Kenya | Un laptop a scuola per ogni bambino

 

Il Kenya vorrebbe diventare il cuore tecnologico dell’Africa implementando le risorse per l’elearning nelle scuole; ma questa può essere l’unica strategia per cancellare le profonde ineguaglianze che esistono nel Paese?


Da qualche giorno, il governo del Kenya ha annunciato quella che sarà la sua strategia per trasformare radicalmente il metodo di insegnamento nelle scuole: l’intenzione è quella di investire 600 milioni di dollari, equivalenti a 53 miliardi di scellini kenyani, per dotare le scuole di un milione e 300mila laptop.

Questo progetto è uno sforzo verso una radicale trasformazione dell’insegnamento tradizionale in eteaching ed elearning; inoltre, è ormai nota l’aspirazione del Kenya di diventare una sorta di stella polare per lo sviluppo tecnologico dell’Africa, il protagonista della digitalizzazione del continente africano.

Le criticità di questo “progetto laptop”, però, sono molte: in primo luogo, per finanziare il programma, sono state sottratte risorse a settori altrettanto importanti. Infatti, il bilancio pubblicato questo mese, ha mostrato che i fondi che saranno destinati alla salute pubblica sono 34,7 miliardi di scellini, mentre quelli stanziati per la polizia sono 67 miliardi. Troppo pochi, secondo molti, in un paese in cui le risorse finanziare sono molto limitate, e, a questo punto, anche mal distribuite.

In secondo luogo, le critiche fanno riferimento all’attuale situazione sociale del Kenya: infatti, il paese è caratterizzato da una fortissima diseguaglianza sociale ed economica. La metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e la differenza tra i ricchi e i poveri è netta e molto ampia; l’istruzione non è accessibile a tutti: nonostante la scuola primaria sia gratuita, più di un milione di bambini in età scolare non frequenta la scuola. Dal momento che l’istruzione rappresenta sicuramente un mezzo imprescindibile per avere almeno una chance di uscire dalla povertà, sarà davvero così efficace questa strategia tecnologica? Il fatto di non avere insegnanti preparati, di partire da una posizione svantaggiata, non porterà un ulteriore aumento del digital divide fra chi ha già delle conoscenze, degli strumenti e delle capacità sviluppate e chi invece parte da zero?

Inoltre, la mortalità infantile del paese è molto elevata: cosa comporterà il fatto di non occuparsi di sanare questa situazione, privilegiando invece la tecnologizzazione del sistema scolastico?

Il progetto del Kenya è audace e innovativo, ma rischioso, e rivela aspetti contrastanti delle nuove tecnologie stesse, che non possono essere viste come salvagente per risolvere tutti i problemi dei paesi in via di sviluppo. La forte ambizione che da anni ha il Kenya potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: infatti, se da una parte la tecnologia, con tutti i suoi strumenti, può essere un modo per accelerare lo sviluppo economico e sociale di un paese, dall’altro questo non può neanche essere l’unico investimento su cui puntare per migliorare le condizioni di vita della popolazione, e non può essere nemmeno una scorciatoia per evitare di sistemare le cose concrete che già non vanno.

Un laptop non può sostituire una classe, un insegnante preparato, una scuola funzionante; può essere visto come un’innovazione, ma non come la soluzione unica per migliorare le prospettive di vita e lavorative delle nuove generazioni.

 

 

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Photo credits by Ntugi Group

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