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mHealth e mapping umanitario: un format di apprendimento online tutto nuovo

Nuovi temi e nuova metodologia nel portfolio formativo di Ong 2.0. Rispetto alla “tradizionale” formula utilizzata, con lezioni in diretta streaming ad orari fissi e prestabiliti, seguite da esercitazioni da svolgere in autonomia tra una sessione e l’altra, si testa ora una nuova formula “mista” che unisce i vantaggi dell’ e-learning senza perdere il valore aggiunto del rapporto diretto con il docente . I due nuovi corsi proposti (entrambi in inglese) sono dedicati all’uso dei GIS per la mappatura nel settore umanitario e per la cooperazione internazionale e alle tecnologie mobili in ambito sanitario (mHealth)

di Anna Filippucci

Da più di 10 anni, a Ong 2.0 abbiamo sviluppato una metodologia di formazione online che fa dell’interazione e dello scambio diretto con il docente i suoi punti di forza. Negli anni questo approccio è stato applicato ad oltre 20 percorsi e ha permesso a oltre 1100 partecipanti di formarsi con successo sui temi della cooperazione internazionale allo sviluppo e della comunicazione digitale per il no profit. Accanto a questa metodologia, da quest’anno abbiamo deciso di sviluppare un nuovo percorso formativo che integra i vantaggi dell’e-learning con l’imprescindibile rapporto diretto con i docenti, in grado di rispondere meglio alle necessità di un pubblico che man mano è diventato più ampio e internazionale. Il nuovo percorso, dedicato al tema delle ICT4D, è strutturato in lingua inglese ed è basato, nella sua prima fase, su un apprendimento asincrono che permette una gestione più flessibile di tempi e orari e prevede un sistema di test per valutare passo passo i propri progressi.

L’idea di creare questa nuovo percorso online prende forma a partire da due considerazioni in particolare. La prima è relativa alle esigenze di chi lavora all’estero come cooperante: la lingua inglese e una flessibilità oraria maggiore per tenere conto delle variazioni del fuso orario da un paese all’altro sono elementi essenziali per poter frequentare un corso online. La seconda considerazione è legata invece alla necessità di chi lavora sul campo di acquisire competenze pratiche e avanzate su strumenti specifici

I partecipanti ai corsi possono dunque usufruire di un percorso facilmente personalizzabile, adattabile alle proprie necessità e al ritmo di lavoro. Gli strumenti e le piattaforme utilizzate permettono di guardare brevi video registrati dai docenti ed eseguire test di valutazione delle conoscenze; ma non solo. Alla teoria si aggiunge la possibilità di sperimentare e conoscere concretamente degli strumenti “open” utili per il lavoro in questi due ambiti. Infine, per garantire la possibilità di un’interazione tra docenti e partecipanti ai corsi e la risoluzione di eventuali problemi di comprensione dei contenuti sono previsti anche due workshop in diretta.

Giuliano Ramat, uno dei docenti del corso sui GIS, spiega:  “il corso ha l’obiettivo di fornire ai partecipanti informazioni riguardo i più importanti strumenti “open source” per la mappatura in ambito umanitario, con un’attenzione particolare per i prodotti, i gruppi di lavoro e gli esperimenti che utilizzano la tecnologia “Openstreetmap”.

Paola Fava, responsabile di “mHealth per la cooperazione internazionale”, descrive invece il proprio corso come “l’opportunità di avere una panoramica generale dell’utilizzo di mhealth in contesti di sviluppo. Le sue applicazioni in ambito sanitario sono le più svariate: dalle indagini sulla salute, al monitoraggio remoto, alle applicazioni educative e ai sistemi di localizzazione delle malattie, per citarne solo alcune. Il corso fornisce dunque esempi e casi studio a questo proposito per stimolare l’utilizzo di tali tecnologie al fine di migliorare e integrare nuovi progetti sanitari “.

