Internet libero? Forse ancora per poco
Fino al 14 dicembre a Dubai si tiene una conferenza che potrebbe cambiare il modo in cui navighiamo, produciamo e condividiamo contenuti su Internet: è la World Conference on International Telecommunications (WCIT), organizzata dall’Itu (Unione internazionale delle telecomunicazioni), che, secondo Reporters sans Frontières potrebbe mettere a rischio la libertà di espressione online in tutto il mondo.
di Donata Columbro
L’obiettivo principale della conferenza, che si svolge a porte chiuse, è quello di estendere l’autorità di regolamentazione dell’ITU in rete, dal momento che l’ultima revisione delle regole risale al 1988 quando venne creato l’ICANN, sistema ancora oggi utilizzato per gestire i domini e altri aspetti del funzionamento di internet, criticato per essere troppo soggetto all’influenza degli Stati Uniti.
Decidere di cambiare regole che potrebbero essere obsolete non è sbagliato di per sè, ma associazioni come Reporters Sans Frontieres, la Mozilla Foundation e anche compagnie multinazionali come Google hanno fatto notare come a prendere decisioni cruciali sul futuro della libertà della rete saranno soltanto i governi, a porte chiuse e senza il confronto con la società civile, secondo il modello “un paese – un voto”.
L’Itu in pratica non è un organismo trasparente. Questo contrasta con la struttura stessa di internet, ovvero “un insieme di reti indipendenti in tutto il mondo”, e con le norme su cui è stato creato, nate da libere discussioni online e non dalle priorità di un particolare governo o società.
Le proposte dell’ITU non sono pubbliche e per questo il sito WCITLeaks ha invitato i partecipanti alla conferenza a rilasciare informazioni in modo anonimo attraverso il suo portale per discutere in anticipo le proposte dei governi. Come ad esempio quella che si legge in un documento degli Emirati Arabi Uniti supportato da Russia, Cina, Arabia Saudita e Sudan, con l’obiettivo di estendere radicalmente l’autorità dell’ITU su Internet, non solo sulle attività delle società di telecomunicazioni più importanti, come le autorità statunitensi consigliano, ma anche su una serie di social network e piattaforme.
Una delle sue disposizioni contesta il modo in cui il settore privato attualmente gestisce una grande quantità di gestione degli indirizzi di Internet, stabilendo che: “Gli Stati membri hanno il diritto di gestire tutte le denominazionI, numerazionI, indirizzamento e le risorse di identificazione utilizzate per le telecomunicazioni internazionali / servizi ICT nel loro territorio”.
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