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Comunicazione sociale tra responsabilità e professionalità

Ancora bambini con le pance gonfie, attività sociali percepite come buonismo tappabuchi, gli appelli alla solidarietà sociale compaiono sui media prevalentemente in casi di emergenza o in occasione di maratone televisive o appelli di personalità mediatiche. Eppure il non profit è oggi in Italia un settore strategico per comprendere i bisogni sociali e costruire una convivenza civile, giorno per giorno. 

Secondo i dati Istat in 10 anni il numero dei lavoratori del Non Profit è passato da 488.523 a 861.919 (il 6,9% rispetto ai lavoratori delle imprese) con un incremento del 76%, senza contare gli italiani che partecipano ad attività associative in forma volontaria e gratuita. Si tratta di una parte significativa e importante dell’economia del nostro paese.

La comunicazione sociale ha bisogno di affermarsi sempre di più con spazi di dignità e professionalità. 

Ma quali sono i principi etici, gli strumenti e le strategie vincenti della comunicazione sociale? A cosa bisogna fare attenzione per non cadere nel pietismo o nel sensazionalismo ma allo stesso tempo coinvolgere? Perché alcune campagne decollano e altre no?

Per rispondere a queste domande e contribuire a potenziare le capacità comunicative del Terzo Settore riparte il percorso formativo No profit Si social, comunicazione digitale integrata per il terzo settore”, ideato e realizzato da Impactskills e Idea Comunicazione, con il patrocinio dell’Associazione Ong Italiane (AOI) e FOCSIV. Dopo una prima edizione di successo, il percorso si arricchisce di nuovi docenti, laboratori pratico applicativi, esercitazioni mirate e simulazioni immersive.

Sul sito di Impactskills tutte le informazioni

 

L’approccio di genere è una “cosa da donne”?

Donne e uomini non sono uguali. È una banalità? No, se si vuole lavorare seriamente nei processi di sviluppo.

L’approccio di genere non è fare progetti per le donne, non è una disciplina e non è un ambito di intervento come tanti altri nella cooperazione internazionale. L’approccio di genere è un approccio trasversale a tutti gli ambiti, perché si tratta di un modo di guardare le cose.

Questa è la premessa da cui parte lunedì 28 novembre il nostro corso di formazione in diretta online “Approccio di genere nella cooperazione internazionale” tenuto da Luisa Del Turco. Si tratta, in concreto, di conoscere una serie di strumenti che permettono di analizzare ogni attività ponendo attenzione continua alle differenze, alle attitudini e alle competenze di uomini e donne.

Per info e iscrizioni: https://impactskills.it/corso/approccio-di-genere-nella-cooperazione-internazionale-2022/

mHealth e mapping umanitario: un format di apprendimento online tutto nuovo

Nuovi temi e nuova metodologia nel portfolio formativo di Ong 2.0. Rispetto alla “tradizionale” formula utilizzata, con lezioni in diretta streaming ad orari fissi e prestabiliti, seguite da esercitazioni da svolgere in autonomia tra una sessione e l’altra, si testa ora una nuova formula “mista” che unisce i vantaggi dell’ e-learning senza perdere il valore aggiunto del rapporto diretto con il docente . I due nuovi corsi proposti (entrambi in inglese) sono dedicati all’uso dei GIS per la mappatura nel settore umanitario e per la cooperazione internazionale e alle tecnologie mobili in ambito sanitario (mHealth)

di Anna Filippucci

Da più di 10 anni, a Ong 2.0 abbiamo sviluppato una metodologia di formazione online che fa dell’interazione e dello scambio diretto con il docente i suoi punti di forza. Negli anni questo approccio è stato applicato ad oltre 20 percorsi e ha permesso a oltre 1100 partecipanti di formarsi con successo sui temi della cooperazione internazionale allo sviluppo e della comunicazione digitale per il no profit. Accanto a questa metodologia, da quest’anno abbiamo deciso di sviluppare un nuovo percorso formativo che integra i vantaggi dell’e-learning con l’imprescindibile rapporto diretto con i docenti, in grado di rispondere meglio alle necessità di un pubblico che man mano è diventato più ampio e internazionale. Il nuovo percorso, dedicato al tema delle ICT4D, è strutturato in lingua inglese ed è basato, nella sua prima fase, su un apprendimento asincrono che permette una gestione più flessibile di tempi e orari e prevede un sistema di test per valutare passo passo i propri progressi.

L’idea di creare questa nuovo percorso online prende forma a partire da due considerazioni in particolare. La prima è relativa alle esigenze di chi lavora all’estero come cooperante: la lingua inglese e una flessibilità oraria maggiore per tenere conto delle variazioni del fuso orario da un paese all’altro sono elementi essenziali per poter frequentare un corso online. La seconda considerazione è legata invece alla necessità di chi lavora sul campo di acquisire competenze pratiche e avanzate su strumenti specifici

I partecipanti ai corsi possono dunque usufruire di un percorso facilmente personalizzabile, adattabile alle proprie necessità e al ritmo di lavoro. Gli strumenti e le piattaforme utilizzate permettono di guardare brevi video registrati dai docenti ed eseguire test di valutazione delle conoscenze; ma non solo. Alla teoria si aggiunge la possibilità di sperimentare e conoscere concretamente degli strumenti “open” utili per il lavoro in questi due ambiti. Infine, per garantire la possibilità di un’interazione tra docenti e partecipanti ai corsi e la risoluzione di eventuali problemi di comprensione dei contenuti sono previsti anche due workshop in diretta.

Giuliano Ramat, uno dei docenti del corso sui GIS, spiega:  “il corso ha l’obiettivo di fornire ai partecipanti informazioni riguardo i più importanti strumenti “open source” per la mappatura in ambito umanitario, con un’attenzione particolare per i prodotti, i gruppi di lavoro e gli esperimenti che utilizzano la tecnologia “Openstreetmap”.