A proposito del nuovo formato dei corsi, Ramat afferma che “la formula E-learning adottata lascia liberi i partecipanti di scegliere l’orario che preferiscono per assistere alle lezioni. Inoltre, la suddivisione dei classici seminari da 90 minuti, in “capitoli” brevi della durata di mezz’ora aumenta la capacità di concentrazione su argomenti puntuali”. Paola Fava conferma: “la flessibilità e la possibilità di gestire il nostro tempo sono oggi requisiti fondamentali, per questo credo che questo tipo di “formula” corrisponda alle esigenze delle persone e alla disponibilità di tempo rispetto ai webinar più tradizionali.  Entrambi confermano tuttavia l’importanza e il valore dei momenti di interazione tra docenti e partecipanti: “il collegamento con il docente o altri studenti è comunque garantito dal forum di moodle e da alcune sessioni dal vivo”.

Perché l’inglese? Secondo Ramat “essendo l’inglese la lingua principalmente utilizzata nella cooperazione internazionale, professionisti che intendano lavorare nel settore devono necessariamente abituarsi all’idea di interagire con i colleghi in lingua straniera. A questo proposito, l’opportunità di acquisire fin da subito una terminologia anglofona specifica per il settore costituisce senz’altro un vantaggio per i futuri lavoratori”.  A questo proposito Paola Fava conclude, “l’idea è di raggiungere un pubblico più vasto e credo che la lingua inglese si adatti maggiormente a questo scopo. Abbiamo anche ricevuto richieste da persone precedenti che frequentavano corsi simili e abbiamo trovato la lingua italiana un possibile limite”.

Il corso GIS compie 6 anni

Il corso dedicato all’uso del GIS per la Cooperazione Internazionale è giunto alla sesta edizione.

Rivisto e adattato alle novità in ambito tecnologico e strutturato in modo sempre più pratico e interattivo per fornire competenze utili e concrete, il corso “Il GIS Open Source per l’analisi ambientale nei PVS” resta una delle tappe obbligate del calendario formativo di Ong2.0.

Dal 2011 a oggi sono stati tantissimi gli studenti, le studentesse, gli operatori e le operatrici sul campo che hanno acquisito competenze pratiche per raccogliere, elaborare e raffigurare i dati territoriali e rendere più efficace il proprio intervento sul campo.

Anche quest’anno, i formatori d’eccezione saranno Giuliano Ramat e Maurizio Foderà, entrambi con una grande esperienza tecnica e di lavoro diretto sul terreno.

Questo è il loro messaggio di benvenuto ai partecipanti all’edizione 2017-2018.

 

Nelle attività legate ai progetti di cooperazione molte delle informazioni che si cercano o che si vogliono produrre hanno carattere spaziale, ovvero possono essere collegate ad una determinata area geografica. Ancora oggi molti credono che la raccolta ed elaborazione dei dati territoriali sia qualche cosa di molto difficile, ad appannaggio di spietati nerd informatici e che lavorare con le tecnologie GIS e GPS implichi un innalzamento stratosferico delle linee di budget progettuali: niente di più falso!

Se è vero che negli anni ’90 accedere a dati geografici ed immagini satellitari comportava un notevole sforzo economico, questo non è più vero nel 2017. Due termini di uso ricorrente quali Software Open Source ed Open Data consentono a tutti noi l’accesso gratuito all’ottenimento ed all’elaborazione dell’informazione spaziale. A questi due elementi si deve aggiungere una buona competenza tecnica che è l’obiettivo del corso “Il GIS Open Source per l’analisi ambientale nei PVS“, in partenza il prossimo 13 settembre.

Attraverso una serie di webinar in diretta audio-video (che potranno anche essere scaricati per ascoltarli e riascoltarli successivamente), videotutorial ed esercizi guidati vi illustreremo le principali componenti del GIS:

  • la raccolta in campo (con GPS e Smartphone) e la creazione di dati geografici,
  • la loro visualizzazione e classificazione,
  • la ricerca di Open Data disponibili sul web e la pubblicazione online delle informazioni create con i nostri progetti,
  • la corretta lettura ed uso di dati satellitari e le loro elaborazioni e… molto altro.

Una dinamica comunità virtuale ci permetterà di restare in contatto durante tutto il corso anche al di fuori dell’orario di lezione per fornirvi tutto il supporto necessario.

