Articoli

HATSI JARI: L’Allevamento e il Digitale si incontrano nel Ferlo

Di Pietro Orfei, collaboratore ONG 2.0/CISV Onlus

L’Allevamento e il Digitale si incontrano nella regione del Ferlo, in Senegal. Il punto di incontro tra questi due mondi è il sistema Hatsi Jari, una soluzione ICT sviluppata da ProSE (centro senegalese di consulenza informatica) e promossa nel progetto DIGIT-ALF. L’iniziativa rientra nel programma Tecnologie per lo Sviluppo Sostenibile della Fondazione Cariplo in partenariato con CISV, RBM (Reseau Billittal Maroobe, rete internazionale che tutela i pastori transumanti) e lo stesso ProSE.
L’obiettivo del progetto è la diffusione di Hatsi Jari come strumento innovativo a disposizione del settore agro-pastorale con particolare attenzione alla sicurezza alimentare. Nell’area agro-pastorale del Ferlo l’allevamento è il settore principale di sostentamento delle popolazioni. Durante le stagioni secche, spesso le mandrie sono costrette a spostarsi a causa della difficile reperibilità di mangime. Ciò causa un’inadeguata alimentazione per il bestiame che si traduce in un’altrettanta insicurezza alimentare per le comunità che risiedono nel Ferlo.  
Hatsi Jari si propone come innovazione per l’allevamento: 

  • Rendendo accessibile l’informazione sulle disponibilità di stock di mangime per gli allevatori nei periodi di siccità. Ciò favorisce la sedentarizzazione delle mandrie presso le comunità di provenienza per il mantenimento delle famiglie;
  • Proponendosi come nuovo strumento gestionale dei magazzini forniti di foraggio, attraverso transazioni e movimenti tracciabili e visibili e pagamenti digitali. Spesso sia per i magazzinieri che per i pastori avere con sé ingenti somme di denaro rappresenta un rischio non trascurabile;
  • Garantendo la sostenibilità e il reinvestimento dei guadagni al fine di acquistare nuovi stock alimentari.

Nella prima parte di DIGIT-ALF, ProSE ha inserito su Hatsi Jari i 6 magazzini individuati da progetto e si è occupata della formazione rivolta ai responsabili dei magazzini. Nel corso della formazione si è spiegato come si inserisce lo stock prodotto e come si aggiornano le relative entrate ed uscite, nonché come si indicano i prezzi e come si procede con gli acquisti.
Successivamente DIGIT-ALF ha vissuto la sua prima fase nei mesi tra Aprile e Giugno. Come Ong 2.0 abbiamo svolto lo scorso luglio una missione nel Ferlo al fine di valutare i benefici apportati dal sistema Hatsi Jari, indicando eventuali suggerimenti in prospettiva della seconda fase progettuale e della replicabilità in altri contesti.Abbiamo incontrato i 6 magazzinieri coinvolti nel progetto assieme alle organizzazioni pastorali ed allevatori che beneficiano di Hatsi Jari, per un totale di circa 50 persone coinvolte. Lo scopo dei focus group tenuti nelle 6 differenti comunità del Ferlo ( Dahra, Dayane, Linguère, Namarel, Bombodé e Ganina) è stato quello di apprendere dai nostri interlocutori l’esperienza maturata con Hatsi Jari.
Alla luce dei dati raccolti, possiamo evidenziare che:

  •  Hatsi Jari è un sistema digitale utilizzato direttamente da 3 dei 6 magazzini a causa dell’assenza di segnale. Un quarto magazziniere ha difficoltà di utilizzo laddove sorge il magazzino ed è costretto a spostarsi per avere la connessione.
  • Laddove non c’è Connessione Internet, i magazzinieri inviano i dati a ProSE che si occupa di aggiornarli per ridurre il margine d’errore nell’informazione.
  • Tutti i magazzini coinvolti ritengono poco efficace la formazione ricevuta e chiedono una nuova formazione. Per loro stessi e per gli allevatori soprattutto. In lingua locale e non in lingua francese. Una formazione funzionale con tempi utili all’assimilazione.
  • Hatsi Jari è una piattaforma disponibile in più lingue, ma non nelle lingue locali (wolof, pulaar). Quanto emerso dalle interviste evidenzia la necessità di renderlo più accessibile partendo proprio dalla questione linguistica.
  • I magazzinieri e gli allevatori utilizzano Hatsi Jari come sistema informativo e non nelle sue molteplici funzionalità (acquisto digitale, ad esempio). Da parte dei magazzinieri migliora l’informazione sulle disponibilità di stock e rende più semplice il gestionale del magazzino, rendendo i dati più facili da consultare rispetto ai registri tradizionali. Dalla parte degli allevatori, il sistema mette a disposizione sia le quantità che le posizioni e i numeri telefonici dei magazzini e viene utilizzato raramente e solo nella messaggistica audio (la quale permette di esprimersi in lingua locale), rendendo poco fruibile l’informazione nei canali di comunicazione.
  •  Tra i pro di Hatsi Jari ci sono una migliore visibilità e trasparenza, nonché rapidità nella raccolta e consultazione dei dati.
  • I contro sono invece
    1. l’assenza di segnale che rende l’informazione difficile da aggiornare e consultare.
    2. La mancanza di strumenti adeguati per l’utilizzo di Hatsi Jari (telefoni, tablet).
    3. La sensibilizzazione verso i pastori, scettici di effettuare pagamenti digitali e a favore invece di pagamenti in contanti.

Concludiamo la valutazione su Hatsi Jari utilizzando i Principi Digitali lo Sviluppo Digitale come indicatori. Sono 9 linee guida per supportare decisioni sul design e/o l’implementazione delle ICT per lo Sviluppo.

  • Hatsi Jari nasce come soluzione digitale per la sicurezza alimentare. La problematica è reale e considerata tale anche dalle comunità del Ferlo. Ciò che manca alla fine della prima fase di progetto è sicuramente la fase di Design con l’utente. Gli utenti di Hatsi Jari sono diversi: sono i magazzinieri, ma sono anche gli allevatori. Ciò che emerge dai dati è che si tratta sicuramente di una ICT sviluppata PER questi users, ma non CON questi users. Di conseguenza la sensibilizzazione rimane superficiale, a tal punto che per i magazzinieri diviene uno strumento gestionale della loro attività mentre per gli allevatori rappresenta un mezzo di informazione, ma non uno strumento per effettuare transazioni in modo rapido e sicuro.
  • Per aumentare l’impatto di una soluzione ICT è utile non soltanto conoscere lo spazio d’intervento, ma anche adattare il sistema per facilitarne l’utilizzo. Gli ecosistemi non sono neutrali ai fini di una ICT: si compongono di vari attori con le loro esigenze e complessità (alfabetizzazione, assenza di segnale, barriere linguistiche…).
  • Una soluzione ICT deve mettere a disposizione i propri metadata. Hatsi Jari ad oggi non ha la possibilità di consultare il numero di visitatori e membri attivi, ma permette solo di scaricare la lista di transazioni. Avere dei metadata consente di orientare il progetto verso certi orizzonti piuttosto che altri.
  • Oggigiorno, l’informazione è potere e di conseguenza è importante che la privacy e sicurezza dei dati sia considerata adeguatamente. Hatsi Jari mette a disposizione numeri telefonici e nomi dei membri iscritti senza garantire sufficientemente la privacy di chi ne fa parte e questo potrebbe essere un problema considerando la legislativa di realtà come le Nazioni Unite o la stessa Unione europea in merito alla data protection.
  • Oltre ai nove Principi Digitali, continuo a considerare di fondamentale importanza l’introduzione di un decimo parametro. L’educazione digitale. In un mondo in cui il digital divide è accentuato sempre più ed è alla base di disuguaglianze sempre maggiori, una ICT per lo Sviluppo deve sempre tenere in considerazione il fattore educativo. L’alfabetizzazione digitale è possibile laddove ci siano i giusti mezzi.

