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L’intelligenza artificiale contro l’intolleranza

L’intelligenza artificiale (IA) è più o meno razzista e omofoba di un essere umano? E’ una domanda che ricorre spesso nel dibattito attuale sullo sviluppo di questa tecnologia dirompente. Ne abbiamo parlato recentemente in questo articolo   dove emerge chiaramente come il problema di fondo sia la qualità dei dati con cui si “addestrano” i sistemi di IA che così arrivano a  riprodurre, e anche amplificare, le discriminazioni esistenti. Tuttavia con l’intensificarsi della ricerca in questo campo risulta sempre più frequente un impiego dell’IA in campi non solo puramente tecnici ma anche umanitari e attenti al sociale, proprio come la lotta all’intolleranza e le discriminazioni. 

di Gianluca Perinetti

L’intolleranza in Italia è una cosa seria. I dati relativi al 2019 indicano che sono state 68 le donne vittime di femminicidio (dati ISTAT), 187 le persone che hanno subito forme di violenza e discriminazione a sfondo omofobo (secondo il report di Arcigay) , mentre  tra i giovani pare affermarsi un crescere di sentimenti xenofobi o comunque chiusi nei confronti degli stranieri. 

Da qui nasce il progetto “Mappa italiana dell’intolleranza”, uno degli esempi riportati nel libro “L’intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile” (scaricabile gratuitamente qui).   Il progetto utilizza l’intelligenza artificiale per individuare i luoghi e i contesti, in Italia, nei quali sono più presenti sentimenti di intolleranza. Questi vengono raggruppati in 6 cluster principali di riferimento: omofobia, razzismo, antisemitismo, sessismo, disabilità e islamofobia. Per farlo vengono analizzati immense quantità di post che vengono pubblicati quotidianamente in Italia sui principali social network, ovvero Twitter e Facebook. Ottenere questi dati non è però semplice visto che, perché siano accurati, è necessario filtrarli tralasciando ad esempio quelli che utilizzano termini ambigui o termini sensibili ma in un contesto ironico e quindi non intollerante. Questo tipo di analisi è reso possibile proprio dall’IA e da algoritmi che permettono di riconoscere le ambiguità e il contesto nel quale determinate parole vengono utilizzate. La capacità di applicare distinzioni come quelle appena citate è tipica di un essere umano che però per processare quotidianamente una mole del genere di dati impiegherebbe un tempo infinitamente più lungo.

Con l’avanzamento tecnologico in campo di IA ora anche una macchina è in grado di compiere distinzioni semantiche analizzando però dati molto più velocemente degli esseri umani e con margini d’errore sempre più bassi. Infatti, nell’ultimo anno preso in analisi, gli algoritmi sviluppati dall’Università degli Studi di Bari sono riusciti ad intercettare circa 560.000 Tweet in lingua italiana (ed oltre 220.000 correttamente geo-localizzati sul nostro territorio).

La fase successiva è quella di contestualizzare geograficamente i dati dando vita a infografiche più esplicative, che mostrino le regioni/città dalle quali provengono la maggior parte di questi post. A questo va aggiunta anche un’analisi demografica per comprendere non solo dove ma anche che parte della popolazione è quella maggiormente interessata.

Tramite questa analisi e individuando dunque luoghi e contesti diventa possibile ottenere una mappatura più chiara e concreta dei sentimenti di intolleranza nel nostro Paese. Di conseguenza si possono attivare in modo più mirato ed efficiente programmi e progetti di sensibilizzazione sui temi presi in considerazione.

Da questo punto di vista l’IA si rivela un prezioso alleato per combattere intolleranza e discriminazioni ma non solo, come presentato nel sopracitato libro “L’intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile” l’applicazione dell’IA nei progetti di sviluppo sostenibile potrebbe essere fondamentale per un approccio multidisciplinare nel perseguimento dei diversi obiettivi del millennio.

L’intelligenza artificiale al servizio dello sviluppo sostenibile

Cosa succederebbe se algoritmi predittivi riuscissero a prevenire i fenomeni climatici estremi, ottimizzare i consumi energetici e ridurre la CO2? Se esistessero sistemi di riconoscimento facciale in grado di rilevare la malnutrizione infantile in Africa o se un’intelligenza artificiale fosse in grado di individuare i luoghi più discriminatori e intolleranti? 

In realtà tutto questo già succede. E molto altro ancora. 

