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Video making per promuovere e raccontare il volontariato

Grazie al progetto Digital Transformation, i ragazzi della 3a G del liceo scientifico Cremona di Milano hanno fatto una doppia esperienza. Sono entrati in contatto con organizzazioni che operano sul territorio in vari ambiti e, allo stesso tempo, hanno lavorato in campo multimediale realizzando cinque brevi video di presentazione delle Onlus che hanno avuto modo di conoscere.

«Il progetto – spiega Francesca Riva dell’area educativa di CELIM – ha offerto ai ragazzi in alternanza scuola-lavoro la possibilità di conoscere un mondo di cui si parla poco, ma che ha un grande ruolo nella nostra società e, in particolare, a Milano. Il volontariato è un ambiente in grado di coniugare capacità effettive di intervento e valori profondi. Per i ragazzi è quindi un’occasione di crescita sia professionale sia personale. Oltre a CELIM, hanno partecipato all’iniziativa: Centro di Aiuto alla Vita Ambrosiano, Amici CELIM, A Braccia Aperte, A Piccoli Passi, Fare Assieme- Ass. di promozione sociale».

I video sono stati realizzati grazie alle competenze di «Digital Transformation per lo Sviluppo Sostenibile. Percorsi formativi sull’uso consapevole delle tecnologie digitali per l’Educazione alla Cittadinanza Globale» approfondendo l’utilizzo dell’applicazione Coogle e lo studio delle attrezzature per il video making. Un progetto CELIM che mira a formare e coinvolgere docenti e studenti di scuola secondaria e dell’università, animatori e operatori del terzo settore.

«Le sinergie non sono finite qui – conclude Francesca -. Il video di CELIM è stato realizzato nella scuola media Rodari dell’istituto comprensivo Agazzi di Milano. È la stessa scuola in cui CELIM porta avanti da tempo il servizio di sostegno allo studio. Una bella forma di collaborazione che aiuta tutti a crescere un po’».


Un cartone animato made in Tanzania educativo e interattivo

Un cartone animato tutto Made in Tanzania, dallo storyboard alle animazioni, fino alle musiche. Una forma di educazione che si mescola all’intrattenimento e promuove un nuovo modo di imparare. Questo è Ubongo kids, show interattivo per bambini, dove i protagonisti sono animali e bambini locali, dove i paesaggi sono familiari e i temi sono quelli più prossimi a loro. Episodio dopo episodio si apprendono la matematica, la scrittura e l’inglese: il tutto divertendosi attraverso un’avventura animata.

Come è nato Ubongo

Come per noi i cartoni animati dell’infanzia sono sempre stati importati – prima dagli states, poi dal Giappone – così anche in Africa i cartoni autoctoni si contano sulla punta delle dita. Alla base di questa riflessione nasce Ubongo, una vera e propria casa di produzione non profit,  il cui scopo è quello di proporre un prodotto originale. Il Direttore operativo Doreen Kessy spiega a Forbes la necessità di un cartone educativo “Made in Africa for Africa”, dove i contesti, i luoghi e gli usi non siano i classici occidentali. Fino a qualche anno fa le uniche forme di “eduteinment” erano importate dagli USA. Risulta ovvia la difficoltà di un fanciullo nell’immedesimarsi in un mondo che non conosce e che non è a lui familiare.

Così nel 2013 iniziano le avventure animate di un gruppo di bambini ed animali, che insegnano matematica divertendo. Lo show è divenuto così popolare da essere visto in 1 nucleo famigliare su 4, raggiungendo più di 6.4 milioni  di telespettatori ogni settimana. come si può vedere nella mappa sotto, dove in blu sono indicati i paesi dove Ubongo è trasmesso sulla rete nazionale, mentre in verde dove è trasmesso su Pay TV. Ovviamente non basta un cartone per risolvere i problemi di alfabetizzazione. Il team sottolinea

The show can teach fundamental concepts and inspire an enthusiasm for learning. That can support the work teachers do everyday.

Molti insegnanti hanno infatti richiesto che il cartone fosse portato nelle scuole. Stimolare l’apprendimento attraverso una forma di intrattenimento è fondamentale per coinvolgere i più piccoli.

Come è stato fatto in Tanzania

Il team lavora a stretto contatto con insegnanti ed educatori. Per creare un cartone animato made in Tanzania si parte dal basso. All’inizio di ciascuna stagione si organizza una riunione per coordinarsi sui 13 episodi da produrre. Si scelgono i temi, dalle divisioni al calcolo di un’area, e si costruisce la storia di contorno.