Visto che il termine “sostenibilità” è imprescindibile da ogni attività di cooperazione allo sviluppo, il nostro corso userà un software open source (ovvero senza costi di uso e aggiornamento), multilingua e multipiattaforma che si chiama gvSIG e che esiste da quasi 15 anni. Il costante sviluppo di questo software è assicurato dall’Associazione gvSIG che rilascerà il proprio certificato di Utente gvSIG ai partecipanti che completeranno l’esercizio che si snoderà lungo il corso affrontando la maggior parte degli argomenti trattati nei singoli webinar.

Speriamo veramente di conoscere tanti altri nuovi partecipanti che si potranno aggiungere ai nostri studenti/amici delle precedenti sette (mica una!) edizioni del corso e che, se vorranno, entreranno a far parte di alcuni gruppi social a cui siamo legati e che ci piace tenere costantemente attivi.

Ci vediamo il 13 settembre alle 18 in punto (o anche qualche minuto prima per poterci conoscere),

Giuliano e Maurizio

 

Se anche tu vuoi unirti al gruppo dei partecipanti, clicca qui per consultare il programma del corso ed effettuare l’iscrizione.

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Dove sono? Viaggio alle origini della geolocalizzazione

Tra i più antichi e difficili problemi che l’uomo ha sempre avuto fin dalla sua presenza sulla terra, vi è quello di capire dove si trova esattamente.

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ICT, partecipazione e conoscenza locale: il caso de La Cuicadora

Come l’utilizzo delle ICT può incrementare la partecipazione e influire sulla protezione e sullo sviluppo di un territorio

Di Domenico Vito

Sviluppo, sostenibilità e partecipazione sono fortemente connessi.
Vi è una vasta gamma di definizioni ed interpretazioni della partecipazione, ma in generale si intende: “Il processo di appropriazione del potere da parte della collettività e dei singoli individui e la capacità di influire rispetto al proprio sviluppo”.
Grazie alle tecnologie ICT questo processo può implementarsi e rafforzarsi in progetti sul campo. Un esempio concreto è la mappatura comunitaria delle risorse (MCR)

Un metodo per raccogliere informazioni su quantità, distribuzione, accesso e uso delle risorse all’interno del dominio geografico economico e culturale di una comunità.
Questo tipo di mappatura può essere condotta attraverso il “sensing partecipativo”, che consiste nel mappare i dati provenienti da dispositivi mobili su GIS (Geographic Information System) attuando quello che viene chiamato GIS partecipativo, cioè l”uso delle tecnologie GIS per ampliare il coinvolgimento pubblico nella definizione delle politiche al fine di promuovere gli obiettivi delle comunità locali e dei gruppi di base”.
L’utilizzo del sensing e del GIS partecipativi, permettono di dare accesso alla conoscenza locale di un territorio.

Sebbene non appaia sempre così evidente, la conoscenza locale rappresenta un importante sistema di informazione spaziale che si sviluppa nella stretta relazione tra la popolazione locale, la sua geografia e le sue risorse naturali. La conoscenza locale deriva direttamente dalla comunità e dalla sua varietà di individui ed è molto importante perché rappresenta l’informazione originaria associata ad un luogo.
E’ una conoscenza olistica, ossia rappresenta diversi ambiti della conoscenza e molto diversificata. Tuttavia di solito non è strutturata, non ha una vera e propria sistematizzazione e nemmeno dei meccanismi di analisi.
Ecco allora che questi problemi possono essere superati se si permette alla conoscenza locale di essere rappresentata in qualche modo, ad esempio attraverso il mapping partecipativo. Ossia combinando le tecnologie ICT con la conoscenza locale è possibile avere dati e informazioni sul territorio in modo veloce efficace e sistematizzato..
Questa combinazione permette di sfruttare le potenzialità della conoscenza locale mettendola a disposizione del decision making della comunità. Ciò ad esempio è molto importante in contesti rurali, sottoposti ai fenomeni del cambiamento climatico o all’inquinamento delle acque dove è necessario intervenire tempestivamente a fronte di fenomeni molto variabili. .