Sono solo alcuni degli esempi riportati nel libro “L’Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Sostenibile”, realizzato da Ong 2.0 e CISV, AIxIA (l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) e dal Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro grazie al sostegno del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e di 4 aziende italiane leader nel settore; Engineering, Readytec, Exprivia e QuestIT nonché la collaborazione del Centro Nazionale delle Ricerche.

Il volume di 330 pagine parte dalla fotografia di cosa sia l’Intelligenza Artificiale (IA) oggi, al di là dei miti e degli stereotipi, per evidenziare potenzialità e rischi dell’IA in relazione alle diverse sfide globali.

 

 

 

 

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Il cuore del libro riguarda infatti la relazione tra IA e i 17  SDGs (Sustainable Development Goals) definiti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Fame, salute, riduzione delle diseguaglianze, crisi ambientale, ecc.. tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono affrontati analizzando il ruolo che l’IA può giocare pro e contro. Con un approccio sempre olistico, perché  gli stessi SDGs sono strettamente interconnessi tra loro e non è possibile affrontarne uno senza considerare le possibili ripercussioni su tutti gli altri  (pensiamo ad esempio la tensione tra la lotta alla fame e conservazione dell’ambiente).

L’Intelligenza Artificiale risulta uno strumento potente per questo tipo di approccio in quanto capace di affrontare problemi estremamente complessi elaborando enormi quantità di dati e variabili impossibili per l’essere umano.

Come sostiene Piero Poccianti, presidente AIxIA, uno dei principali autori del libro:

Viviamo un momento complesso. La pandemia in corso è solo una delle emergenze. Il riscaldamento globale, la sesta estinzione di massa, l’inquinamento da plastica, pesticidi e altri veleni che stiamo distribuendo nell’ambiente rappresentano sfide di sopravvivenza molto complesse da affrontare. Eppure, mai come oggi, abbiamo a disposizione strumenti e conoscenze che potrebbero aiutarci a risolvere questi problemi. Noi siamo convinti che l’Intelligenza Artificiale sia uno di questi strumenti, a patto di porci gli obiettivi giusti.

Questo è il tema centrale del libro: indirizzare l’Intelligenza Artificiale verso il benessere dell’umanità e dell’intero pianeta che ci ospita. “Se indirizziamo l’IA verso obiettivi sbagliati otterremo effetti distopici, ma se formuliamo i nostri obiettivi in modo corretto, questa disciplina potrà essere fondamentale per risolvere le difficili sfide che ci aspettano”, aggiunge Silvia Pochettino, Founder e Ceo di Ong 2.0.

Ma come farlo? Il volume presenta nella parte finale anche 10 raccomandazioni di fondo che dovrebbero essere poste alla base dello sviluppo e dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. 

Un’ampia parte del volume è poi dedicata all’analisi delle strategie che i vari Paesi stanno pubblicando per indirizzare lo sviluppo della disciplina a livello locale e mondiale, con un focus sul contributo dell’IA nell’ambito della negoziazione internazionale (obiettivo n 17 degli SDGs). L’approccio olistico e multidisciplinare non è infatti sufficiente se non adottato in un contesto di cooperazione internazionale, in modo che non solo non venga tralasciato nessun obiettivo ma non venga lasciato indietro nessun Paese.

Attraverso  il dibattito sull’Intelligenza Artificiale il libro affronta i punti nodali delle sfide attuali, mettendo anche in discussione il sistema complessivo. Come  sostengono gli autori al termine dell’introduzione al volume “Veramente una specie che sta distruggendo il pianeta che la ospita, compromettendone e alterandone profondamente l’ecosistema può essere definita intelligente?”

“E’ necessario un profondo ripensamento di gran parte della cultura dominante per affrontare una sfida estremamente difficile: portare benessere a 7,6 miliardi di persone (numeri in crescita) senza distruggere la biodiversità e il resto del sistema vivente, senza il quale non siamo in grado di sopravvivere.

E’ una sfida molto complessa, per la quale abbiamo bisogno di un enorme sforzo interdisciplinare. In questo l’IA con le capacità che può portare oggi e le prospettive di evoluzione su cui la ricerca si sta concentrando, può portare un contributo prezioso con sistemi in grado di misurare i costi e i benefici delle nostre azioni, di supportare le nostre decisioni, di suggerire soluzioni innovative, di analizzare e diagnosticare situazioni complesse. L’Intelligenza Artificiale, come tutti gli strumenti potenti, ci spaventa. Ma forse dovremmo spaventarci anche di un mondo dove la nostra intelligenza appare inadeguata alle sfide che abbiamo di fronte a noi”.

