OuagaLab | Un laboratorio di fabbricazione digitale a sud del Sahara
*Aggiornamento*: meno 2 giorni alla chiusura della campagna di crowdfunding per il primo fablab dell’Africa Francofona. Grazie alla sua passione per l’informatica e l’elettronica, un giovane burkinabé potrebbe aiutare l’amministrazione di Ouagadougou a gestire il traffico (e l’inquinamento) che affligge la capitale del Burkina Faso. Gildas Guiella, fondatore del primo fablab dell’Africa francofona, classe 1984, ci racconta come la “fabbricazione digitale” e la condivisione delle idee potrebbero migliorare la vita dei suoi concittadini.
di Donata Columbro
Avete mai sentito parlare di Arduino? È una scheda elettronica dotata di sensori che permette a chiunque abbia piccole basi di elettronica di rilevare dati dall’ambiente circostante, tradurli tramite linguaggio open source in operazioni meccaniche con l’aiuto dei cosiddetti “attuatori” oppure di comunicarle ad altri dispositivi. Gildas Guiella me ne mostra una nella sede ‘ufficiosa’ di OuagaLab, primo fablab dell’Africa francofona, la terrazza di casa sua, a Ouagadougou, in Burkina Faso.
Il fablab, dall’inglese “fabrication laboratory”, è un luogo dove persone anche senza competenze tecniche possono imparare a costruire piccoli oggetti di alta manifattura grazie a strumenti di quali stampanti 3D, taglierine laser, fresatrici. La futura sede di OuagaLab sarà realizzata nel quartiere di Kalgondin, con l’avvio di una campagna di crowdfunding online, che conta sul sostegno dei fablab di Rennes e di Toulouse. Per ora, a disposizione dei fablabber, c’è una fresatrice a controllo numerico (nella foto in basso a destra) costruita durante il lancio dell’evento InnovAfrica nel 2012, e, appunto, qualche scheda Arduino. Gildas vorrebbe usare le schede per collegare una pala eolica (nella foto a sinistra) a dei pannelli solari e trasformarla in una fonte di energia sostenibile per l’officina digitale.
Presto però al OuagaLab potrebbe arrivare anche una stampante 3d. “Ci piacerebbe che la stampante fosse mobile, alimentata da una pala eolica montata su una bicicletta, e che utilizzasse inchiostro sintetizzato dai rifiuti di plastica, che nella nostra città si trovano in abbondanza”, mi spiega Guiella, che è un vero vulcano di idee e non ha paura di essere un “incompreso” in un paese dove l’alfabetizzazione è ancora ferma sotto il 30% e l’accesso a internet riguarda solo il 3% della popolazione.
“Ho tanta energia e pochi dubbi perché credo che i fablab siano la vera essenza dell’apprendimento all’africana: spazi con accesso libero e gratuito, dove tutti possono andare a imparare ma anche a insegnare quello che sanno”. L’artigianato digitale è solo l’ultima frontiera delle opportunità “partecipative” delle nuove tecnologie open source. Che Gildas vede soprattutto utili se a servizio dell’ambiente. Un progetto presentato all’incontro dei fablabber francofoni a Rennes, nel 2013, servirà proprio a monitorare l’inquinamento di Ouagadougou con l’impiego di sensori collegati con Arduino a luci led rossi e verdi, che segnaleranno i luoghi e le ore in cui l’inquinamento della città è al massimo oppure al minimo. “L’amministrazione potrà usare questi dati e migliorare la viabilità, consigliando ai cittadini come proteggersi dall’inquinamento”.
Ma i politici che ne pensano? Sono pronti a usare questo sistema innovativo? “Non l’ho ancora proposto al sindaco, prima devo realizzare un prototipo e dimostrare che la mia idea è utile e fattibile con poche risorse”.
La squadra di Gildas comunque non aspetta il permesso delle istituzioni per avviare le prime attività. Insieme a Hot, un’organizzazione che promuove la cartografia “umanitaria”, ha realizzato corsi di mappatura collaborativa e vuole organizzare laboratori per costruire computer partendo da vecchi pc e gusci di zucca essiccata, che in Burkina si chiamano calebasse.
Il tutto nello spirito del “do it yourself”, sfruttando materiali già esistenti e con un’attenzione particolare alle fasce escluse dalla scolarizzazione: con Vision Africa, ad esempio, Gildas organizza ogni due mesi degli incontri con bambini e anziani per riparare e costruire oggetti elettronici.
“Dobbiamo puntare alle stelle, se vogliamo arrivare lontano”. Saggezza africana applicata all’innovazione.
Per sostenere la costruzione della sede del FABLAB visita il progetto sulla piattaforma di crowdfunding: Un Lieu Pour Le OuagaLab
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