Il passo successivo è più tecnico e presuppone la stesura dello script in Kiswahili che poi viene tradotto in Inglese. La palla passa così al team che si occupa delle animazioni, mentre un altro team scrive e registra le musiche. L’ultimo passaggio è quello relativo al doppiaggio.  In tutta questa fase vi è un attento interesse nei confronti della community di giovani telespettatori, cercando di coinvolgerli il più possibile.

Quando l’episodio è pronto viene “testato” sullo schermo. Questo passaggio è molto importante per gli animatori, che devono controllare la fluidità dei movimenti. Inoltre questo momento è il primo che vede sonoro ed immagini unite, è quindi il primo banco di prova per le musiche e la localizzazione inglese e nelle altre lingue del doppiaggio.

Come Funziona lo show?

Il cartone animato si compone di diversi personaggi, da bambini ad animali. I primi interagiscono tra loro e risolvono problemi di tutti i gironi, mentre i secondi ha un ruolo più pedagogico quasi esopico. L’inserimento di animali parlanti all’interno del cartone è dovuto a diversi studi effettuati su altri show per bambini. I bambini infatti rispondono in maniera molto più vivace quando vedono un animale a loro familiare.

Così i personaggi principali di Ubongo Kids sono alcuni animali parlanti uccelli, scimmie e giraffe, che giocano un ruolo fondamentale nello svolgimento della trama dell’episodio. Il risultato è stato che la popolarità dello show è dovuta in gran parte proprio a questi animali antropomorfi.

All’interno di un episodio i piccoli protagonisti si trovano di fronte problemi di vita reale, la cui soluzione è attuabile tramite l’uso della matematica di base. Dal calcolare l’area di un campo al calcolare le probabilità di cogliere un frutto maturo da un’albero, sapendo quanti sono maturi e quanti sono ancora verdi. Questi ed altri sono gli argomenti trattati dal cartone, accanto alla matematica ci sono infatti esempi precisi di buon costume e vita sociale, che stemperano gli elementi più scolastici con elementi più pedagogici.

Una componente molto importante  è l’interattività del cartone. Tramite un qualunque telefono cellulare (anche quello più obsoleto) i bambini possono interagire con le domande poste durante la puntata. Basta quindi un semplice sms e si può partecipare in tempo reale allo show. Questo è avvenuto grazie ad una partnership con una compagnia telefonica locale. La possibilità di sfruttare la tecnologia disponibile è alla base del creare un cartone animato made in Tanzania.

Cosa accadrà in futuro a questo cartone animato?

Il team di Ubongo è al lavoro per migliorare e innovare il cartone. Uno degli obiettivi, già in parte realizzato, è quello di produrre e-book interattivi per coinvolgere meglio i bambini. Per aumentare la capillarità dello show si è poi pensato di trasformarlo in un programma radiofonico, così da permettere anche a famiglie che non posseggono schermi  tv di fruire dei contenuti educativi.

L’ultima frontiera è rappresentata da una app disponibile su Play Store, che integra il modello di eduteinment  con gli smartphones. L’app è un sistema freemium ove i contenuti base sono gratuiti mentre si dovrà pagare per accedere a quelli premium.

ICT for Social Good: gli innovatori ci mettono la faccia

Sono arrivati un po’ da tutte le parti del mondo, i video di presentazione degli innovatori che hanno superato la prima fase di selezione del Premio ICT for Social Good, ideato da Ong2.0 e realizzato all’interno del programma Innovazione per lo Sviluppo, grazie al supporto di Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo e alla collaborazione di Fondazione Mission Bambini Onlus.

di Viviana Brun

 

Racchiudere in trenta secondi il proprio progetto, la propria idea, ciò per cui si lavora con passione ogni giorno, non è certo un’impresa semplice. Sono stati molti gli innovatori del PremioICT for Social Good” che hanno accettato questa sfida con grande entusiasmo e hanno provato a raccontarsi in pochi istanti.

Nasce così questa galleria di video che offre uno spaccato di quanto il mondo dell’innovazione sociale sia popolato da persone diverse per provenienza, aspirazioni, età… segno di come le ICT siano strumenti versatili, adattabili a contesti e necessità varie, al servizio di uno sviluppo che si fa sempre più inclusivo.

