Quando la cooperazione si fa con gli sms

«Text to change aiuta le ong a lanciare campagne sociali e a collezionare dati via sms, a monitorare un progetto e a valutarne l’impatto tramite i telefoni cellulari, a condividere informazioni con migliaia di persone». Nel cuore di Amsterdam Vps ha incontrato Hajo van Beijma, fondatore di Text to change, impresa sociale che ha messo la tecnologia mobile al servizio della cooperazione internazionale.

[Serena Carta – dalla rubrica ICT4dev]

text to change articolo1Hajo van Beijma è il Mark Zuckerberg d’Olanda. Al liceo ha semplificato la vita dei suoi compagni di classe creando un database che permetteva di fare ricerche mirate sulle materie da studiare. «Sono sempre stato affascinato dalla sfida di aiutare le persone ad accedere all’incredibile quantità di informazioni esistenti. Spesso sappiamo che ci sono, che si trovano da qualche parte, ma non siamo capaci a trovarle!».

Una sfida che ha ispirato Hajo nella fondazione nel 2007 di Text to change (TTC), impresa pionieristica che propone a ong, organizzazioni internazionali e governi l’utilizzo del telefono cellulare come strumento di cambiamento e innovazione sociale nel Sud. TTC oggi conta 44 progetti in 16 paesi del mondo, uno staff internazionale di 35 persone e quasi 44 milioni di sms inviati attraverso il globo. Una realtà che sta crescendo a ritmi inattesi, pluripremiata e che ha fatto guadagnare ad Hajo la nomina di Young Global Leader 2014 da parte del World Economic Forum.

Ho incontrato Hajo nel suo ufficio di ‘s-Gravenhekje, al primo piano di quello che ad Amsterdam è conosciuto come l’AmLab, hub per l’innovazione sociale nella cooperazione internazionale allo sviluppo.

S: Hajo, raccontami cosa fate a Text to change.
H: TTC è nata sulla scia del boom dei telefoni cellulari nel continente africano. Lavoriamo per piccole ong e grandi agenzie delle Nazioni Unite, ma anche per aziende private, organizzando campagne di marketing sociale e di raccolta dati nei mercati emergenti (nello specifico Africa e Sud America) attraverso l’uso della tecnologia mobile. Sviluppiamo software che permettono di inviare o ricevere sms, messaggi vocali e dati nei campi dell’educazione, della salute, dell’agricoltura e dell’ambiente in aree dove non è sempre facile accedere a questo tipo di informazioni. Il nostro obiettivo è duplice: vogliamo diffondere tra più persone possibile la conoscenza esistente in possesso di organizzazioni ed enti attraverso l’utilizzo di servizi mobile gratuiti per gli utenti e, in secondo luogo, semplificare l’interazione degli attori della cooperazione internazionale con i partner nel Sud, aiutandoli a organizzare massive raccolte di dati che possano essere utili per la valutazione dell’impatto del progetto e per la definizione della strategia. Il telefono cellulare è uno strumento perfetto per accelerare questi due processi.

S: Mi fai qualche esempio di prodotto sviluppato da TTC e messo a servizio dello sviluppo?
H: In linea generale, i nostri servizi comprendono quiz e questionari interattivi per raccogliere o fornire informazioni, sistemi informativi di gestione sanitaria, diffusione di messaggi che ricordano ai pazienti appuntamenti medici e somministrazione di medicinali o che comunicano agli agricoltori i prezzi di mercato dei prodotti che vogliono vendere. Abbiamo disegnato Vusion, una piattaforma open source per la messaggeria, in grado di connettere milioni di persone via sms. In Tanzania, per esempio, donne e uomini sono raggiunti da sms che li informano e sensibilizzano su tutto quello che c’è da sapere sulla gravidanza. Non tutti i progetti si basano però sugli sms: poiché un gran numero di utenti è analfabeta, abbiamo sviluppato software di riconoscimento vocale che facilitano la comunicazione nelle aree remote o rurali; mentre in Uganda abbiamo aperto un vero e proprio call center che permette di organizzare inchieste e fare sondaggi in inglese e nelle lingue locali. Grazie a speciali accordi con gli operatori telefonici, tutti questi servizi sono gratuiti per i cosiddetti beneficiari dei progetti.

