, per migliorare il prodotto in base a questa. È una prova del prototipo, è un ulteriore passo avanti dopo il prototyping, per assicurarsi che il prodotto o servizio sia adatto all’utente e per capire cosa non va.
• Agile Development: anche in questo caso il focus è l’utente. Non si elencano più semplicemente le attività o gli strumenti, ma si considerano storie di persone; queste storie esprimono necessità, e queste necessità vengono tradotte nei requisiti dello strumento che stiamo costruendo. Si tratta di un processo interattivo, non si parte da un concetto o da uno studio per arrivare in modo lineare al prodotto finale, ma si procede tramite una continua rielaborazione.
• Lean: a questo punto è necessario introdurre il prodotto nel mondo reale, per capire se il servizio è adeguato al contesto. È necessario capire come immettere nel mercato il prodotto o servizio attraverso una precisa strategia, un vero e proprio business model, che renda il nostro prodotto competitivo e preferibile rispetto ad altri.
Tutte queste differenti metodologie si inseriscono in un unico quadro d’azione, che identifica la persona come elemento centrale e fondante del progetto. Dopo l’osservazione e la comprensione delle preferenze e delle necessità dell’utente e dopo l’analisi approfondita di queste, è possibile passare alla fase di progettazione. Una volta sviluppato il prodotto, questo deve essere sottoposto a verifica e modificato, ripetendo questo procedimento fino al raggiungimento di un risultato che sia efficace e people oriented.
Photo credit: Beyond Access Initiative
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!