 

Guarda la playlist di tutti i video

 

Un problema, un’idea

A ogni carenza c’è una soluzione, basta studiare quella più adatta. Sembra essere proprio questo il pensiero che ispira il lavoro dei partecipanti a questa prima edizione del premio “ICT for Social Good“.

E così se in Bosnia e Herzegovina i cittadini non si sentono abbastanza sicuri, possono contribuire a rendere più rapido ed efficiente l’intervento delle forze dell’ordine, segnalando tramite l’app Civil Patrols i casi di violenza o di delinquenza.

Mentre in Colombia, per aiutare le persone sorde a superare le barriere comunicative che incontrano ogni giorno, è stato studiato un interprete virtuale disponibile da pc e smartphone.

In Nigeria, per contrastare il mercato nero delle trasfusioni di sangue e favorire l’incontro dei donatori con i pazienti e i centri sanitari, Bukola Bolarinwa ha fondato Haima Health Initiative, un’applicazione accessibile da pc e mobile.

In India, la piattaforma Nyaaya grazie a guide, tutorial e all’uso delle varie lingue locali, rende accessibili ai cittadini le leggi dello Stato, garantendo a tutti la comprensione dei propri diritti.

E se la cultura tradizionale africana va man mano perdendosi, l’app realizzata da Elizabeth Kperrun aiuta i bambini a riscoprire le favole nella propria lingua locale e a divertirsi e a imparare con tanti contenuti educativi in Inglese, Hausa, Swahili, Igbo e Yoruba.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Camerun i decessi causati dagli incidenti stradali superano del 40% quelli dovuti alla malaria, per questo Achiri Arnold Nji ha deciso di sviluppare Traveler una piattaforma che usa i big data, i sistemi GPS e i sensori per monitorare le performance degli autisti degli autobus, migliorare la sicurezza dei passeggeri e la risposta in caso d’incidente.

 

L’innovazione sociale non è solo questione di tecnologia

Non tutti sviluppano soluzioni nuove o altamente tecnologiche. In Benin, dove l’albinismo è una malattia vista con molta diffidenza e fonte di grande discriminazione, Franck Hounsa ha formato al “blogging” e alla scrittura digitale un gruppo di 20 albini perché possano fare informazione corretta, aiutando altre persone affette a uscire dall’isolamento e facendo sensibilizzazione tra la popolazione, per combattere e prevenire la diffusione di forme di pregiudizio e di discriminazione.

In Costa D’Avorio, Daniel Oulai ha unito offline e online attraverso la creazione di “Grainothèque”, la prima biblioteca comunitaria ivoriana dedicata alle sementi, nata per preservare la biodiversità africana ma anche per garantire l’accesso ai giovani coltivatori a sementi autoctone di qualità. Il progetto è accompagnato dalla creazione di una piattaforma web dedicata alla riproduzione delle sementi, a come adattare la produzione agricola ai cambiamenti climatici e a migliorare la commercializzazione dei prodotti locali.

 

Agricoltura e salute tra i temi più ricorrenti

Sono molte le soluzioni dedicate all’agricoltura così come i prodotti e i servizi che hanno come obiettivo la salute e l’empowerment soprattutto femminile.

In Burundi, dove la rete Internet non è ancora capillare sul territorio ma è forte la necessità di diffondere informazioni corrette sui temi della salute sessuale e riproduttiva, l’associazione SaCoDé ha messo in piedi un sistema d’informazione via SMS.

Mentre in Nigeria, Emmanuel Owobu, ha creato MobiCure, un’app che permette alle madri di monitorare la salute e la crescita dei propri bambini, ricevendo consigli mirati per le varie fasi dello sviluppo.

In Mozambico, Suzana Moreira si occupa di migliorare l’accesso delle donne all’imprenditoria grazie a un programma di formazioni e al supporto diretto, via SMS e social media.

Tra i video ricevuti, non mancano anche alcuni esempi italiani. Le organizzazioni IPSIA, CINI ItaliaGlobal Health Telemedicine Onlus hanno raccontato i progetti innovativi che stanno realizzando in diversi Paesi del mondo nel campo della formazione, della tutela delle donne e della lotta ai matrimoni precoci e della telemedicina.

La regola base per tutti è privilegiare l’efficacia, non l’utilizzo della tecnologia fine a se stessa, ma l’utilizzo delle ICT come strumento per avere un impatto reale e produrre un miglioramento concreto a livello locale.