Open data benefits for agriculture and nutrition

Open Data e agricoltura

Gli Open Data a servizio di agricoltura e nutrizione

A settembre 2016 ha avuto luogo a New York il primo Global Open Data for Agriculture and Nutrition (GODAN), un summit dedicato agli Open Data per l’agricoltura e la nutrizione. Nel febbraio 2017 è stato organizzato all’Aia il terzo workshop sull’impatto degli Open Data in questi settori. Entrambi gli eventi hanno mostrato i progressi raggiunti per garantire un miglior accesso a informazioni accurate e tempestive per policy-maker, agricoltori e settore privato, per creare un futuro più sostenibile nell’agricoltura.

 

AutoreTechnical Centre for Agricultural and Rural Cooperation (CTA)

FonteICT Update

Anno: 2017

Lingua: inglese

Scarica qui ICT Update: Open data benefits for agricolture and nutrition

 

An ICT agripreneurship guide

cta_agri__0

Una guida sull’uso delle ICT per l’imprenditoria agricola

Questo manuale fornisce una guida passo passo per fornire agli aspiranti imprenditori che lavorano con le ICT le informazioni e le conoscenze di cui hanno bisogno per avviare il loro business nel settore agricolo, delineando opportunità chiave e le sfide che potranno incontrare lungo la strada. Tramite l’utilizzo di esempi di vita reale, il manuale fornisce strategie e indicazioni per evitare errori comuni tra i giovani imprenditori alle prime armi. I temi trattati includono le catene di valore agricolo e i loro stakeholder, le sfide del business delle ICT, business plan efficaci e modelli per progettare, finanziare e ingrandire l’impresa.

Autore: Technical Centre for Agricultural and Rural Cooperation (CTA)

Anno: 2017

Lingua: inglese

Scarica qui An ICT Agripreneurship Guide: a path to success for young ACP Entrepreneurs

Oltre alla zappa il telefono. Come le ICT cambiano l’agricoltura

Oggi, cinque miliardi di persone hanno un dispositivo cellulare per un totale di 7.4 miliardi di sottoscrizioni. Quasi 3 miliardi e mezzo hanno accesso internet e questo numero è destinato a crescere. Un settore che ha vissuto profondi cambiamenti grazie alla crescita di internet e all’introduzione dei dispositivi mobili è quello dell’agricoltura. L’utilizzo dei cellulari per conoscere i prodotti, i prezzi ma anche per ottenere informazioni per ottimizzare la gestione delle risorse ha avuto risvolti fondamentali per gli agricoltori in tutto il mondo.

di Federico Rivara

Abbiamo intervistato su questo Simone Sala, consulente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e docente del modulo ICT for Agricolture and Environment al corso ICT Innovations for Development di Ong 2.0

simone_sala_bangladeshSimone Sala fa parte di una divisione della FAO che sviluppa tecniche di comunicazione volte a facilitare il dialogo tra diversi attori in contesti rurali. “Questo è necessario per facilitare, ad esempio, la collaborazione tra piccoli produttori e agenzie governative” spiega. Un sistema che potrebbe portare a soluzioni è nato pochi giorni fa. Dal G20 di Hangzhou è nata infatti l’idea di una piattaforma sulle ICT gestita dalla FAO in collaborazione con l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e l’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Politiche Alimentari (IFPRI)  per lo sviluppo agricolo.

“Il dialogo tra le diverse parti e la circolazione delle informazioni”, come ci racconta il docente, “fa spesso la differenza nei risultati che si ottengono quando vengono attivati dei progetti”. Sala racconta come un progetto sulla gestione delle risorse idriche in Libano a cui ha partecipato insieme all’università di Milano è diventato più efficiente dopo aver valutato meglio come utilizzare le tecnologie della comunicazione. In una prima fase il team si era concentrato troppo sul trasferimento tecnologico, senza un’analisi approfondita del contesto locale.  Parlare di più con gli attori coinvolti riguardo i mezzi disponibili ha portato miglioramenti che oggi permettono al progetto di proseguire.