Un esempio concreto di tutto questo è “La Cuicadora”, “Il custode” un progetto peruviano di mappatura comunitaria dei conflitti socio-ambientali, contaminazione delle acque, deforestazione, ecc…
Con l’avvento dei social media e delle tecnologie distribuite, il concetto di GIS partecipativo si è virtualmente esteso a livello planetario dando vita a fenomeni come il crowdmapping. La partecipazione nel caso della Cuicadora è proprio estesa alla folla degli utenti di internet –crowd- appunto ampliando il bacino delle informazioni a disposizione

Nato su iniziativa di Johnatan Rupire, “La Cuicadora” fornisce informazioni condivise in rete per segnalare fonti d’acqua contaminate, conflitti socioambientali e fenomeni di corruzione.
Utilizzando una distribuzione del software open source Ushahidi, dati geografici liberi e OpenStreetMap, le informazioni fornite dalle comunità colpite vengono riferite, mappate dalla popolazione attraverso un’opportuna interfaccia

 

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Le informazioni vengono quindi georefenziate e rese disponibili, sia per la semplice visualizzazione, sia come per ricevere avvisi di allerta sullo stato del punto interessato via email e SMS.
Tale sistema di allarme, sfrutta la conoscenza locale del territorio ha la capacità di essere di veloce risposta e di altrettanto veloce propagazione.

Per raccogliere le informazioni, che possono essere inviate in vari formati è stato anche predisposto un form specifico che rende più semplice la raccolta delle segnalazioni

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La Cuicadora, rappresenta un esempio di crowdmapping attraverso il “sensing partecipativo”. Costituisce un community information system (CIS), ossia un sistema informativo diffuso che coinvolge direttamente la popolazione locale.
In altre parole attraverso “la Cuicadora” si ha un diretto feedback della popolazione rispetto agli eventi e ai cambiamenti sul territorio. La struttura CIS permette di rappresentare la conoscenza locale diretta della popolazione. Questa combinazione ha permesso di aumentare la capacità di risposta e quindi la resilienza della comunità rispetto, in particolare, al problema dell’inquinamento delle acque.

Créditos: Relaciones Públicos PROMPERÚ

gvSIG Educa: insegnare il GIS in maniera divertente

Ho sempre creduto che la formazione rivesta un ruolo fondamentale nei progetti di cooperazione allo sviluppo nel rendere sostenibili nel tempo gli obiettivi raggiunti.

di Giuliano Ramat

 

Nel settore del GIS ci si scontra spesso con una scarsa abitudine a leggere una mappa, a capire un’immagine dal satellite (stile Google Earth per intenderci) dovuta al fatto che in molti Paesi, soprattutto nel Sud del mondo, studiare la geografia, prendere in mano una mappa e giocarci o vedere la propria città dall’alto non sono sempre attività comuni e diffuse. Spesso ho riscontrato come le persone, incluso il personale tecnico, sapessero benissimo andare dal punto A al punto B ma che incontrassero difficoltà insormontabili a tracciare su una mappa il percorso fatto a piedi.

Il progetto gvSIG Batovì, realizzato in Uruguay nel 2011 con l’appoggio del governo locale, ha provato ed è riuscito a insegnare la geografia in maniera divertente a numerosi studenti dai 10 ai 18 anni delle zone rurali grazie all’uso di una soluzione GIS open source. L’idea è tanto semplice quanto geniale: da una parte, realizzare un software GIS a misura di adolescente con icone simpatiche e non accademiche, tali da rendere lo studio quasi un gioco; dall’altra, formare i docenti in modo da produrre facilmente “pacchetti” di mappe e immagini che possano essere condivisi con e fra gli studenti. Grazie al design accattivante e semplificato dei comandi, per gli studenti è più semplice apprendere sia la geografia che le basi per l’uso del GIS. I computer necessari per far girare questo programma non devono essere necessariamente dell’ultimissimo tipo e questo permette anche di ridurre sensibilmente l’investimento da parte della struttura didattica e/o dell’ente governativo coinvolto. Il successo di questa iniziativa è confermato non solo dal blog in cui vengono regolarmente pubblicate notizie ma anche dal recente tentativo di allargare l’iniziativa dall’Uruguay al resto del mondo tramite una sorta di evoluzione di gvSIG Batovì: gvSIG Educa.

