Nepal, Filippine, Ciad: l’uso di Open Street Map nelle crisi umanitarie
Nata nel 2004 come un progetto cartografico libero da vincoli Open Street Map (OSM) è oggi conosciuta come la “wikipedia delle mappe”, la più grande mappa collaborativa del mondo. Dal Nepal, alle Filippine, al Ciad si è dimostrata di estrema utilità per monitorare crisi umanitarie e trasformazioni ambientali
Non c’è necessità di competenze particolari per poter entrare nel mondo della mappatura condivisa. Bastano un po’ di spirito di osservazione, voglia di mettersi in gioco e imparare qualcosa di nuovo, qualche ora libera e si parte per luoghi più o meno (s)conosciuti, anche attraverso lo schermo del proprio computer. Sì, perché il sistema OSM è un sistema di mappatura (implementabile anche a distanza) basato sul confronto tra fonti diverse riguardanti una medesima area.
La tecnologia in questione risulta uno strumento molto utile nei casi di cambiamento territoriale dovuto a fenomeni (naturali e non) che hanno apportato significativi impatti sulla morfologia del territorio. Per esempio, in occasione di terremoti, l’aggiornamento simultaneo e continuo delle mappe condivise all’interno del sistema cartografico consente a chi lavora sul posto di avere una fonte di informazione il più reale possibile e notizie quanto più aggiornate. Tutto questo fornisce agli operatori la possibilità di programmare e realizzare azioni di aiuto in maniera tempestiva, puntuale, oltre che adattata alle reali condizioni del territorio.
L’impercorribilità delle strade, la presenza di frane o smottamenti, le situazioni di impedimento e difficoltà che si vengono a creare di volta in volta durante le emergenze umanitarie vengono registrate da coloro che pur trovandosi sul posto non hanno la possibilità di avere un quadro completo della situazione, poiché essa risulta in costante cambiamento. Una volta registrate le diverse informazioni, esse vengono sovrapposte e composte al fine di creare un mosaico che rappresenti la situazione territoriale in maniera precisa e quanto più completa possibile.
Per partecipare alla creazione di questo aiuto virutale è necessario registrarsi sulla piattaforma OSM Tasking Manager, dopodiché si potrà scegliere quale compito eseguire fra quelli programmati dalla realtà coordinatrice, in relazione a un’area precisa seguendo le istruzioni fornite per disegnare in maniera corretta la mappatura dell’area di interesse. L'”OSM Tasking Manager” è uno strumento progettato e sviluppato dall’Humanitarian OSM Team per suddividere il lavoro di mappatura in compiti più piccoli che possono essere completati rapidamente. Una volta all’interno della piattaforma è possibile avere accesso a tutte le informazioni riguardanti una determinata area. Esse sono l’insieme di mappe precedenti, rilevazioni ottenute attraverso GPS, e qualsiasi altro contenuto ritenuto utile alla realizzazione di un contenuto cartografico aggiornato ed esauriente. In questo modo ogni utente avrà una serie di informazioni da cui trarre nuove mappature. Infine, mostra quali aree hanno bisogno di essere mappate e quali aree necessitano di convalida della mappatura.
Kathmandu Living Labs, un’agenzia che si occupa di aiutare i cittadini a destreggiarsi nei problemi quotidiani attraverso l’aiuto del web 2.0, ha coordinato le segnalazioni di aiuto nell’aprile 2015, in seguito al terremoto che ha scosso il Nepal. In particolare, KLL aiuta la comunità nepalese a costruire una OSM, attraverso il lavoro volontario delle persone che la comunità la compongono, ma non solo. E in occasione dell’emergenza, a partecipare all’implementazione della OSM è stata in parte la popolazione locale e in parte la comunità internazionale civile che si è mossa in maniera autonoma, pur rispondendo a richieste precise provenienti dal luogo in emergenza.
Ma OSM non è utile nei soli casi di emergenza. Il sistema di mappatura, secondo quanto dichiarato da Claudia Mocci – docente del corso su OSM di Ong 2.0 – in un’intervista a Open Knowledge Italia, rappresenta la possibilità per ogni comunità di “riappropriarsi del proprio territorio in maniera partecipativa, facendo dei cittadini i veri e propri protagonisti”.
In Chad, dove ha operato la stessa Claudia attraverso un progetto di Eurosha, la conoscenza della tecnologia OSM è stata condivisa con la popolazione, che ha imparato a maneggiare gli strumenti necessari per creare mappe partecipate attraverso mapping party e workshop sull’uso di OSM confezionati appositamente per gli abitanti del territorio.
Un altro esempio di mapping condiviso è rappresentato da Wheel Map, progetto di mapping condiviso che si occupa di censire la presenza/assenza di barriere architettoniche nei luoghi pubblici. Pur essendo una situazione caratterizzata da cambiamenti meno repentini rispetto a quella delle emergenze umanitarie, può risultare utile per i disabili e i loro accompagnatori sapere dove le barriere architettoniche siano state abbattute attraverso soluzioni accessibili da tutti e dove questo non sia avvenuto.
Nell’immagine è possibile visualizzare il grado di avanzamento delle diverse barriere architettoniche. In fase di visualizzazione esse possono essere filtrate per tipologia di luogo (bus stop, food, service, commerce, toilette, etc).
Altro progetto che ha fatto uso della tecnologia OSM è Carto-malaria, Ong 2.0 ne ha già parlato qui.
Infine per conoscere le esperienze di singoli innovatori che si sono misurati con questa tecnologia puoi leggere il diario degli utenti, curato dal team di Open Street Map.
Se anche tu vuoi diventare un open mapper, forse ti può interessare l’introduzione al mapping umanitario con Open Street Map.
Per saperne di più:
- il progetto di Eurosha in Chad,
- l’intervista di Luca Corsato a Claudia Mocci, su Open Knowledge,
- il ruolo di OSM durante l’emergenza nepalese.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!