“Se le informazioni si diffondono bene e sono accessibili a più persone” continua Sala “si possono raggiungere un grande un numero di utenti che usufruiscono di un servizio”. E’ il caso di 8028 Hotline, un servizio sviluppato dall’Ethiopian Agricultural Transformation Agencyun’agenzia governativa Etiope nata per promuovere lo sviluppo del settore agricolo del paese. Il servizio, basato su una tecnologia semplice come quella del telefono, permette di fornire consigli su pratiche agronomiche a migliaia di piccoli agricoltori attraverso SMS o messaggi vocali registrati. Lanciato nel luglio del 2014, l’agenzia ha reso noto esattamente un anno più tardi di essere stata raggiunta da 1,2 milioni di persone e 7,3 milioni di chiamate.

Secondo Sala, e alla luce delle sue esperienze in tanti paesi del mondo, “certe dinamiche – in ambito agricolo – sono simili sia in Italia sia in paesi africani. Un problema comune sta proprio nell’accesso alle tecnologie che potrebbero permettere una maggiore diversificazione dei mercati. Oggi le aziende agricole sono mediamente piccole e di conseguenza non hanno le capacità economiche per investire nelle tecnologie. L’intervento statale può permettere di superare certe barriere”.

Tuttavia anche altri attori possono permettere l’accesso ad interessanti innovazioni.

Un esempio è Farm Radio International. “La radio rappresenta uno dei principali canali informativi per gli agricoltori in zone rurali”. Questa organizzazione canadese ha sviluppato una rete di 500 partner coinvolti nel mondo radiofonico. Oggi opera in 38 paesi africani con l’obiettivo di dare voce direttamente agli agricoltori e di fornire tramite la radio informazioni utili, che arrivano dal basso in uno scambio tra pari.

Oppure  Digital Green Questa organizzazione no-profit ha pensato di produrre dei video in cui i protagonisti sono direttamente gli agricoltori che presentano le loro pratiche ad altri agricoltori. Nel video qui sotto è possibile capire come la comunicazione attraverso il video risulta molto più semplice ed abbia più presa sulle persone che la guardano dal momento che appartengono alla stessa comunità dei protagonisti.

 

E ancora Ignitia, con una tecnologia un po’ più complessa. Questa impresa sociale nasce in Svezia e ha sviluppato modelli di previsione meteorologica specifici per le aree tropicali.  Un lavoro così localizzato non era mai stato fatto prima. Grazie a loro, è possibile conoscere le previsioni del meteo in maniera precisa in zone molto specifiche. L’imprevedibilità delle variazioni del tempo è un fattore determinante per gli agricoltori africani che spesso non possono contare su valide stazioni meteorologiche. Oggi Ignita è presente  in Africa occidentale, ha coinvolto 80,000 agricoltori (dati 2015) e dichiara una precisione di previsione vicino all’84%.

“Gli strumenti sono tantissimi, e ne nascono ogni giorno” sostiene Sala “per chi opera nella cooperazione internazionale e importante conoscerli, ma soprattutto capire qual è lo strumento giusto nel contesto giusto”

Per questo Simone ha strutturato il suo modulo formativo all’interno del corso ICT Innovations for Development che prevede quattro incontri (il primo l’11 novembre) in cui verrano presentate ICT per l’agricoltura, canali d’informazione e banche dati, i principali attori di questo settori, applicazioni, casi specifici, esercitazioni e tanto altro.