giuliano blog 2Si tratta di un prototipo di GIS Open Source specifico per l’istruzione primaria e secondaria, presentato ufficialmente durante le recenti 11me Giornate Internazionali di gvSIG a Valencia, che amplia la possibilità di caricare e condividere informazioni da parte dei docenti, aumenta il numero di estensioni da usare per “giocare” con i dati geografici e supera i limiti legati al sistema operativo non standard che erano presenti in gvSIG Batovì. Si tratta sicuramente di un interessante strumento didattico con grandi potenzialità di uso nei progetti di cooperazione internazionale per il suo essere multilingua, multipiattaforma e soprattutto open source ma, come tutti i prototipi, ha bisogno di essere testato per potersi migliorare.

Per chiunque volesse usarlo, provarlo e contribuirne al miglioramento all’interno dei propri progetti e attività, è possibile contattare gli sviluppatori dell’Associazione gvSIG per ottenere il supporto necessario.

Cartomalaria: i giovani mappano le aree a rischio per sradicare la malaria in Burkina Faso

Questi giovani geotaggano con i telefoni cellulari un deposito di spazzatura in un quartiere di Ouagadougou in Burkina Faso.

Di Florent Youzan

Siamo nel 2015, e fatti corredati di cifre continuiamo ad allertare il mondo e in particolare l’Africa.
Se c’è una malattia insidiosa che flagella silenziosamente l’Africa, è la malaria. Quasi la metà della popolazione mondiale, 3,2 miliardi di persone sono a rischio di questa malattia. E le persone che vivono nei paesi poveri sono le più vulnerabili. Ogni minuto un bambino muore di malaria! Nel 2013, il 90% dei decessi per malaria si è verificato in Africa.

Come combattere questa piaga? A Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, giovani appassionati di digitale e di cartografia, provenienti dal Ouagalab, un FabLab nel cuore di Ouagadougou, hanno deciso di lanciare Cartomalaria, un ambizioso progetto di digitalizzazione delle coordinate di tutte le aree geografiche a rischio, in cui si sviluppa il vettore della malaria. Cartomalaria mira a produrre in modo collaborativo una mappa tematica di dati aperti, liberamente riutilizzabili da parte dei cittadini, organizzazioni e istituzioni impegnate nella lotta contro la malaria in Burkina Faso.

 

Ogni anno 1,3 milioni di persone, di cui il 90% bambini sotto i 5 anni muoiono di malaria, partendo da questo dato i giovani del Ouagalab hanno deciso di agire. Le aree a rischio di malaria da acquisire e georeferenziare nel progetto Cartomalaria sono aree favorevoli allo sviluppo dell’anofele femmina, vettore della malattia. Questi sono di solito discariche, scarichi, pozzanghere stagnanti.

 

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Cartomalaria identificherà queste zone e faciliterà la creazione di campagne di sensibilizzazione locali. I servizi tecnici del comuni e i funzionari della sanità potranno utilizzare questi dati per le loro azioni sul terreno. Carto-malaria potrà anche aiutare a identificare, con dati scientifici e concreti alla mano, le aree di distribuzione di zanzariere trattate sulla base delle zone geolocalizzate come più a rischio. Il progetto prevede inoltre di mappare i centri sanitari, le cliniche e le farmacie per guidare le persone, secondo le loro zone di residenza, verso le strutture più vicine.

Nelle aree individuate come più a rischio, sarà distribuita una applicazione mobile SMS (shortmessage service) per trasmettere alla popolazione informazioni in tempo reale e sensibilizzare sulla malattia tramite SMS vocali. Per i promotori del progetto Carto-malaria, trasmettere messaggi vocali direttamente ai telefoni delle persone, dicendo loro come migliorare l’evacuazione delle acque reflue, come e perché usare le zanzariere e gli insetticidi sono mezzi concreti di prevenzione della malaria. Carto-malaria è un’iniziativa spontanea dei cittadini da sostenere e incoraggiare perché secondo uno studio dell’OMS, “La malaria può portare le famiglie e le comunità in una spirale di impoverimento, che colpisce in modo sproporzionato i poveri e gli emarginati, incapace finanziariamente di sostenere un trattamento o con accesso limitato alle cure sanitarie “.