 

Geekie: sostenere lo studio attraverso i dati e l’Intelligenza Artificiale

Fondata nel 2011, Geekie è una piattaforma brasiliana nata con l’obiettivo di sostenere lo studio dei ragazzi e ridurre la dispersione scolastica. Si tratta di un’esperienza pionieristica nella promozione dell’apprendimento personalizzato in Brasile, in grado di adattare l’insegnamento al profilo di ogni singolo studente.
di Luca Indemini

Geekie è un programma di apprendimento personalizzato a sostegno degli studenti brasiliani che sostengono l’Exame Nacional do Ensimo Médio (ENEM). Pioniere dell’apprendimento personalizzato in Brasile, Geekie è una piattaforma elettronica con piani di lezione personalizzabili e adattabili a ogni studente, per combattere gli alti tassi di ripetizioni e abbandono scolastico degli studenti delle scuole pubbliche. Geekie è progettato per le istituzioni educative ed è mirato a centralizzare i processi di insegnamento, rendendoli interattivi e fornendo contenuti digitali, strumenti e metodi. La piattaforma si basa su analisi dei dati e intelligenza artificiale per adattarsi alle necessità di ogni singolo studente.
Geekie One è uno strumento educativo progettato per sostituire i libri tradizionali con materiali digitali, come notizie interattive e contenuti video.

Gli insegnanti, ma anche gli studenti stessi e le famiglie, possono monitorare le prestazioni dei singoli allievi, attraverso i report sui dati generati dagli utenti. Dati che raccontano in dettaglio il livello di progressione di ogni studente per ogni materia e mettono in evidenza le aree che richiedono maggiori interventi.

Inoltre, il monitoraggio avviene in tempo reale e non solo a fine semestre o fine anno, quando è troppo tardi per recuperare.
La tecnologia di Geekie è già stata utilizzata da 12 milioni di studenti in Brasile, suddivisi in oltre 4.200 scuole pubbliche e private.

I pilastri di Geekie

Sono principalmente tre gli strumenti utilizzati dalla piattaforma per generare impatto su scuole e studenti.

Il Geekie Lab è una piattaforma di insegnamento personalizzata. Individua i punti di forza, attitudini e difficoltà degli studenti attraverso valutazioni diagnostiche e, sulla base di questi risultati, elabora un piano di studio con video lezioni ed esercitazioni. Più l’utente interagisce, più efficiente diventa la soluzione, poiché riconosce meglio le sue esigenze. Inoltre, il Geekie Lab fornisce report molto utili per insegnanti e dirigenti, che possono monitorare le prestazioni di ogni studente e di ogni classe e possono osservare l’evoluzione della scuola attraverso valutazioni predittive applicate durante tutto il processo.

Il Geekie Test è una simulazione che può essere applicata nelle scuole online o in formato cartaceo. Permette a insegnanti e dirigenti di monitorare le prestazioni individuali degli studenti, delle classi e della loro rete nel suo complesso, consentendo una diagnosi che può guidare politiche pedagogiche più efficienti. Gli studenti hanno anche accesso a un’analisi di competenza personalizzata, che permette loro di sapere a quali materie dare la priorità per raggiungere i propri obiettivi.

Come Geekie Lab, anche Geekie Games è una piattaforma di insegnamento personalizzata che crea piani di studio per ogni utente. Tuttavia, questa piattaforma è pensata solo per gli studenti e non per le scuole. L’obiettivo che si pone è prepararli per l’Enem e altri esami di ammissione. Gli studenti hanno accesso a un rapporto sulle prestazioni, che mostra loro cosa resta da studiare e qual è la loro padronanza in ciascuna delle materie presenti all’esame.

Inclusione sociale e digitale in una pubblicazione di Consiglio d’Europa e Commissione europea

Nell’ambito della serie Youth Knowledge, la Commissione Europea e il Consiglio d’Europa hanno pubblicato, a inizio 2021, lo studio “Young people, social inclusion and digitalisation. Emerging knowledge for practice and policy”, incentrato sul rapporto tra inclusione sociale e digitalizzazione. Allo studio hanno preso parte Ron Salaj e Dan McQuillan, entrambi docenti del Master di Ong 2.0 “ICT For Development and Social Good”.

di Luca Indemini

Dal punto di vista dei giovani, l’inclusione sociale è il processo di autorealizzazione dell’individuo all’interno della società, il riconoscimento del proprio potenziale da parte delle istituzioni sociali.

E l’inclusione sociale ha un significato particolare per quei giovani che provengono da contesti svantaggiati e vivono in condizioni precarie.