Photo credit: MedSpring & flickr

Kenya, dove i contadini assicurano i raccolti via SMS

Micro assicurazioni, attivabili via SMS, aiutano i piccoli agricoltori del Kenya a combattere la siccità e gli altri disastri naturali, migliorandone la resilienza finanziaria e la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Il sistema incrocia i dati satellitari e quelli raccolti da piccole stazioni meteorologiche sparse sul territorio, con i dati riguardanti i quantitativi di pioggia necessari per le diverse colture. Nel caso di condizioni meteorologiche avverse, la compagnia autorizza l’erogazione dei rimborsi via mobile e i contadini ricevono l’importo direttamente sul proprio telefonino.

di Viviana Brun

Continua a leggere

Gelico: una app per gestire le cooperative agricole in Costa d’Avorio

Un vero matrimonio tra ICT e agricoltura; questo è il progetto ivoriano Gelico. Gelico è una applicazione di servizio per le cooperative agricole della Costa d’Avorio, che permette la gestione digitale degli stock dei produttori agricoli e un’informazione in tempo reale sullo stato delle vendite.

Nata grazie a una campagna di crowdfunding su web  lanciata da tre giovani della start up ICT4DEV.CI  (che ha superato l’obiettivo di raccolta previsto) Gelico si basa sulla piattaforma Lôr bouôr, (sviluppata dalla stessa start up) che significa “piantagione produttiva” in lingua locale ed è “una piattaforma web, mobile e SMS per la modernizzazione della gestione delle cooperative agricole e uno spazio di relazione per facilitare la commercializzazione dei prodotti agricoli” come sostiene Jean-Delmas Ehui, esperto di ICT e sviluppo rurale, uno dei fondatori della start up.

Gelico permette alle cooperative agricole di identificare i propri membri e le parcelle di terreno corrispondenti e di gestire i flussi di prodotti (deposito e vendita) in seno all’organizzazione. D’altro lato ogni contadino riceve una notifica via SMS ogni volta che il suo prodotto è stato venduto.

In Costa d’Avorio l’agricoltura rappresenta oltre il 50 % dei proventi da esportazione , occupa i 2/3 della forza lavoro attiva e contribuisce più del 20 % del PIL.
Per contro, il paese deve affrontare grandi sfide agricole; mentre la sovrapproduzione di banana si decompone nella zona occidentale, le popolazioni del nord non ne trovano.  E gli agricoltori svendono le loro produzioni perché non sono informati sui prezzi di mercato. Le cooperative agricole usano ancora rudimentali metodi di gestione con grossi quaderni che servono da registri.
“D’altro lato – sostiene Jean-Delmas Ehui – con 20 milioni di abbonati alla telefonia mobile su 23 milioni di abitanti, un tasso di copertura della rete GSM che supera il 95 % e l’accesso a Internet in rapida crescita, la tecnologia dell’informazione e della comunicazione può rappresentare la soluzione”.
L’utilizzo di Gelico sul lungo periodo permetterà anche di avere dati statistici affidabili sull’attività delle società agricole e sulle loro performance.

Il team progetto realizzerà una serie di formazioni a partire dai primi di giugno 2016, prima nella zona di Abidjan poi nella città di Man in Costa d’Avorio occidentale , poi Daloa nel centro-occidentale e infine Korhogo nel nord. Dopo questo primo giro di formazione, per raggiungere il numero di 100 organizzazioni di produttori collegati alla piattaforma entro ottobre 2016 .

Qui la lista delle cooperative collegate alla piattaforma ad oggi

Agribusiness TV: la prima web TV per smartphone dell’Africa Occidentale

Burkina Faso, Benin, Camerun e Costa d’Avorio, sono i Paesi che partecipano attivamente a Agribusiness TV, la prima web TV su smartphone dell’Africa Occidentale dedicata al mondo dell’agricoltura e dell’imprenditoria giovanile. Il progetto è stato presentato ufficialmente a Ouagadougou in Burkina Faso lo scorso 5 maggio e ha come obiettivo quello di migliorare il riconoscimento sociale del settore agricolo e renderlo più attrattivo agli occhi dei giovani.

di Viviana Brun e Stefania Guida

Continua a leggere

Web 2.0 et média sociaux

Schermata 2015-09-11 alle 14.16.06Les TIC, et notamment le Web 2.0 et les média sociaux, ont transformé notre façon de communiquer et d’interagir, contribuant à combler le « fossé numérique » entre les milieux
urbains et ruraux, et permettant aux personnes en milieu rural ayant accès à Internet de pouvoir offrir et bénéficier de toute une gamme de services
auparavant inaccessibles.

