Media, ricetta anticrisi: più trasparenza e partecipazione
Nuovi linguaggi, nuove strutture, trasparenza e micro-network per cambiare la copertura mediatica della crisi economica: queste in sintesi le parole chiave scaccia-crisi emerse dal webinar “Via dalla Crisi“, realizzato nell’ambito del progetto Creating Coherence on Trade and Development.
Sei relatori, più di 30 partecipanti da diversi paesi europei e tre ore di conferenza per ragionare sulla narrazione mediatica della crisi economica e sociale come veicolo di cambiamento. Questi i numeri del webinar ospitato stamane da Volontari per lo Sviluppo con la moderazione di Monica Di Sisto, vicepresidente di FairCoop, che ha introdotto gli ospiti presentando in anteprima le conclusioni del wiki-manuale di best practices per un equilibrio dell’informazione sulla crisi economica.
Il primo esperto internazionale a prendere la parola è Matteo Maggiore da Bruxelles, che interviene portando la sua esperienza di Controller International Policy della BBC: “nel modo in cui le grandi corporation affrontano la crisi si possono leggere tre punti chiavi da affrontare, sia dal punto di vista del giornalismo, sia delle istutuzioni: trasparenza, imparzialità e nazionalismo delle notizie.” La trasparenza è letta da un punto di vista positivo, in un’epoca in cui “siamo tutti nudi” in rete, grazie ai social network, ma anche in negativo, perchè “il flusso di informazioni è aumentato enormente, da quando i media non sono più gli unici editori delle notizie”. L’imparzialità è un “valore in cui credere”, secondo Maggioni, ma senza illudersi che possa riguardare tutti i tipi di news media: con il nazionalismo delle notizie, ultimo nodo affrontato dal Controller Policy della BBC, si tende a guardare al proprio interno, al locale, con tutti i rischi che questo approccio comporta nel trascurare la cronaca internazionale. Basti pensare che “gli unici paesi a investire nel giornalismo internazionale sono Cina, Russia, Iran, non per migliorare la copertura delle notizie, ma per veicolare le informazioni secondo il loro punto di vista”, conclude Maggioni.
A confermare questa tendenza è Burghard Ilge, attivista dell’ong olandese Both Ends partner di Mais, che sottolinea come “il ruolo dei canali di notizie più importanti al mondo quali Reuteers, BBC, CNN durante le conferenze internazionali, come ad esempio il Wto, influenza moltissimo l’andamento stesso dei summit. Ad esempio posso confermare che l’informazione mass-mediatica copre di più i paesi che appartengono all’OECD rispetto alle altre piccole delegazioni, ma questa rappresentazione può deviare l’opinione pubblica e con essa le decisioni politiche. Come correggere queste distorsioni?”
A rispondere è Michele Sorice, docente e direttore del Centre for Media and Communication Studies “Massimo Baldini”, università Luiss Guido Carli Leopoldo Tartaglia, secondo il quale “è necessario sostituire la logica commerciale dei media con una “Wiki-logic”. Questo perché “la democratizzazione delle notizie ha prodotto un abbassamento della qualità, un dumping-down inevitabile per raggungere le masse”.
Unanime è la risposta alla proposta di Alberto Zoratti, presidente di FairCoop: “bisogna costruire piccoli network specializzati che seguano la filiera dell’informazione dall’inizio alla fine, per veicolare un messaggio più corretto e più equilibrato anche sui grandi temi economici, più difficili da comprendere e da diffondere tra la gente”. Ludovica Iona porta nel concreto la discussione con l’esperienza di Sblocchiamoli, campagna di informazione e advocacy sul tema “Cibo salute e saperi senza brevetti”. “La comunicazione è difficile sia nei confronti del pubblico che dei media”, spiega Iona”, il lavoro più difficile per noi è stato proprio quello di studiare report, informazioni e dati che possano raccontare alla popolazione che un brevetto sul cibo o sulle medicine influenza la nostra vita quotidiana”.
A concludere il meeting è Elisa Gallo presentando i progetti di Mais che portano alla creazione di reti di contadini a nord come a sud proprio con la logica di micro-network evidenziata dai relatori precedenti.
Anche noi di VpS abbiamo raccontato come si può realizzare un’alternativa sostenibile nel mondo della cooperazione internazionale con il progetto Ong 2.0, che raccoglie esperienze di ong strutturate secondo il “modello internet” (open source, wiki, trasparenti e ‘virali’) che hanno deciso di investire nella comunicazione partecipata dei social media con creatività, per attivare la mobilitazione attorno a quei temi di solito esclusi dal mainstream.
Il wiki-manuale uscirà nei prossimi giorni arricchito anche dagli elementi emersi durante il dibattito, che potete rileggere in formato ‘tweet’ grazie allo Storify realizzato da VpS.
La conferenza è stata promossa da Fair e Mais, dal Consorzio europeo Creating Coherence on Trade and Development, dal Center for media and communication studies “Massimo Baldini” dell’Università Luiss in collaborazione con Volontari per lo Sviluppo.
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