La digitalizzazione, come processo di integrazione delle tecnologie digitali nella vita di tutti i giorni, sta plasmando la nostra società e ha un impatto significativo soprattutto sulle generazioni più giovani.

In quanto fenomeno sociale, la digitalizzazione può sostenere od ostacolare gli sforzi necessari per raggiungere l’inclusione sociale.

In Europa, molte organizzazioni stanno già utilizzando le risorse digitali come opportunità per promuovere l’inclusione sociale o le piattaforme digitali per promuovere la partecipazione. Tuttavia, è stata svolta solo un’analisi limitata di benefici e rischi della digitalizzazione per i giovani emarginati. “Young people, social inclusion and digitalisation. Emerging knowledge for practice and policy” vuole rappresentare un importante tassello in questa direzione.

Allo studio hanno partecipato Ron Salaj e Dan McQuillan, entrambi docenti del Master di Ong 2.0 “ICT For Development and Social Good”. Nello specifico si sono occupati del ruolo dell’Intelligenza Artificiale, sempre più centrale nelle tecnologie digitali.

I giovani precari e lo spettro degli stereotipi algoritmici

Nel capitolo di loro competenza, Ron e Dan analizzano in modo critico la narrativa sull’innovazione digitale e sull’imprenditorialità tecnologica, che tende a trasformare storie eccezionali in possibilità per tutti, che per tutti non sono. In particolar modo concentrano la loro attenzione sull’Intelligenza Artificiale, che poggia su un sistema di valori derivati dalla cultura dei miliardari maschi americani, prevalentemente bianchi.

L’Intelligenza Artificiale poggia su un sistema di valori derivati dalla cultura dei miliardari maschi americani, prevalentemente bianchi.

Questo comporta, che l’uso dell’IA nelle politiche e nei servizi per i giovani potrebbe involontariamente introdurre forme congenite di discriminazione.

Anche per la velocità dei cambiamenti in corso d’opera con la rivoluzione digitale in atto, è difficile raccomandare buone pratiche da adottare o fornire un giudizio definitivo sul rapporto tra IA, integrazione sociale e lavoro giovanile. Quel che è certo però è che il futuro non può essere affidato all’eccesso di narrativa dell’innovazione digitale, che porta con sé i rischi di una crescente precarietà.

Sebbene l’intelligenza artificiale non possa essere cancellata, ci sono modi per trasformarla in una forma di apprendimento che non riguarda solo ciò che si trova nei dati, ma anche ciò che non è all’interno dei dati e ciò che potrebbe essere, in modo da poter riformulare l’apprendimento automatico stesso. Dovrebbero essere le comunità di interesse, quelle influenzate direttamente dall’intelligenza artificiale, ad essere coinvolte sia nell’impostazione delle domande che l’IA pone, sia nella determinazione del significato di ciò che viene trovato.

Un punto di partenza è stato quello dei People’s Councils on AI for Young People. Sono un tentativo di sfidare ed estendere l’apprendimento automatico attraverso la pedagogia critica, cioè con modi collettivi di porre domande sui problemi che abbiamo in comune e imparare insieme generando modi diversi per affrontare quei problemi.

L’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo

Sempre più spesso sentiamo parlare di Intelligenza Artificiale, Machine Learning, Deep Learning, Chatbot, ma non sempre è facile capire appieno il significato e l’importanza di queste tecnologie potentissime che stanno rivoluzionando il nostro modo di lavorare e vivere

Consoft Sistemi ha realizzato questa breve guida per fare chiarezza sul loro preciso significato, comprendere quali sono i possibili ambiti di applicazione, e le conseguenze del loro utilizzo, in particolare nel sociale e nei paesi del Sud del Mondo.

“L’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo” è il secondo di un ciclo di 4 dossier realizzati nell’ambito del progetto Digital Transformation per lo Sviluppo Sostenibile, volti ad approfondire le prospettive della trasformazione digitale nell’ottica di rispondere alle sfide evidenziate dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e dall’Agenda 2030.

Il primo dossier, dedicato al significato e agli impatti della trasformazione digitale è disponibile qui.


Intelligenza Artificiale e il futuro della Mobile Health

Mai sentito parlare dell’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) nella Mobile Health dei paesi in via di sviluppo?

di Paola Fava

 

Se tutto ciò ti suona nuovo non preoccuparti, non sei il solo. Lo scorso giugno, l’Agenzia Statunitense ITU (International Telecommunication Union) ha tenuto una conferenza prima nel suo genere: l’AI for GOOD Global Summit. Ed è proprio in questa sede che si è tratto il tema dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in contesti quali quelli dei paesi in via di sviluppo, finalizzata al supporto dei Sustainable Development Goals (SDGs).

Ricordo che più di 10 anni fa, quando studiavo ingegneria, l’IA e la robotica venivano considerate materie innovative e affascinanti, ma di nicchia. L’idea alla base di queste discipline è di costruire macchine capaci di pensare come umani, di riconoscere informazioni, estrapolare dati da fonti differenti, e utilizzare questi ultimi per costruire algoritmi che possano migliorare le loro mansioni. Suona fantascientifico, vero?

Da allora, le potenzialità dell’IA sono state largamente analizzate ed applicate a vari settori. Quasi certamente ciascuno di noi ha sentito parlare di Intelligenza Artificiale, apprendimento automatico o delle reti neuronali che stanno alla base delle automobili senza autista, oppure dei computer in grado di battere campioni di scacchi o di altre applicazione dell’IA attivate da sensori connessi alla Sim card del proprio smartphone.

Tuttavia c’è molto più di questo. Molte potenzialità attendono di essere esplorate, tanto nei paesi del Nord quanto in quelli in via di sviluppo, dove la diffusione dei telefoni cellulari e l’IA vanno di pari passo.

Per citare Joel Selanikio (il CEO di Magpi): “stiamo iniziando a renderci conto come tutti i benefici ottenuti fin ora (dai cellulari alla salute globale) siamo stati solamente il preludio di qualcosa che avrà un impatto di gran lunga maggiore sulla salute internazionale: l’ascesa dell’IA fornita persino alle persone più povere del mondo tramite i telefoni cellulari”.

Sempre citando Selanikio, “alcuni esempi di cellulari dotati di IA utilizzati per l’assistenza sanitaria includono:

  • ResApp Health, la quale utilizza l’IA per sviluppare applicazioni in grado di ascoltare il suono della tosse e del respiro, con lo scopo di diagnosticare asma o polmonite.
  • IBM’s Watson, il quale può diagnosticare il cancro – ed individuare l’appropriato trattamento – con più precisione di specialisti oncologi.
  • AiCure, che è un’app che utilizza l’IA per verificare l’assunzione delle prescrizioni terapeutiche (può “vedere” l’effettiva ingestione delle medicine) e che potrebbe essere usata per ridimensionare i costi della directly-observed therapy (DOT) per la tubercolosi (attualmente a carico degli operatori sanitari) per tutti i luoghi in cui non ce la si può permettere.
  • NIH facial image recognition algorithms (algoritmi di riconoscimento facciale) che può diagnosticare malattie genetiche usando la fotocamera dello smartphone.

Suona ancora fantascientifico? Beh, è reale ed è il futuro.

Tuttavia, come in ogni storia, anche nell’utilizzo dell’IA per la salute esistono due facce della medaglia.

La dottoressa Margaret Chan, Direttrice Generale dell’Organizzazione Mondiale della Salute, nel suo discorso di apertura al “AI for GOOD Global Summit” invita ricercatori e stakeholders ad essere cauti, visto che le decisioni mediche sono complesse e dipendono dai vari contesti e valori.

“Sebbene le macchine possano aiutare il lavoro dei medici, organizzare, razionalizzare, e snellire i processi che conducono ad una diagnosi o ad altre decisioni mediche, l’IA non può rimpiazzare i dottori e gli infermieri nell’interazione con i pazienti.

… dobbiamo considerare il contesto e cosa significa per la vita delle persone. Quanto vantaggio può dare diagnosticare in breve tempo un cancro alla pelle o al petto se tanto il paese non può offrire opportunità per il trattamento, non ha specialisti o attrezzature specializzate, o se il prezzo delle medicine è troppo dispendioso sia per i pazienti che per il sistema sanitario?

Che cosa succerebbe se una diagnosi di un’app non considerasse un sintomo che indica una grave malattia pregressa? Puoi fare causa ad una macchina per negligenza medica? Come puoi regolamentare una macchina programmata per pensare come un umano?”

Tutte queste domande sono molto importanti e non vanno sottostimate.  

L’Intelligenza Artificiale in 6 minuti

L’Intelligenza Artificiale (AI) ha fatto degli incredibili progressi nell’ultimo anno. Dai primi Ubers autonomi alle vittorie di AlphaGo abbiamo visto come AI sia sempre più frequentemente al centro dell’attenzione.
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