Paola Fava, responsabile di “mHealth per la cooperazione internazionale”, descrive invece il proprio corso come “l’opportunità di avere una panoramica generale dell’utilizzo di mhealth in contesti di sviluppo. Le sue applicazioni in ambito sanitario sono le più svariate: dalle indagini sulla salute, al monitoraggio remoto, alle applicazioni educative e ai sistemi di localizzazione delle malattie, per citarne solo alcune. Il corso fornisce dunque esempi e casi studio a questo proposito per stimolare l’utilizzo di tali tecnologie al fine di migliorare e integrare nuovi progetti sanitari “.

A proposito del nuovo formato dei corsi, Ramat afferma che “la formula E-learning adottata lascia liberi i partecipanti di scegliere l’orario che preferiscono per assistere alle lezioni. Inoltre, la suddivisione dei classici seminari da 90 minuti, in “capitoli” brevi della durata di mezz’ora aumenta la capacità di concentrazione su argomenti puntuali”. Paola Fava conferma: “la flessibilità e la possibilità di gestire il nostro tempo sono oggi requisiti fondamentali, per questo credo che questo tipo di “formula” corrisponda alle esigenze delle persone e alla disponibilità di tempo rispetto ai webinar più tradizionali.  Entrambi confermano tuttavia l’importanza e il valore dei momenti di interazione tra docenti e partecipanti: “il collegamento con il docente o altri studenti è comunque garantito dal forum di moodle e da alcune sessioni dal vivo”.

Perché l’inglese? Secondo Ramat “essendo l’inglese la lingua principalmente utilizzata nella cooperazione internazionale, professionisti che intendano lavorare nel settore devono necessariamente abituarsi all’idea di interagire con i colleghi in lingua straniera. A questo proposito, l’opportunità di acquisire fin da subito una terminologia anglofona specifica per il settore costituisce senz’altro un vantaggio per i futuri lavoratori”.  A questo proposito Paola Fava conclude, “l’idea è di raggiungere un pubblico più vasto e credo che la lingua inglese si adatti maggiormente a questo scopo. Abbiamo anche ricevuto richieste da persone precedenti che frequentavano corsi simili e abbiamo trovato la lingua italiana un possibile limite”.

Open Badges e Bestr: uno nuovo modo per valorizzare le tue skills

Corsi e formazioni forniscono ogni giorno competenze e nuove capacità nelle persone che li frequentano. Ma come vedere riconosciute e valorizzate le skills acquisite in modo che esse diventino note e condivisibili? Con Open Badge e Bestr ecco che arriva il certificato 2.0.

Di Eloisa Spinazzola

Nell’era dell’informazione oltre a essere sempre maggiore il numero di dati che acquisiamo ogni giorno, crescono in maniera costante le competenze che accumuliamo attraverso partecipazione a eventi, corsi online, formazioni specifiche, spesso su argomenti a cui siamo affezionati, anche se non fanno sempre parte del nostro lavoro. Senza contare che è sempre maggiore è la possibilità di venire a conoscenza di summer school, workshop, weekend intensivi.

A volte, però a fermare la nostra voglia di imparare è la necessità di un riconoscimento che molto spesso manca.
Ed ecco che arriva Bestr a risolvere il problema. Un progetto firmato da Mozilla e Cineca che aiuta gli utenti non solo a condividere le proprie skills e le proprie capacità con il resto del mondo, ma che rilascia una serie di attestati – chiamati Open Badges – che affermano l’acquisizione di competenze attraverso la frequenza a corsi o formazioni – non necessariamente formali – di enti consorziati con il progetto.

Il lancio del progetto
Il progetto vede la luce oggi, in occasione della presentazione del “Giardino delle imprese” un progetto educativo volto a rinnovare il tessuto produttivo del paese. A seguito di questo percorso non formale, i partecipanti riceveranno i primi Open Badges rilasciati dalla piattaforma per poter condividere con coetanei e interessati le nuove conoscenze.

Open Badges, cosa sono e a cosa servono
Se gli open badges fossero solo degli attestati non ci sarebbe nulla di nuovo. In realtà sono delle schede elettroniche sotto forma di immagine, condivisibili e contenenti una serie di metadati legati all’ente di formazione e al corso stesso. Il loro compito è quello di far risaltare competenze acquisite, riconosciute attraverso l’iscrizione a uno standard condiviso.

Bestr, molto più di una piattaforma
E se gli Open Badge sono più di un attestato, Bestr sarà molto più di una piattaforma di conferimento credenziali e capacità. Infatti una volta che la piattaforma sarà completamente attiva – ci vorrà ancora un po’ ma non troppo -, ogni utente avrà la possibilità di crearsi un profilo dove raccogliere tutte le competenze acquisite e gli attestati rilasciati dai vari enti di formazione formale e informale che saranno consorziati con il progetto.  Inoltre Bestr fungerà come luogo di incontro e scambio tra learners, imprese e formatori. Esso permetterà ai primi di crearsi percorsi ad hoc che valorizzino le singole esperienze, alle seconde di trovare soluzioni per le proprie esigenze e supporterà gli ultimi nella promozione e nella diffusione delle loro attività di diffusione delle conoscenze.

Una novità anche per Ong 2.0
Tra gli enti pilota del progetto ci sarà anche Ong 2.0. Valore aggiunto della nuova offerta formativa sarà il rilascio degli Open Badge per i diversi corsi previsti. In questo modo i partecipanti potranno condividere con le loro reti il proprio certificato digitale di competenze sfruttandone il potenziale innovativo e sociale.  Perché la condivisione sia sempre l’inizio di un volano di conoscenza collettiva.

Elementi di portfolio