S: Tra i progetti a cui TTC ha dato il proprio supporto, me ne citi uno che ha avuto un evidente impatto sociale, politico, economico? 
H: E’ il progetto che citavo prima, in Tanzania, nel settore dell’m-health. Abbiamo sviluppato un sistema informativo grazie al quale il Ministero della salute è in grado di fare prevenzione medica sulla gravidanza e contro la mortalità materna e infantile tra migliaia di persone in lingua swahili. Dal 2012 ad oggi sono stati inviati 21 milioni di sms a più di 300 mila donne incinta, neo-mamme, ostetriche e levatrici. Finanziato da programmi statunitensi (tra cui USAID), il Ministero tanzaniano aveva iniziato a lavorare su questo progetto avvalendosi di radio locali; ma con i telefoni cellulari la scala dei destinatari si è moltiplicata. Gli utenti si registrano al servizio gratuitamente e ricevono sms che li informano su come comportarsi in stato di gravidanza, quali visite fare, come prevenire la malaria o la trasmissione dell’AIDS al proprio bambino, come nutrire il neonato e quali precauzioni prendere nei primi giorni dalla nascita. Si tratta di un’iniziativa che ha riscosso tantissimo successo. Probabilmente in Burundi non avrebbe funzionato allo stesso modo: è importante sapere che ogni progetto è strettamente legato al contesto in cui si sviluppa e i cittadini della Tanzania, in questo senso, sono stati molto ricettivi.

S: Ti è capitato di vedere un progetto basato sulle ICT creare più disuguaglianze che benefici?
H: Sì. In Uganda abbiamo collaborato con un’ong che si occupava di sensibilizzazione sulla malaria. Il progetto si basava sull’utilizzo di smartphone, che sono stati distribuiti in maniera disordinata e poco equa tra la popolazione. Sono quindi nati parecchi litigi e conflitti tra chi riceveva il telefono e chi ne rimaneva escluso. Questo ci fa riflettere su quanto sia importante non invadere il contesto locale con nuove tecnologie: bisogna investire sugli strumenti già presenti e utilizzati in loco, altrimenti si generano effetti negativi.

S: Dalla tua esperienza in questo settore, come valuti l’impatto delle ICT nella cooperazione internazionale?
H: Attraverso l’impiego delle nuove tecnologie, e in particolare dei telefoni cellulari, le ong possono avere una visione migliore su quello che fanno. Un sondaggio lanciato via sms tra migliaia di persone permette di raccogliere feedback e dati utili a valutare la propria performance, a misurare l’impatto delle iniziative promosse e a ragionare sui numeri per migliore. Non nego che i nostri servizi, come tanti altri, hanno un costo: ma sul lungo periodo è sicuramente un investimento per il futuro.

S: Qual è il più grande ostacolo che hai incontrato nel lavorare con la tecnologia al Sud?
H: Sulla base della mia esperienza ce ne sono due: gli operatori di telefonia mobile, con i quali è difficile sottoscrivere contratti convenienti, e i governi quando hanno il monopolio sulle telecomunicazioni, iper-tassano le utenze e impongono legislazioni restrittive.

S: Per concludere, qual è la differenza tra TTC e Fronline SMS?
H: Devo innanzitutto chiarire che siamo sempre stati in buoni rapporti, non siamo in competizione! Loro avviano progetti su una scala più limitata, tra comunità locali in regioni circoscritte, mentre TTC è adatto a coprire intere nazioni e raggiungere larghe fasce di popolazione. Direi quindi che è meglio usare Frontline SMS per indagini qualitative in piccoli gruppi, dove l’ong stessa può occuparsi di tutto senza bisogno di intermediari o assistenza tecnica; consiglio invece di adottare TTC in caso di campagne a livello nazionale.

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