 

ict for social good grant 2017

Gli Oscar della comunicazione sociale 2016

Anche quest’anno l’Ong norvegese SAIH ha eletto i vincitori dei Radi-Aid Awards, il riconoscimento che dal 2013 premia le migliori e le peggiori campagne di comunicazione sociale e di raccolta fondi realizzate nel corso dell’ultimo anno.

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“Adotta un Danese” è l’ironia la chiave della comunicazione virale

Molti danesi si lamentano su Facebook di come molto denaro venga inviato in Africa invece di essere utilizzato per accudire gli anziani in Danimarca“. Questa provocazione apre il video della fantomatica “Adopt-a-Dane-Foundation” che in pochi giorni è già diventata un fenomeno virale. Co-prodotto dalla radio danese DR-P3 e dall’organizzazione umanitaria Danmarks Indsamling (DKI) il video è stato realizzato per sensibilizzare su cliché e stereotipi e rispondere con ironia alle politiche sempre più severe di molti Paesi europei in materia di migranti.

di Viviana Brun

 


 
Il 26 gennaio il Parlamento della Danimarca ha approvato una controversa riforma del diritto di asilo mirata a scoraggiare gli arrivi di profughi e richiedenti asilo nel Paese. Tra le varie misure previste, la nuova legge dell’accoglienza prevede la confisca dei beni di valore superiore alle 10 mila corone (1350 euro) ai rifugiati in ingresso in Danimarca per rifarsi dei costi dell’accoglienza e un allungamento dei tempi previsti per i ricongiungimenti. Le migrazioni sono un tema chiave nella politica del Paese. Secondo quando riportato in questo articolo da Il Sole 24 ore, un recente sondaggio rivela che la questione dei rifugiati è il tema più importante per il 70% degli elettori danesi.

Nonostante il consenso di gran parte dell’elettorato, le misure adottate dalla Danimarca hanno suscitato non poche polemiche, soprattutto sul piano internazionale. Una delle iniziative che ha richiamato maggiormente l’attenzione è stata la decisione da parte dell’artista cinese Ai Weiwei di chiudere per protesta le due esposizioni artistiche in corso a Copenhagen. In un tweet, Ai Weiwei ha definito “senza vergogna” la decisione presa dal Parlamento danese.

 

 

Quella di Ai Weiwei non è stata l’unica reazione di fronte all’avanzare delle “politiche del rifiuto”. Domenica 31 gennaio su YouTube è comparso il video “Fondazione Adotta un Danese. L’Africa sta salvando molti anziani della Danimarca” che in un paio di giorni è già diventato un fenomeno virale. Dietro al nome inventato della “Adopt a Dane Foundation” si nasconde la P3 Dr, una delle stazioni radio nazionali danesi. L’ideatore del progetto, Jackson Nouwah, ha deciso di usare la satira e di giocare con gli stereotipi per rispondere con ironia alle politiche sempre più severe di molti Paesi europei in materia di migranti e ironizzare sui danesi che si lamentano sui social network per i soldi spesi per i progetti di cooperazione internazionale invece che investiti per i bisogni dei cittadini in Danimarca. “Certo – dice Nouwah – noi abbiamo acque inquinate, epidemie e poca elettricità, ma dai commenti di Facebook sembra che gli anziani danesi stiano peggio di noi. Per favore, prendiamoci cura di loro”.

Il video riporta subito alla mente la satira utilizzata nella campagna “Africa For Norway” realizzata dalla SAIH, organizzazione che riunisce gli studenti di sviluppo e cooperazione in Norvegia per ironizzare sull’immagine pietistica dell’Africa dipinta da molte campagne di raccolta fondi.
 

Chi vuol esser volontario?

È arrivata la ‪#‎FeedAfricaChallenge‬: rispondi alle domande del conduttore di “Chi vuol esser volontario” e vinci la possibilità di salvare un bambino in Africa! Sta accadendo per davvero? Per fortuna no. Si tratta nel nuovo video dei creatori di Africa for Norway, che si sono immaginati la simulazione di un gioco a quiz sullo stile di Chi vuol esser milionario per vincere la possibilità di “salvare i bambini in Africa”.

Un clip ironico sullo stereotipo del volontario internazionale, disposto a tutto per dare il suo contributo nella lotta alla povertà. Senza conoscere davvero la complessa realtà dei fatti a cui potrebbe andare incontro:

Elementi di portfolio