Cette publication présente 18 cas de réussite dans le domaine d’application du Web 2.0 et des média sociaux à l’agriculture soutenus par le CTA depuis des années.

Autore: CTA

Anno: 2015

Lingua: francese

Scarica

Per nutrire il mondo, l’agricoltura deve abbracciare l’innovazione

Bassi prezzi della benzina – sono ormai all’ordine del giorno notizie di ulteriori cali, notizie che dovrebbero essere positive per tutti, esatto? Dovrebbero ridurre il costo della produzione dei beni e dei servizi di trasporto, oltre che offrire sollievo alla pompa. Ma mentre l’ultima potrebbe essere vera, la situazione riguardante beni e servizi è meno chiara. Certo, i costi di produzione si abbasseranno, sebbene il modo in cui i risparmi vengono condivisi lungo le catene di produzione e raggiungono i consumatori è complesso. In sostanza, non bisogna aspettarsi grandi risparmi nel portafoglio prossimamente

L’industria agricola globale è posta di fronte ad un enigma considerevole. L’attuale situazione economica ha creato un ambiente caratterizzato da una crescita lenta, poca domanda e ampie scorte. Apparentemente, i consumatori sono i vincitori, dal momento che usufruiscono il vantaggio di prezzi più bassi. Nel frattempo, la pressione è stata messa su rivenditori, produttori e agricoltori: i margini si sono assottigliati e la confidenza nelle imprese sta diminuendo.

Oggigiorno le compagnie stanno lottando per conservare la loro porzione di mercato; alcune di loro lottano semplicemente per sopravvivere. E tuttavia c’è la necessità di guardare oltre e focalizzarsi sul lungo termine. La domanda di cibo è prevista in aumento esponenziale, guidata dalla potente combinazione di una popolazione globale in rapida espansione, dall’aumento della ricchezza e degli standard di vita, e dall’ulteriore urbanizzazione. La FAO ha predetto un aumento del 60% della domanda globale di cibo entro il 2050, con 9,15 miliardi di bocche da sfamare.

Per affrontare questa spaventosa sfida, la produzione globale di cibo dev’essere fatta decollare su larga scala e questo sembra accadere contemporaneamente a un aumento della lotta per terreni agricoli e risorse idriche.

Come può l’industria trovare la propria via nell’attuale congiuntura economica? Come potrà il settore superare le attuali incertezze preparandosi per future sfide e opportunità? Come potrà farlo sostenibilmente?

La risposta? Attraverso l’innovazione. L’innovazione deve costituire il ponte tra le sfide attuali e le opportunità future.

Questa innovazione dovrà focalizzarsi su due aree chiave. In ricerca e sviluppo abbiamo bisogno di sviluppare nuove tecnologie e pratiche che possono essere implementate su scala commerciale. Il modello di business deve cambiare. Dobbiamo accelerare l’implementazione di nuove tecnologie e pratiche in modi per meglio controllare il rischio e allineare investimenti e ritorni.

Questa non è una chiamata a disporre le nostre future speranze in un castello di sabbia. Piuttosto, ci sono chiare opportunità per migliorare l’accesso globale al cibo. Le idee sono audaci, ma raggiungibili. E mentre l’innovazione potrebbe essere l’ingrediente chiave nel cambiare il modo in cui nutriamo il pianeta in futuro, occorre affrontare un’altra sfida: quella della leadership.

Senza leadership e senza la volontà politica di cambiare lo status quo, non saremo in grado di superare le difficoltà, e non potremo mettere queste idee in pratica. Il successo dipenderà dalla capacità  dei leader di investire nel futuro pensando in grande e abbracciando il cambiamento.

Articolo originale: The Guardian

Foto: Flickr