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CCM Burundi

Il CCM – Comitato Collaborazione Medica, presente in Burundi dagli anni ’90, lavora nel paese dal 2011 con l’obiettivo di ridurre il fenomeno delle violenze sessuali e migliorare la protezione e la cura delle vittime. Il CCM opera in partenariato con ISV – Initiative Seruka pour les victimes de viol, una ong locale specializzata nel settore, e con le autorità locali preposte. Alla fine del 2013 il CCM aveva condotto una ricerca approfondita sul fenomeno delle violenze in 5 province del paese. La ricerca aveva evidenziato la necessità di strumenti che favorissero la condivisione di esperienze e l’aumento dei canali di contatto con i centri di accoglienza per le vittime, garantendo l’anonimato, la messa in rete delle informazioni e l’opportunità di un sistema di raccolta dati sul fenomeno. Inoltre, ISV aveva condiviso la volontà di dotarsi sia di migliori strumenti di advocacy per segnalare la gravità del problema alla società, ai media e alle istituzioni, sia di materiale di sensibilizzazione utile a sfatare miti e percezioni errate sul fenomeno.

Alcune persone del team del CCM avevano partecipato a un corso introduttivo di ICT4D organizzato da ONG 2.0 durante il quale era stata presentata l’esperienza di Harrasmap, realtà egiziana, basata sulla mappatura online di eventi di molestia e violenza sessuale che aveva ottenuto risultati interessanti in termini di sensibilizzazione, advocacy e opportunità di informazione sui servizi per le vittime. Harrasmap combina le tecnologie di Frontline SMS e Ushahidi, entrambe gratuite e relativamente semplici da applicare, con l’obiettivo di raccogliere testimonianze di vittime e operatori, riportarle su una mappa online e infine utilizzarle per analizzare il fenomeno, sensibilizzare e fare pressione per cambiamenti in termini di politiche. In accordo con ISV, abbiamo pensato di riadattare l’idea ai bisogni dell’organizzazione e provare a sperimentare la mappatura partecipata in Burundi. A tal fine abbiamo chiesto l’appoggio di ONG 2.0/CISV che, attraverso due missioni in loco e il supporto a distanza, ha formato il personale di ISV, configurato il sistema per la ricezione di segnalazioni via SMS e online, creato la mappa, programmato e avviato un piano di comunicazione per la sua diffusione.

Vittime, testimoni e operatori possono segnalare via SMS, email o social network un caso di violenza. Gli operatori di ISV inviano un messaggio di risposta, dove sono indicati i contatti dove chiedere assistenza e, dopo un paio di settimane, riportano alcuni dati essenziali sulla mappa. Questo permette di visualizzare a colpo d’occhio la situazione a livello geografico e la tipologia di evento. Con ISV sono state messe in campo azioni di informazione e segnalazione della mappa, anche con il coinvolgimento dei media, che oggi sono sospese a causa delle recenti evoluzioni politiche nel paese. L’augurio è che la situazione sia sufficientemente stabile per permettere la diffusione della mappa così come pianificato, ma anche che lo strumento possa essere un’ulteriore canale di comunicazione in un periodo dove gli spostamenti, anche all’interno della capitale, possono essere difficili.

Sicuramente l’esperienza, ancora in corso, è stata occasione di crescita anche per il CCM. La nostra organizzazione ritiene sia utile promuovere l’utilizzo di nuove tecnologie laddove queste possano portare soluzioni appropriate a gap identificati e che questo tema sia un’occasione per attivare collaborazioni e mettere in rete partner e attori diversi.

Photocredits: CCM, staff Burundi

#connectBurundi: come costruire una mappa partecipativa online

Da che mondo è mondo, le mappe aiutano a orientare. Il centre Seruka di Bujumbura in Burundi ha scelto di lanciarsi nel crowdmapping, chiedendo la collaborazione dei cittadini per pianificare nuove strategie d’azione per la presa in carico e la prevenzione delle VBG (violenze basate sul genere). Come sta procedendo il design della mappatura?

di Serena Carta da Bujumbura

Dopo un primo incontro introduttivo con le responsabili di Seruka per chiarire le caratteristiche e i possibili impieghi dello strumento della mappatura partecipativa online, un gruppo di lavoro del centro – una decina di persone tra infermieri, psicologici, medici, comunicatori e formatori – si è riunito per discutere cosa inserire nella mappa e quale utilizzo farne.

Il risultato del brainstorming è questo:

mappa-burundi

 

Perché abbiamo bisogno della mappa?

Lo staff di Seruka ha cercato innanzitutto di individuarne obiettivo e finalità. In termini generali, il crowdmapping è una metodologia che permette di raccogliere informazioni da persone sparse sul territorio che vengono poi visualizzate su una mappa online, in modo da avere in una sola occhiata la panoramica di un dato fenomeno. I dati ottenuti possono essere usati per diversi scopi, tra cui: fare attività di reporting e di advocacy (Harassmap, Egitto), pianificare strategie di intervento (Crowdmapping Mirafiori Sud, Italia), rispondere a un’emergenza (Healthmap Ebola), mobilitare i cittadini e rafforzare la comunità (Community Safety Network, Georgia). Seruka ha deciso di concentrarsi sulla pianificazione di attività future. Lo scopo della mappatura sarà quindi quello di creare un nuovo canale di comunicazione che, attraverso l’invio di sms, faciliterà la connessione con il centro e permeterrà di intercettare informazioni fondamentali per sapere come, dove e verso chi orientare i nuovi servizi. Ad oggi chi è interessato a contattare Seruka si reca fisicamente al centro oppure chiama il numero verde: la speranza dello staff è quella di incentivare e facilitare l’interazione e l’avvicinamento di nuovi utenti o stakeholder.