Ong 2.0 seguirà gli sviluppo del progetto e vi aggiornerà nelle prossime settimane! #ICT4D

[Fonte: FYOUZAN.CI]

Come nasce una mappa: intervista a Giuliano Ramat

Il magazine LeNiùs ha dedicato un ciclo alle Mappe dei Viaggiatori. Ultima puntata un approfondimento sui cartografi contemporanei per scoprire come nasce una mappa e che cosa c’è dietro alla realizzazione di una mappa cartografica. Gli strumenti chiave della cartografia contemporanea sono i Software GIS (ndr Geographic Information System) e i più noti dispositivi GPS (Global Positioning System, in italiano Sistema di Posizionamento Globale). Li racconta Giuliano Ramat, cofondatore di GISMAP, dove coordina le attività didattiche in partenariato con l’Associazione gvSIG, consulente e coordinatore di progetti di cooperazione allo sviluppo per conto del governo italiano, di istituzioni internazionali e del mondo no profit.

Continua la lettura dell’intervista su LeNiùs.

Vuoi approfondire? Scopri il nostro corso su GIS open source per l’analisi ambientale nei PVS.

Sistemi Informativi Geografici | Mappare il mondo con i GIS

In Libia per monitorare e gestire i fiumi; in Somalia per fare un censimento e un catasto; in Montenegro per la costruzione di carte climatiche utili per le politiche agricole; in Ecuador per la raccolta differenziata. Le applicazioni concrete sono moltissime. Ecco come e dove si usano le tecnologie GIS e GPS in giro per il mondo.

di Lorenzo Ciancaglini 

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Il GPS per i tuoi progetti di cooperazione | Videointervista a Maurizio Foderà

Avreste mai pensato che il Gps, ormai presente in tutti i nostri telefoni cellulari, possa essere utilizzato anche per la cooperazione internazionale? Maurizio Foderà, geomatico, ovvero esperto dei sistemi informativi geografici e docente del nostro prossimo corso sull’uso strategico dei Gps per la cooperazione, ci spiega l’utilità di questo strumento tanto comune, ma ancora poco conosciuto.

Il  GPS è ormai diventato un dispositivo di uso comune, ma non tutti saprebbero sfruttarne le potenzialità e modalità di funzionamento nella cooperazione internazionale. Proprio attraverso il GPS si alimentano le banche dati dei GIS, i Sistemi Infomativi Geografici,  progettati per unire cartografie, eseguire analisi statistiche e gestire i dati attraverso tecnologie database. Ormai il GIS si usa ampiamente anche nel mondo della cooperazione, vista l’utilità per i policy maker e i decision maker che operano in loco, che tramite queste nuove tecnologie possono pianificare i vari interventi in campo. Con il GPS possiamo archiviare la posizione di qualsiasi oggetto presente sul territorio, ossia qualsiasi cosa abbia una posizione geografica e necessiti di essere rappresentata su una mappa.

Guarda il video in cui Maurizio Foderà spiega i contenuti del corso sull’uso strategico del “GPS per la cooperazione” per capire se questa nuova tecnologia potrebbe aiutare la tua ong a progettare in modo innovativo interventi sul territorio.

GIS | I progetti con una mappa in più

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“Mettere in sicurezza un’area e prevenire gli effetti negativi di un’esondazione comporta l’interrogazione di moltissimi dati diversi, tutto è reso più facile dall’uso del GIS (Geographic Information System)” Giuliano Ramat, in partenza per la Somalia ci concede un po’ di tempo per raccontare la sua realtà di consulente GIS in giro per il mondo e anticipa i temi del prossimo corso di Ong 2.0: il GIS open source per l’analisi ambientale.

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