Il lavoro del futuro? Online, senza email
“L’email è il peggior strumento disponibile per il lavoro a distanza. ma non si tratta solo di cambiare gli strumenti, quello che cambia è la concezione del lavoro”. Luca Manassero, guest star del primo evento online gratuito di Ong 2.0, svela i trucchi di un vero virtual office. Che supera le barriere spaziali e temporali.
di Donata Columbro
Lavorare a distanza, collaborare con chiunque nel mondo sia interessato a partecipare al nostro progetto: non solo oggi questo è possibile, ma è facile, economico e alla portata di tutti. Un mondo in cui un’idea si porta avanti senza mai incontrare i propri colleghi di lavoro sembra fantascienza, invece è già realtà e si può sperimentare nelle aziende e associazioni. Come? Lo abbiamo chiesto a Luca Manassero, che farà di questi temi l’oggetto di approfondimento di un webinar gratuito organizzato da Ong 2.0 per il 17 ottobre.
Cosa vuol dire lavorare a distanza?
Non credo che si tratti solo di utilizzare di più la posta elettronica e di stare di più fronte a uno schermo, ma è proprio un diverso modo di vivere e di lavorare.
Un paragone si può fare con la rivoluzione della mobilità: quando 100 anni fa abbiamo cominciato a spostarci in maniera differente, non solo siamo arrivati più in fretta e più lontano, abbiamo cambiato abitudini e stile di vita. Per il lavoro in rete è lo stesso: vuol dire collaborare con persone molto più distanti, che hanno impostazioni culturali molto differenti, che non percorrono distanze per parlare con noi e noi non le percorriamo per raggiungere loro. Significa occupare il tempo per lavorare in modalità estremamente differenti: se non dobbiamo essere tutti nello stesso posto, gli orari non sono più così cogenti per chi lavora in ufficio.
Un modo diverso di lavorare richiede un ripensamento approfondito di cosa vuol dire “collaborare” – co-lavorare.
Come si arriva a far proprio questo “ripensamento”?
Da un cambiamento nel nostro modo di usare il web. Perché adesso che la rete non è più giovane e acerba e cominciamo a capire che si può comunicare, condividere, riflettere su testi, su presentazioni, su video, a tantissimi livelli per motivi molto seri, professionali. E che tutto questo è possibile anche superando tutti quei confini spaziali che da sempre hanno limitato ciò che vogliamo fare. Fino a qualche anno fa se non potevi andare a sentire una conferenza a Berlino, ti perdevi completamente l’esperienza. Adesso puoi seguire online l’evento di presentazione dell’iPhone 5 mettendolo in mezzo a una conference call, a una riunione con un cliente, a una presentazione ulteriore, etc.
L’elemento spaziale è saltato completamente.
Con quali conseguenze?
Beh, questo fa esplodere l’elemento culturale. L’elemento spaziale era comodo, perché ti metteva vicino persone simili a te per cultura e modello di pensiero. Oggi il gap culturale è molto più percepibile. Io lavoro da 5 anni con colleghi in Texas, la differenza non è enorme, ma c’è.
Quali sono gli strumenti che rendono possibile un vero virtual office?
Da Skype, che però non è adatto alle situazioni in cui devi condividere lo schermo di un computer, a qualunque altro strumento di videoconferenza.
Assolutamente la comunicazione non deve passare attraverso l’email, mezzo che non permette la registrazione di un “coro di voci”, come invece serve quando si lavora in gruppo. Per la gestione collaborativa della comunicazione scritta si può usare uno strumento sul modello dei social network: Facebook non è nient’altro che questo, la possibilità di mantenere per iscritto un flusso di commenti, senza che ci sia perdita di sincronizzazione tra gli interventi.
Poi esistono applicazioni che permettono la condivisione di documenti, fogli di calcolo e presentazioni, come Google Docs. Tutto ciò che è documentazione scritta si virtualizza.
Sembra facile, posso cominciare oggi nel mio ufficio?
Si può cominciare ma a piccoli passi. La cosa peggiore da fare è prendere il modo che abbiamo di lavorare in un ufficio e traslocarlo in rete.
Non basta trasferire una modalità di lavoro basata su un’interazione fisica e continua in uno spazio online, così, dal niente. Altrimenti avremo una somma di fastidi. Si deve provare insieme, con fatica, sincronizzando gli sforzi, e richiede un modo diverso di pensare la collaborazione (parola chiave!).
Avete altre domande su questo argomento?
Luca Manassero risponderà a tutti i vostri dubbi sul lavoro a distanza e l’organizzazione di un virtual office durante il webinar a partecipazione gratuita 17 ottobre | Il futuro del lavoro in rete; office on the cloud e progettazione partecipata (le prenotazioni sono aperte!).
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