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E-commerce senza il web: il caso di Radio Marché in Mali

di Serena Carta, tratto dall’e-book “ICT4D – Guida introduttiva alle ICT per lo sviluppo”

I piccoli proprietari terrieri, gli allevatori o i pescatori che vivono nei Pvs sono spesso esclusi dall’accesso ad informazioni aggiornate, necessarie per implementare le strategie delle loro attività produttive. Questa situazione genera in molti casi l’incapacità endemica di produrre cibo a sufficienza per la propria comunità, di raggiungere mercati adeguati per la vendita o, ancora, di avere accesso al credito, ai servizi e alle sovvenzioni. In tale scenario, è ormai generalmente
riconosciuto il ruolo giocato dalle ICT nel migliorare la vita di questa categoria di persone e si perde il conto dei progetti nati con l’obiettivo di metterle al servizio dello sviluppo economico agricolo, della sicurezza alimentare, dell’imprenditoria locale e dell’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro (vedi alla voce #ICT4agriculture).

Contadini, pescatori, allevatori e, più in generale, piccoli imprenditori possono oggi usare le ICT per molteplici scopi, tra cui:
1. conoscere i prezzi di mercato delle materie prime e, in alcuni casi, scegliere di acquistarle online ai prezzi di mercato
2. migliorare la qualità e aumentare la quantità della produzione, accedendo a ricerche scientifiche o a materiale formativo su nuove pratiche di coltivazione attraverso l’uso di video, immagini, podcast
3. migliorare la gestione e l’amministrazione della propria azienda attraverso database che aiutano a catalogare i pro-
dotti da vendere, a sistemizzare le entrate e le uscite, a semplificare i rapporti con i clienti
4. vendere i propri prodotti su piattaforme e-commerce e accedere così a nuovi mercati
5. rafforzare la connessione tra le organizzazioni contadine
6. accedere a informazioni, servizi e bandi messi a disposizione da ong, organizzazioni internazionali o governi
7. internazionalizzare la propria produzione, traendo beneficio da nuove opportunità di business e partnership
8. accedere a opportunità di credito o a forme alternative di finanziamento.

A prima vista, il world wide web sembra rappresentare il luogo ideale per diminuire il gap conoscitivo, rafforzare i partenariati ed espandere i mercati. Eppure, nonostante il suo tremendo successo in molte parti del mondo, ci sono ancora 4,4 miliardi di persone che non vi hanno accesso: di queste, 3,2 miliardi sono concentrate in soli 20 paesi (Mc Kinsey & Company 2014). Oltre alla barriera infrastrutturale, però, il web diventa inaccessibile quando, pur presente, veicola contenuti nelle lingue maggioritarie, dimenticandosi dei dialetti, oppure quando propone informazioni mainstream isolando le realtà locali.

Un caso esemplificativo di come usare le ICT, in particolare i network GSM e le stazioni radio, per fare arrivare i benefici della creazione e della condivisione della conoscenza tramite web anche laddove questo non c’è, è rappresentato dal progetto Radio Marché.

Questa iniziativa ha provato a rispondere all’esigenza dei contadini che vivono nelle campagne della regione di Tominian, Mali – una zona vulnerabile a causa delle condizioni meteo imprevedibili – di comunicare più facilmente con i propri clienti per avvisarli della disponibilità dei prodotti in vendita. Siamo in un’area dove non c’è quasi elettricità, ma dove i contadini hanno e usano i telefoni cellulari e ascoltano tutti i giorni la radio. La maggior parte di loro è analfabeta e per questo preferisce comunicare oralmente.

A livello tecnico, il team di Radio Marché si è concentrato sulla creazione di un software open source con interfaccia vocale per telefoni cellulari (IVR, Iteractive Voice Response). Si tratta di un’applicazione mobile che permette l’invio di messaggi vocali e che semplifica la comunicazione tra persone analfabete. Nonostante sia meno utilizzata degli SMS, a causa della mancanza di software che ne facilitino l’installazione a coloro che non possiedono conoscenze informatiche approfondite, i sistemi IVR hanno grandi potenzialità a fini sociali.

Radio Marché ha così digitalizzato, rendendolo così più efficente, un servizio già esistente di MIS (Market Information System) che funzionava nel modo seguente. L’associazione maliana Sahel Eco (che, tra le varie attività, si occupa
dell’accompagnamento all’uso sostenibile delle risorse della foresta e di aiutare a creare piccoli commerci a partire dalle materie prime forestali) riceveva sms da parte dei contadini con le informazioni principali sui prodotti in vendita (quantità, qualità, prezzo, nome del contadino, villaggio, telefono cellulare), inseriva i dati in un file excel e, una volta alla settimana, scriveva un comunicato stampa con tutti gli avvisi raccolti che si premurava poi di mandare via internet da un cyber café del vicinato alle radio locali (che a loro volta si recavano nei cyber café per stamparlo).

In altre parole: il sistema messo in piedi da Radio Marché semplifica il passaggio di informazioni dall’ong Sahel Eco alle radio. Esso permette di processare digitalmente le informazioni ricevute da messaggi vocali o testuali e di creare comunicati in un formato web progettato ad hoc, da cui si genera automaticamente un nuovo comunicato audio destinato ad essere trasmesso via radio e accessibile o via web oppure via telefono.

A detta dei suoi ideatori, Radio Marché ripropone i benefici di piattaforme e-commerce come Amazon e Ebay. La differenza è che Radio Marché è limitato a un ristretto numero di prodotti e a una specifica area geografica. Nonostante ciò, i risultati raccolti sono stati molto positivi, portando in alcuni casi a veder crescere così tanto la domanda di prodotti che ci si è cominciati a porre problemi mai presi in considerazione prima di quel momento (ad esempio, come aumentare la produttività?). Il sistema ha permesso inoltre di archiviare più facilmente tutti i comunicati, di garantire la veridicità delle informazioni veicolate, di non usare l’ong come intermediaria ma di chiamare direttamente un numero verde per registrare il proprio messaggio vocale.

Il progetto segue una duplice valore: dimostrare come è possibile fare innovazione appropriata a partire dalla tecnologia già presente in un ecosistema, ripensandola e ricombinandola per rispondere ai bisogni locali, e seguendo un processo di co-creazione e progettazione partecipata, lavorando fianco a fianco con la comunità autoctona.

Per approfondire
Leggi il paper dei ricercatori della VU University di Amsterdam [EN]

photo credits: Farm Radio International