Una serra in Kenya ti scrive quando devi innaffiare i pomodori

Una serra progettata da due studenti Kenioti permette agli agricoltori di controllare la temperatura e l’umidità dell’atmosfera e del suolo attraverso i cellulari. E un messaggio li avvisa per sapere quando devono intervenire.

Brian Bett e Taita Ng’etich, compagni di banco, stavano frequentando il primo semestre all’università fino a quando non sono rimasti al verde. “E’ sempre stimolante iniziare i corsi, c’è molto da fare e tanto da divertirsi” dice Ng’etich. “Poi però siamo rimasti a corto di denaro e non volevamo dare spiegazioni ai nostri genitori. Abbiamo deciso allora di avviare una nostra attività e guadagnare i nostri soldi”.
I due amici, che hanno frequentato la stessa scuola di ingegneria meccanica, inizialmente hanno considerato di aprire un negozio di dvd “come ogni altro ragazzo” ma successivamente hanno optato per l’agricoltura.

Hanno unito le forse con altri quattro studenti e hanno avviato un’attività per produrre pomodori a Loitokitok, una rigogliosa cittadina ai piedi del Kilimangiaro al confine con la Tanzania.

L’idea si è trasformata in un disastro quando l’intero raccolto è stato inondato dalle piogge. Questa esperienza ha però dato ai due amici l’idea di pensare ad una serra, una serra speciale, che ha poi permesso loro di collezionare una serie di premi. Costruita con materiali locali – il che abbatte i costi – la serra è collegata con sensori capaci di monitorare la temperatura, l’umidità dell’atmosfera e del suolo e inviare messaggi agli agricoltori per allertarli sui cambiamenti a cui devono provvedere all’interno della serra.
Il tutto funziona sfruttando l’energia solare e il sistema irriguo può essere attivato disattivato tramite il cellulare, ottimizzando l’uso idrico e riducendo lo spreco, il che rappresenta una delle maggiori spese.

L’innovazione ha avuto origine grazie alle lezioni imparate dal fallimento dell’attività della produzione di pomodori.

“Ci siamo resi conti di aver esposto la coltura a tanti rischi, inclusi gli imprevisti meteorologici” dice Ng’etich.

Gli altri componenti della squadra hanno mollato il progetto dopo l’iniziale fallimento, lui e Bett, invece, hanno  deciso di non mollare. Hanno indagato sui costi di una serra che potesse offrire un ambiente più protetto per coltivare, trovando i costi iniziali proibitivi. Una singola serra poteva costare 3,500$, decisamente troppo per il loro budget.

“Abbiamo cercato di capire cosa renda queste strutture così costose ed esplorare quando ci sarebbe costato costruirla da soli”.

Gli studenti, figli di agricoltori, hanno chiesto un prestito ai genitori dopo aver disegnato un business plan e hanno installato una serra nel loro distretto di Kericho spendendo circa 1000$, utilizzando legno e metallo per la costruzione.

“All’inizio lo stavamo facendo per un nostro uso ma i vicini hanno iniziato a chiederci di costruirne una per loro”, spiega Ng’etich.

Così è nato Illuminium Greenhouses.

Ma presto è diventato chiaro che costruire non bastava. “Chiunque può costruire una serra, ci mancava il valore aggiunto”.

Parlando con i loro clienti, è venuta l’idea di includere i sensori. Otto agricoltori su dieci affermavano di avere grossi problemi nel gestire l’acqua, soprattutto quando tenevano l’impianto irriguo a goccia acceso per troppo tempo e si dimenticavano di spegnerlo al momento giusto.

Il sistema tecnogico che permette l’invio di un messaggio al telefono degli agricoltori offre decisamente più controllo.

Questa innovazione ha permesso ai due giovani studenti di vincere le finali della competizione Seedstars  di Nairobi e di ottenere un secondo posto nella competizione per migliori start-up agricoli al Global Entrepreneurship Summit. In questa ultima occasione hanno anche ottenuto in incontro con Barack Obama.

La squadra ha inoltre ricevuto dei finanziamenti dal premio per innovazioni  rivolto all’Africa, organizzato dalla Royal Academy of Engineering con la speranza di aumentare la loro scala di produzione durante l’anno.

“Abbiamo viaggiato in diversi paesi in Africa verificando la necessità di serre di questo tipo”. Oggi Illuminum Greenhouses è una realtà che offre vari servizi tra cui supporto agronomico, la costruzione di serre e, appunto, la messa in pratica di tecnologia sensoriale.

Articolo originale sul The Guardian

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *