Sistemi di monitoraggio e valutazione: un importante elemento di trasparenza

Monitoraggio e valutazione di un progetto, sembrano terribili parole in “burocratese”, ma nascondono una realtà molto semplice: per realizzare al meglio un’attività, qualunque essa sia, bisogna avere sotto controllo una gran quantità di elementi.

I sistemi di monitoraggio servono proprio a questo: impostare il controllo dei diversi aspetti di un’attività passo passo.

“Sono strumenti fondamentali per lavorare bene” sostiene Silvia Favaron, consulente di varie Ong, alle spalle un master in valutazione a Rennes e 15 anni di esperienza in assistenza tecnica su monitoraggio e valutazione nei vari continenti, nonché docente al prossimo corso di Ong 2.0 in Monitoraggio e valutazione base e avanzato  “Oggi sono richiesti da tutti i finanziatori, ma non si tratta di rispondere semplicemente a una esigenza  burocratica, padroneggiare i sistemi di monitoraggio e valutazione è importante in sé per l’efficacia del progetto ed è molto sottovalutato dalla maggior parte delle ong”. Per Favaron sono tre le valenze fondamentali di questi strumenti: “Sono un elemento di trasparenza, permettono la comunicazione verso l’esterno e il controllo verso l’interno”.

La letteratura e i manuali per realizzare monitoraggio e valutazione abbondano – da segnalare anche quello redatto dal Ministero affari esteri italiano –  e anche i software per la raccolta dati, che può essere impostata in molti modi. “L’importante è che si faccia – sostiene Silvia – troppo spesso invece si arriva sul terreno per la fase di valutazione finale e ci si accorge che mancano i dati”

L’approccio di Favaron alla raccolta dati per il monitoraggio parte dall’analisi del quadro logico di progetto. La maggior parte dei progetti di cooperazione, infatti, oggi hanno un quadro logico (uno degli strumenti fondamentali del ciclo del progetto, che associa agli obiettivi e alle attività degli indicatori, ndr ). Si tratta di partire da questi indicatori e ragionare su come si possono raccogliere dati correlati, chi lo farà e ogni quanto tempo. “Bisogna rendere il quadro logico un elemento vivo, non una scartoffia in un cassetto” sostiene Favaron. “La raccolta dati e il monitoraggio nel corso delle attività può portare a reindirizzare il progetto in corso d’opera ed evitare clamorosi fallimenti. E poi non c’è valutazione di qualità senza monitoraggio. Certo è un lavoro faticoso, ma la cosa migliore è impostare la raccolta dati fin dall’inizio”

La valutazione, poi, sarà estremamente più semplice ed efficace se ci sono dati di partenza, tanto che sia realizzata da un consulente esterno che da un gruppo di auto-valutazione. “Sempre più si adotta l’approccio della valutazione partecipata” spiega Silvia “ed esistono una vasta gamma di possibili tecniche per coinvolgere i diversi stakeholders, anche quando ci troviamo in contesti non alfabetizzati. Ad esempio vengono disegnate mappe, analizzate fotografie, stilato l’albero dei problemi o più semplicemente si fa una camminata con i soggetti locali chiedendo loro di indicare i luoghi più significativi del villaggio….”

Suggerimenti pratici per affrontare tutto questo lavoro?

“Fare le cose più semplici possibili” sostiene ancora Favaron. Un esempio viene da un progetto in Malawi da lei seguito in cui erano state impiegate molte risorse per il monitoraggio e la valutazione creando un database molto complesso di raccolta dati. Il problema poi è stato che nessuno lo aggiornava perché troppo complicato. “Anche un semplice foglio Excel va benissimo”

Il secondo suggerimento è crederci “lavorare su questi aspetti come su qualunque altra attività del progetto, non solo come mero esercizio per i finanziatori“.

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