Quali dati raccogliere?

Denunce di episodi di VBG, di casi rimasti impuniti (la maggior parte delle vittime non denuncia l’aggressore per paura di ritorsioni), di molestie in luogo pubblico (scuole e ospedali in particolare), di prostituzione (fenomeno che negli ultimi tempi, con l’emigrazione dalle campagne alle città, sta aumentando).

Ma anche richieste di informazioni (tanti sono i curiosi, i potenziali volontari, gli studenti che scrivono tesi di laurea sul tema, i giovani che si rivolgono al centro per informarsi sull’educazione sessuale). Attenzione particolare vorrebbe essere data all’opportunità di esprimersi sulla qualità del servizio ricevuto, mandando un feedback.

Target: chi coinvolgere?

Dalle vittime ai testimoni (la comunità, il vicino di casa, un membro della famiglia). Il servizio sarà esteso a tutto il territorio nazionale, ma Seruka organizzerà sensibilizzazioni nelle tre province in cui è maggiormente attivo (Bujumbura Mairie, Cibitoke e Muramvya).

Quale tecnologia?

– Telefono cellulare di prima e seconda generazione per l’invio di sms o messaggi vocali
– Smartphone per usufruire del servizio tramite internet
– Software per la gestione dei messaggi (Frontline SMS)
– Software per la visualizzazione su una mappa online delle informazioni (Ushahidi-Crowdmap)
– Modem USB
– Connessione a internet

Sfide

1. Questione della privacy e della messa in rete di info sensibili che potrebbero essere usate contro le vittime.
2. Quanta gente risponderà? Finché non si comincia resta un’incognita, considerando la bassa digitalizzazione del Burundi (i dati della Banca Mondiale ci dicono che l’1,3% dei burundesi usa internet e il 25% ha un abbonamento a un telefono cellulare). Esperienze passate dimostrano che si deve investire molto sulla sensibilizzazione e sulle cosiddette e-capability, per far conoscere lo strumento e l’opportunità del far sentire la propria voce.
3. Quale risposta verrà data da parte di Seruka alla condivisione delle informazioni? Sul lungo periodo, il progetto sarà sostenibile?

 


Consulenza realizzata nell’ambito del “Projet pilote de décentralisation des services de prise en charge des violences sexuelles dans 3 provinces du Burundi” (ref. BU _ UE /2014/ CNP/07) avviato dall’ong CCM – Comitato Collaborazione Medica grazie al sostegno dell’Unione Europea.

#connectBurundi: si parte!

34 giorni in Burundi. A sperimentare le ICT in un progetto di sensibilizzazione sulla violenza sessuale di genere e la presa in carico delle vittime. Insieme all’ong CCM (Comitato Collaborazione Medica) di Torino. Noi si parte, a tutti voi amahoro.

[Serena Carta – dalla rubrica ICT4dev]

Dicono che il Burundi sia un paese incantato e tormentato. L’accoglienza e la dolcezza della gente, che trova le sue radici sulle sponde del grandissimo lago Tanganica e nelle verdi colline che a qualcuno ricordano quelle del Monferrato ad altri quelle elevetiche, convive con un passato di guerra e distruzione (la guerra civile scoppiata nel 1993 si è conclusa nel 2005) e un presente turbolento (con il presidente Pierre Nkurunziza che si starebbe preparando al suo terzo, incostituzionale, mandato).

Il “cuore dell’Africa” – poco meno di 28 mila km² e la parola amahoro (che in kirundi, la lingua locale, significa pace) per salutarsi – costretto a fare i conti con numeri e indici che lo classificano tra i più poveri del mondo: secondo l’Indice mondiale della fame – elaborato dall’International Food Policy Research Institute – sono sedici i paesi che registrano allarmanti livelli di fame, e il Burundi sta al primo posto.

Noi per Bujumbura, la sua capitale, partiamo tra poche ore. Noi, cioè la sottoscritta e Fabrizio Furchì, delegazione di Ong 2.0 che nei prossimi 34 giorni lavorerà insieme all’ong torinese CCM e al Centre Seruka, che da diversi anni si spendono sul territorio su due fronti principali: a. la sensibilizzazione e l’informazione sulle violenze di genere rivolta alle comunità locali e b. la presa in carico delle vittime attraverso l’offerta di servizi sanitari, sociali e giuridici.

Obiettivo del nostro viaggio? Supportare lo staff di Seruka nella creazione di un sito internet che presenti e racconti le sue attività e lanciare un processo di mappatura online partecipativa sul modello di Harassmap, per stimolare la circolazione delle informazioni sul fenomeno delle violenze.

Partiamo armati di pc, telefoni, macchina fotografica, Moleskine, penne, articoli e report, tanti racconti e suggerimenti che in questi ultimi mesi molte persone hanno condiviso con noi. Ringraziamo, in particolare: Iside Baldini, che in Burundi ha condotto per il CCM una ricerca sulle violenze di genere; Paolo Brunello, esperto ICT4D e grande conoscitore del paese; Viviana Brun e lo staff dell’ong CISV che proprio dal Burundi nel lontano 1973 ha iniziato la sua avventura.

Noi siamo pronti. Voi seguiteci sui nostri canali Twitter, Facebook, Instagram e qui su Vps con l’hashtag #connectBurundi.

amahoro!

 

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